Vi siete mai mandati affanculo?
M.M.: «Un milione di volte, ma al massimo per tre ore».
C’è qualcosa che invidiate all’altro?
M.M.: «Thomas, musicalmente parlando, è un genio. È il mio cantante preferito, da sempre».
T.DG.: «Matteo è una persona brillante, socievole, trova sempre il modo di star bene. Io invece sono spesso a disagio, soffro nel fare le cose che non mi vanno a genio».
Per esempio?
T.DG.: «Il peggio è quando mi invitano in televisione seduto su una sedia ad ascoltare le cose che dicono altri ospiti».
C’è qualcosa che dicono di voi e che vi dà fastidio?
M.M.: «All’inizio ho dovuto emanciparmi dal mio punto di partenza, dalla mia famiglia. Non facevano che chiedermi: “E tuo padre che dice?”».
T.DG.: «Ci seguivano molte ragazzine, era normale. Ma questa cosa legittimava la critica a sminuirci, etichettandoci come un prodotto per teenager».
Parliamo delle groupie, allora.
M.M.: «Mah, non creda mica… Non ricordo cose molto rock&roll».
I vostri detrattori dicevano anche che Thomas cantava…
M.M.: «E io facevo il Mauro Repetto della situazione. Le giuro che di quella cosa non me n’è mai fregato un cazzo. Sappiamo entrambi quali siano i nostri ruoli e il nostro contributo: io so fare il mio e lui sa fare il suo».
Quali sono i vostri artisti preferiti?
M.M.: «Damien Rice, The xx, Kings of Convenience. Li ho anche incontrati in un bagno del Festivalbar. Stavamo pisciando e non gli ho nemmeno potuto stringere la mano. Ma siamo cresciuti col rap».
E oggi chi ascoltate?
M.M.: «Siamo in fissa con Emma Nolde».
Come iniziereste la vostra carriera, se cominciaste oggi?
T.DG.: «Probabilmente non dal rap. Quando abbiamo cominciato, dovevi fare lo sforzo di andarti a cercare la musica che ti interessava, non ti piombava addosso tutto come oggi. Allora, il rap in Italia stava appena iniziando ad arrivare, era un fenomeno davvero underground, e per questo ci ha intrigato fino ad appassionarcene. Oggi ci sono molti più mondi musicali dai quali potrei lasciarmi affascinare».
Di politica parlate mai tra di voi?
T.DG.: «Sì, ma non è mai entrata nella nostra musica».
M.M.: «Non per scelta: abbiamo vissuto la musica come un semplice momento di intimità e di intrattenimento».
T.DG.: «Siamo stati criticati perché a Roma abbiamo suonato sia per Veltroni, quando era sindaco, che per Alemanno. Ma se mi chiama il Comune di Roma, io canto».