di
Giusi Fasano

Nel cellulare di una delle tre indagate per stalking e diffamazione una «lista nera» di personaggi contro cui puntare il dito

«Potremmo fare un gruppo, una chat in cui ci passiamo i nomi di ‘sti pezzi di merda. Io voglio trovare tutto su di loro». «Apriamone uno. Una shitstorm di merda dove segnalate tutti».

Il metodo era questo. E il gruppo delle «femministe» indagate dalla procura di Monza per stalking e diffamazione passava facilmente dalle parole ai fatti. I fatti sono, fra le altre cose, la creazione di liste punitive, diciamo così, di uomini che a loro dire sarebbero responsabili di molestie o di comportamenti che loro non hanno gradito. Alcune di quelle liste sono state ritrovate nel telefonino di una delle indagate e ce n’è una che lei stessa definisce «Lista nera»: 14 nominativi.



















































Ne parla nella sua testimonianza anche il ragazzo che ha tentato il suicidio dopo aver subito il «call out» di Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, le tre inquisite.

Call out, cioè: gogna mediatica per bruciare rapporti personali, professionali e pubblici. Quel ragazzo, A.S., racconta di essere stato inserito in un archivio elettronico di oltre novanta nominativi (poi trovato sul telefonino di Valeria Fonte) di persone definite «abuser». Sempre sul suo cellulare gli inquirenti hanno rintracciato l’elenco dei 14 nomi della «lista nera», ora finita agli atti.

Una foglio schematizzato e diviso in colonne è per nome, professione, segnalazioni (non è dato sapere da parte di chi), seguito su Instagram, città, e accusa. L’intenzione, dopo aver stilato l’elenco, è puntare il dito contro quei nomi. E pazienza se non esistono né denunce né prove che siano responsabili di qualcosa.

C’è un tatuatore, lo scrittore e attore Cristiano Caccamo, Francesco Capaldo (che non ha qualifica indicata ma che dovrebbe essere lo scrittore), il politico Giuseppe Civati, l’ex parlamentare Dino Giarrusso, il cantante Lodo Guenzi, uno youtuber, l’attivista e politico Jacopo Melio, il giornalista e scrittore Emilio Mola, il giornalista Valerio Nicolosi, lo speaker radiofonico Paolo Noise, il giornalista Francesco Oggiano e un attivista divulgatore.

Oltre questa «lista nera» i nomi tirati in ballo come presunti «abuser» da Valeria Fonte e Carlotta Vagnoli sono infiniti (il ruolo di Benedetta Sabene è più defilato). 

Ci sono soprattutto scrittori, politici, commentatori, giornalisti. E a finire nei loro insulti via chat ci sono anche molte donne, tutte – ovviamente – non allineate al loro pensiero politico, alla loro militanza o al loro modo di intendere la libertà di opinione.

1 novembre 2025 ( modifica il 1 novembre 2025 | 18:57)