di
Enrica Roddolo
Parla il principe Aimone di Savoia Aosta, manager Pirelli: “Mio prozio Amedeo più vicino a Mussolini? No, criticò lui e le leggi razziali. Le affermazioni di mio cugino screditano il casato. Con Olga siamo sposati dal 2008, e vorrei far appassionare i miei figli alla storia d’Italia, del Piemonte e della Savoia”
Emanuele Filiberto di Savoia, intervistato dal Corriere ha detto che «la repubblica è nata traballando e incolpando i Savoia di ogni cosa». Cosa ne pensa principe Aimone, delle affermazioni di suo cugino Emanuele Filiberto sull’alba della Repubblica?
«La Repubblica è nata in un periodo complicatissimo», risponde al Corriere il figlio di Amedeo d’Aosta, studi in Bocconi, stage in Rinascente, un lavoro in JP Morgan a Londra poi molti anni a Mosca per Pirelli dove oggi è responsabile degli affari istituzionali e regulatory. E spiega: «Il discorso meriterebbe un ragionamento più amplio ma, anche volendo tralasciare le note polemiche sulla conta dei voti, i risultati ufficiali del referendum dimostrarono che, pur con un ampio numero di non votanti, quasi la metà degli italiani si erano dichiarati a favore della monarchia. Tuttavia nel 1946 Umberto II venne esiliato, lui che per evitare spargimenti di sangue tra le diverse fazioni, a causa dei dubbi sui risultati del referendum, lasciò l’Italia quando ancora ancora non ne erano stati analizzati i ricorsi».
Lei ha chiamato suo figlio primogenito Umberto, e non ha mai nascosto la simpatia per il «re di maggio».
«Sì, perché il suo fu un esilio molto doloroso per il re che amò l’Italia più di chiunque altro, un esilio poi confermato dalla Costituzione del 1948 con la confisca dei beni, e con la privazione di diritti civili per tutta Casa Savoia, mentre già nel 1946 Togliatti proclamò un’amnistia per i militanti fascisti».
Emanuele Filiberto parlando con Francesca Angeleri chiama in causa direttamente il ramo Savoia-Aosta, la sua famiglia, quando dice a proposito delle leggi razziali «è facile giudicare col senno di poi. Fu obbligato. Eravamo nella Seconda guerra mondiale, in alleanza con Hitler per volontà di Mussolini, votato dalle Camere. Il Duce voleva sbattere fuori il re e mettere il Duca d’Aosta, più vicino a lui». Davvero andò così?
«Mio cugino Emanuele Filiberto ha una conoscenza della storia un pochino distorta. Vorrei ricordargli che nel 1938, quando sono state firmate le leggi razziali, il Duca d’Aosta era mio prozio Amedeo, Viceré d’Etiopia, medaglia d’oro al valor militare, che nei suoi diari critica apertamente tali leggi e l’atteggiamento di Mussolini. Nessuno storico ha mai espresso la bizzarra affermazione di mio cugino Emanuele Filiberto».
Come si spiega allora l’equivoco del figlio di Vittorio Emanuele?
«Forse intende riferirsi alla presunta vicinanza a Mussolini di mio bisnonno Emanuele Filiberto, l’allora Duca d’Aosta, ai tempi della Marcia su Roma? Anche in questo caso, pur essendo ipotizzata da alcuni storici, non si è mai trovato alcun riscontro fattuale a conferma. Per di più Vittorio Emanuele III, se questo fosse stato vero, avrebbe potuto tenerlo a distanza, mentre invece lo nominò Maresciallo d’Italia, gli conferì la medaglia d’oro al valor militare e fu presente nel 1931 alla sua sepoltura vicino ai suoi soldati al Sacrario militare di Redipuglia».
A proposito di servizio militare, lei ha voluto servire la repubblica italiana in Marina, dopo il Morosini …
«Certo, ho sempre ritenuto di dover fare il mio dovere per la Patria, a prescindere dall’istituzione che la regge, come anche mio padre prima di me, al quale re Umberto II disse: “L’Italia innanzi tutto!” quando mio padre gli chiese il benestare per servire in armi la repubblica. Io sono stato ufficiale di Marina sulla Fregata Maestrale, ed è stato per me un grande onore oltre che una bellissima scuola di vita. Oggi in Italia c’è una repubblica e va rispettata, ma la storia d’Italia nasce con la monarchia, per questo ritengo che le affermazioni di mio cugino purtroppo contribuiscano a screditare la storia del casato e dell’Italia stessa e questo mi addolora: la storia di Casa Savoia è già stata abbastanza stravolta non stravolgiamola anche noi».
Principe Aimone, lei ha cercato per anni una mediazione, una pacificazione in famiglia dopo infinite contese specie tra i vostri genitori, Amedeo d’Aosta e Vittorio Emanuele di Savoia che non si risparmiarono mai velenose stoccate. Dunque tanta fatica sprecata?
«Ho cercato di spiegare a mio cugino Emanuele Filiberto che era inutile continuare in una contesa che poteva avere senso per i nostri padri, principi nati al tempo della monarchia che hanno vissuto le loro vite condizionate dalla loro posizione e che hanno in maniera diversa ritenuto di far valere le regole del casato che orami non ha più un giudice, se non la storia».
Quale pensa sia allora il ruolo di casa Savoia oggi?
«Come ho cercato di spiegare a mio cugino, sarebbe oggi giusto ridefinire il concetto e la funzione di Casa Savoia, non contendendoci ruoli che non esistono più, ma lavorando insieme per tutelare la memoria storica dei Savoia. Purtroppo non ha voluto seguirmi in questo percorso per cui sì, ho sprecato del tempo».
Sposato alla principessa Olga di Grecia, i suoi tre figli sono ancora piccoli ma li sta avvicinando alla storia del casato dei re d’Italia?
«Ci siamo conosciuti alle nozze di Elena, figlia di re Juan Carlos, siamo sposati dal 2008! E sì, vorrei farli appassionare alla storia d’Italia a partire da quella del Piemonte e della Savoia e, come mio padre fece con me, cerco di portarli spesso nei luoghi delle nostre radici. Cerco di trasmettere loro il rispetto per la storia millenaria del glorioso nome che abbiamo l’onore di portare. Un rispetto e un affetto che sento ancora forte tra gli italiani. Se dopo una dittatura e una guerra mondiale persa, la metà degli italiani votò per la monarchia, vuol dire che i valori veri sono rimasti».
1 novembre 2025 ( modifica il 1 novembre 2025 | 19:42)
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