Pier Luigi Nervi (1891-1979) ha rivoluzionato l’architettura del Novecento trasformando il cemento armato in un linguaggio espressivo. Ingegnere e architetto visionario, ha dimostrato che struttura ed estetica possono coincidere perfettamente. Le opere principali di Pier Luigi Nervi testimoniano un metodo progettuale dove nervature, volte e costolature diventano protagoniste anziché restare nascoste, creando spazi di straordinaria eleganza e funzionalità. Quali sono?

Stadio Artemio Franchi a Firenze (1930-32)

Lo stadio fiorentino rappresenta il primo capolavoro nerviano. Progettato con Gioacchino Mellucci, si distingue per la celebre scala elicoidale che si avvolge come una spirale scultorea e per l’imponente torre di Maratona. Il cemento armato a vista dialoga con le pensiline leggere, anticipando un modo innovativo di concepire le strutture sportive pubbliche. 

Le aviorimesse degli anni Trenta

Tra il 1935 e il 1943, Nervi costruì hangar aeronautici che rivoluzionarono la concezione delle grandi coperture. Le aviorimesse di Orvieto, Orbetello, Marsala e Pantelleria presentavano volte geodetiche con nervature incrociate capaci di coprire enormi spazi con pochissimi appoggi.

Questi progetti sperimentarono con elementi prefabbricati e configurazioni modulari, dimostrando come il cemento armato potesse garantire leggerezza, resistenza e rapidità costruttiva. Molte furono distrutte durante la guerra, ma quelle superstiti restano delle testimonianze eccezionali.

Torino Esposizioni e il Salone B (1948-49)

Nel dopoguerra, il Salone B segna il ritorno di Nervi alla grande committenza. La volta trasparente, sostenuta da eleganti nervature, viene realizzata con un sistema di ponteggi brevettato che accelera i tempi di costruzione. La struttura dimostra come innovazione tecnica e bellezza architettonica possano procedere insieme, aprendo la strada alle grandi realizzazioni degli anni Cinquanta.

Grattacielo Pirelli a Milano (1955-59)

Simbolo del miracolo economico italiano, il Pirellone nasce dalla collaborazione tra Gio Ponti (architettura) e Pier Luigi Nervi (strutture). L’intero edificio di 127 metri si regge su cemento armato anziché acciaio, scelta rara per quell’altezza. I quattro piloni rastremati ottimizzano la distribuzione delle sollecitazioni con circa 30.000 metri cubi di calcestruzzo. 

La razionalità strutturale produce un’icona urbana che ha ispirato grattacieli di tutto il mondo, dal Pan Am Building newyorkese in poi.

Palazzetto dello Sport a Roma (1956-57)

Progettato con Annibale Vitellozzi per le Olimpiadi del 1960, il Palazzetto esprime l’essenza del genio nerviano. La cupola in cemento armato poggia su pilastri inclinati a forma di “Y” che generano uno spazio interno fluido e armonioso. La struttura portante diventa elemento decorativo, creando giochi di luce e ombre attraverso le nervature geometriche

Stadio Flaminio e Palazzo dello Sport (1957-59)

Sempre per Roma ’60, Nervi firma lo Stadio Flaminio con tribune in cemento nervato che garantiscono visibilità ottimale, e collabora con Marcello Piacentini al Palazzo dello Sport all’EUR. Quest’ultimo presenta una cupola monumentale dove le nervature a vista dialogano con l’impianto razionalista del quartiere. 

Sede UNESCO a Parigi (1953-58)

Il complesso UNESCO parigino di 7.722 metri quadri ospita il Segretariato in un edificio a forma di Y su 72 colonne. Le soluzioni strutturali ardite valsero a Nervi il soprannome di “Michelangelo del cemento armato”. La pianta a stella a tre punte dimostra la capacità di affrontare geometrie complesse mantenendo eleganza e funzionalità, esportando il metodo italiano nel contesto internazionale.

Palazzo del Lavoro a Torino (1961)

Realizzato per il centenario dell’Unità d’Italia insieme a Gio Ponti ed Ettore Sottsass, tra gli architetti italiani più famosi del mondo, il Palazzo del Lavoro presenta una copertura a griglia modulare con nervature a doppia curvatura; poi, l’assenza totale di pilastri interni crea uno spazio espositivo completamente libero e flessibile. 

La struttura rimane tra gli esempi più audaci di architettura del Novecento, dove ingegneria e design raggiungono la sintesi perfetta.

Cartiera Burgo a Mantova (1961-64)

Questo stabilimento industriale dimostra come Nervi sapesse trasformare anche l’edilizia produttiva in architettura d’autore. La copertura ottimizza gli spazi lavorativi mentre mantiene la caratteristica eleganza strutturale nerviana, provando che funzionalità industriale ed estetica non sono incompatibili.

Torre della Borsa a Montréal (1963-64)

Il grattacielo canadese di 194 metri e 48 piani, progettato con Luigi Moretti, presenta tre blocchi sovrapposti separati da fasce di alluminio cromato. Le colonne d’angolo e la geometria complessa creano un volume contemporaneamente massiccio e slanciato. Al completamento era l’edificio più alto del Canada, testimoniando la portata internazionale del lavoro nerviano.

Cattedrale di St. Mary a San Francisco

Realizzata con Pietro Belluschi, la cattedrale rappresenta un’applicazione poetica del cemento armato all’architettura sacra. Quattro paraboloidi iperbolici si intersecano formando una cupola di 57,9 metri che culmina con una croce dorata di 16,7 metri. La geometria complessa genera effetti di leggerezza e trascendenza, dimostrando la versatilità espressiva del linguaggio strutturale di Nervi.

Aula Paolo VI in Vaticano (1966-71)

L’incarico pontificio del 1964 produsse una delle ultime grandi opere di Nervi, opere comunque ricordate e promosse dall’iniziativa Pier Luigi Nervi Project. L’Aula delle Udienze Pontificie coniuga funzionalità acustica e visiva con un’architettura scultorea dove il cemento armato si fa materia espressiva. 

Ambasciata italiana a Brasilia (1976)

Tra gli ultimi progetti, l’ambasciata brasiliana presenta il cemento armato con carattere quasi scultoreo. L’elemento strutturale chiave è il tetrapodo, una colonna ottagonale che si apre in quattro braccia. L’edificio dialoga con l’urbanistica monumentale di Niemeyer, sintetizzando rigore tecnico e sensibilità plastica in un progetto che chiude simbolicamente la parabola creativa di un maestro.