di
Andrea Galli

Fabbriche di aerei ed elicotteri, le industrie elettroniche, l’aeroporto internazionale, la prossimità alla Svizzera: un secolo di misteri (e spie) dal finto pittore di Laveno all’hacker arrestato a Malpensa

La terra si presta: le fabbriche di aerei ed elicotteri, le industrie elettroniche, l’aeroporto internazionale, la prossimità alla Svizzera, l’assai diffusa presenza di location isolate e di paesini spopolati, laghi e rilievi e colline e boschi ovunque.
Chissà quale verità si porta dietro, se spia che insiste a oltranza nella recita anche adesso in cella nell’attesa dell’estradizione, o davvero un povero cristo vittima d’una maldestra americanata, mister Xu Zewei, beccato dalla polizia nostrana il 3 scorso alla Malpensa, atterrato con la consorte, entrambi diretti a Milano per una vacanza, una roba di pochi giorni.
Secondo quelli dell’Fbi, i quali han spiccato il mandato di cattura e per carità sbagliano anche loro, difatti sbagliano più di quanto le serie televisive raccontino, l’uomo sarebbe un hacker ingaggiato gli anni addietro per sbirciare dentro le società statunitensi attive nella ricerca sui vaccini anti-Covid.
Ma ingaggiato dalla sua Cina? Da un’altra nazione? O da privati?
Boh. A Varese e provincia han vissuto spie e spioni, sono nati e rimasti enigmi.

La terra, abbiamo premesso, si presta.
Forse un dì capiremo l’effettiva anima di Xu Zewei. O forse no.
Già negli anni Venti divennero matti per il presunto pittore di Laveno-Mombello. Costui prese in affitto una casetta sul lago Maggiore; aveva un’inflessione napoletana, girava a fotografare dettagli e panoramiche di luoghi per poi disegnare sulla tela, l’accompagnava la moglie, che parlava anche tedesco e forse era tedesca di origine.
I carabinieri lo misero sotto, notarono e annotarono che aveva preso a incontrarsi con dei fascistoni di provincia, ma altresì, poiché le vicende giudiziarie dell’epoca si erano concentrate su elementi inediti relativi all’affondamento, nove anni prima, in Puglia, della «Leonardo da Vinci», corazzata della Regia Marina calata a picco forse dopo l’azione di sabotatori alemanni — alemanni come la compagna del pittore? —, ecco, forse potevano esserci collegamenti con quell’attacco là, avvenuto al largo di Taranto.



















































Mai si scoprì sul serio.
E mai scopriremo l’obiettivo della missione del Mossad, una missione congiunta tra appunto agenti dei Servizi segreti israeliani e agenti italiani dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), terminata nella tragedia del 28 maggio 2023 a bordo di una barca, nel lago Maggiore. Quattro i morti: Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi (dell’Aise); Erez Shimoni (del Mossad, ma era già in pensione), infine Anya Bozhkova, la moglie russa dello skipper Claudio Carminati; la barca, strapiena di passeggeri (gli agenti che avevano pranzato e si stavano regalando una gita) era stata colpita dal cuore d’una tempesta, rovesciandosi; la coppia Bozhkova-Carminati era una di quelle inquadrate nell’elenco di aiutanti dei Servizi segreti. Insospettabili che conducono doppie esistenze (la zona è stata parecchie volte frequentata da «Bibi» Netanyahu, il primo ministro israeliano, ospite in un ristorante sull’esclusiva isola dei Pescatori).

Quanto al maltempo quale unica causa scatenante, nessun dubbio come stabilito dall’inchiesta della Procura di Busto Arsizio. Che non è quella che indaga sul drone, poiché dopo aver appreso del passaggio dell’apparecchio, di fabbricazione russa, la direzione del Jrc (Joint research centre) di Ispra (cinquemila abitanti, tanto per cambiare, sul lago Maggiore) ha avvisato i carabinieri di Varese, questi hanno girato il tutto ai colleghi del Ros che hanno riferito i fatti ai magistrati di Milano. Cinque, nello scorso mese di marzo, i voli del drone. Quale la strategia? Spionaggio, sempre lo spionaggio, dunque mosse, duelli, magheggi, politica, macro-scenari. Rileggiamo Guido Olimpio proprio sul Corriere: «La Lombardia è terreno di caccia per chi cerca tecnologia doppio uso, suscettibile di impiego militare e civile».

Ora, dai macro-scenari a una geografia ridotta e forse ai più ignota: Calcinate del pesce. Trattasi di una frazione di Varese, stavolta sull’omonimo lago. Qui c’è un ristorante, che presenta, come da descrizione dei titolari, «piccole salette che invitano alla discrezione».
Era un posto della rete spionistico-militare del Kgb (l’intelligence sovietica) in Italia, nel triangolo formato da Milano, Genova e Torino. Gli agenti stranieri avevano in organico manager che consegnavano loro dati, report, documenti, analisi inerenti segreti nei settori chimico, militare, informatico. E il ristorante, così appartato, così intimo, ospitò gli incontri principali tra richiedenti ed esecutori.
 
Erano gli anni Novanta. Gli stessi anni degli appuntamenti, subito prima del confine svizzero e con precedente arrivo su di un volo a Malpensa, di faccendieri, mediatori, agenti segreti, trafficanti, tutti protagonisti di compravendite di scorte degli arsenali della fu Armata rossa.

Il plutonio, l’uranio, il mercurio rosso.
E valigette piene di denaro.

Quante storie, nella provincia di Varese, 1.200 chilometri quadrati di estensione, quanto Roma; 880 mila abitanti, 136 comuni.


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13 luglio 2025 ( modifica il 13 luglio 2025 | 07:22)