Non c’è niente di facile, diceva ieri Martina Alzini. Per questo quando il timbro di voce già fiacco di Vittoria Guazzini si abbassa ancora e diventa un sussurro, capiamo quanto sia duro arrivare a certi risultati e come il sorriso dopo un oro mascheri bene tutto, ma non cancelli nulla. Si parlava di Marta Cavalli e di come il continuo ripartire dagli incidenti le abbia tolto la voglia di andare avanti e di colpo anche la toscana ammette di essersi ritrovata a fare i conti con sensazioni simili. Lei che negli ultimi tre anni è sempre incappata in qualche caduta, ma mai come quella dello scorso campionato italiano.

«Diciamo che questa volta – dice – proprio non me l’aspettavo. Non avevo contemplato la possibilità di cadere, anche se effettivamente nel ciclismo può capitare in ogni momento. Però sarà che fino a quel momento la stagione non era andata benissimo, nel ritiro che avevamo fatto mi ero impegnata tantissimo con il focus sull’estate ed era andato tutto bene. Due giorni prima dell’italiano su strada, ero andata forte nella crono, per cui ero motivata. Poi è andata così e diciamo che non è stato semplice. All’inizio non volevo saperne di ributtarmi in bici, così mi sono messa sui rulli e pensavo a questa benedetta crono dell’europeo. Forse ci ho pensato anche troppo, tanto che quando sono arrivata lì effettivamente non ne avevo più. Non è semplice da gestire ogni volta che devi ripartire. Mi è successo tante volte, ma questa è stata dura».

Dopo l'oro del quartetto, per Guazzini e Consonni c'è stata da correre la madisonDopo l’oro del quartetto, per Guazzini e Consonni c’è stata da correre la madison

E nella gara a coppie, le due azzurre - campionesse olimpiche in carica - hanno centrato il bronzoE nella gara a coppie, le due azzurre – campionesse olimpiche in carica – hanno centrato il bronzo

Dopo l'oro del quartetto, per Guazzini e Consonni c'è stata da correre la madisonDopo l’oro del quartetto, per Guazzini e Consonni c’è stata da correre la madison

E nella gara a coppie, le due azzurre - campionesse olimpiche in carica - hanno centrato il bronzoE nella gara a coppie, le due azzurre – campionesse olimpiche in carica – hanno centrato il bronzo

In Cile come alle Olimpiadi

Niente vacanze per Guazzini, che però essendo una ragazza di spirito dice che non si può mai sapere cosa farà di qui a pochi giorni. Magari uscirà per andare a prendere un caffè e non la vedranno più per due settimane. E poi il discorso va avanti, partendo proprio dai mondiali su pista del Cile, che hanno permesso anche a lei di risollevarsi dalla caduta e dare un senso in extremis alla stagione.

«Tenevamo tanto a questo mondiale – dice – anche se non dava punti per la qualifica olimpica, che partirà dal mondiale del prossimo anno. Ma la pista è una cosa che ci piace e la facciamo volentieri, così abbiamo trovato anche qualche motivazione in più per provare a riscattare la stagione. Ognuna avrà avuto le sue motivazioni, credo, ma la cosa importante è che nessuna si sia tirata indietro e siamo andate lì come se fossimo, fra virgolette, all’Olimpiade. Con lo spirito e l’impegno giusto».

Guazzini è caduta il 28 giugno ai campionati italiani di Darfo Boario Terme ed è tornata in gara il 12 agosto al PoloniaGuazzini è caduta il 28 giugno ai campionati italiani di Darfo Boario Terme ed è tornata in gara il 12 agosto al Polonia

Guazzini è caduta il 28 giugno ai campionati italiani di Darfo Boario Terme ed è tornata in gara il 12 agosto al PoloniaGuazzini è caduta il 28 giugno ai campionati italiani di Darfo Boario Terme ed è tornata in gara il 12 agosto al Polonia

Fra gli uomini, tutti i più forti della pista si sono dedicati alla strada, voi avete fatto gli europei a inizio anno e li avete vinti e alla fine avete vinto i mondiali. E in Cile hai preso anche il bronzo nella madison…

Dipende dai calendari e come ci si mette d’accordo con la squadra all’inizio dell’anno. Penso che per noi sia dipeso dalla nostra volontà di andare. Sin dall’inizio abbiamo sempre detto che avremmo finito la stagione in Cile e così è stato. L’inseguimento a squadre e la madison sono le due discipline che mi piacciono di più. Quando siamo a Montichiari, i lavori che facciamo sono incentrati sul quartetto. L’oro di Parigi nella madison è stato una sorpresa fino a un certo punto, ma quell’emozione è stata fuori da ogni logica, non saprei neanche quali parole usare per esprimerlo. Detto questo, per me valgono allo stesso modo. Il quartetto è una botta di adrenalina, quattro minuti in cui si concentra tutto e poi tiri su la testa per vedere il tabellone. L’altro giorno hanno fatto due spari veramente molto ravvicinati. E quando ho alzato la testa e ho visto che davanti c’eravamo noi, è stata veramente una liberazione.

Quanto ti pesa essere caduta così spesso negli ultimi tre anni?

Per quanto riguarda la caduta all’italiano, da una parte mi dispiace, dall’altra bisogna pensare che mi è andata bene, quindi cerco di prendere il positivo. Ero in forma, avevo fatto un bel ritiro in altura con la squadra per preparare il Giro e il Tour e poi è stato difficile ritrovare la concentrazione per ricominciare. Forse proprio il fatto di avere questi mondiali a fine anno mi ha dato una mano. Ho detto: «Io lì ci voglio essere e voglio anche far bene per me e per i miei compagni». L’anno prima avevo fatto un anno senza cadute importanti e ho vinto le Olimpiadi. Quindi se proprio c’era da cadere e farsi male, meglio che sia capitato quest’anno (ride, ndr) e non nel 2024.

Il 9 agosto 2024, Vittoria Guazzini e Chiara Consonni sono diventate campionesse olimpiche della madison a Parigi

Il 9 agosto 2024, Vittoria Guazzini e Chiara Consonni sono diventate campionesse olimpiche della madison a Parigi

Come hai detto tu per prima, adesso ci vorrebbe un oro nella crono, anche se organizzano percorsi da scalatori…

Dopo il quartetto ho detto che la pista è la mia passione, però mi piacerebbe fare un salto di qualità anche su strada. Sicuramente devo continuare a lavorarci e a prenderlo come un obiettivo, però è anche difficile avere come obiettivo un mondiale, se il percorso è proibitivo. Il mondiale in Rwanda non è mai stato un obiettivo a prescindere dalla caduta, perché era obiettivamente troppo duro per le mie caratteristiche. Non l’ho mai visto come uno stimolo. Quello degli europei invece era un buon percorso ma, come dicevo, dopo la caduta c’è stato un periodo di alti e bassi ed è andata come è andata (Guazzini è stata 12ª nella crono e ha fatto la sua parte per l’argento degli azzurri nel team relay, ndr). Sono contenta almeno di essermi rimessa in sesto per finire bene in pista.

Com’è il clima nel quartetto? E’ entrata Venturelli, altre ragazze come Balsamo si sono dedicate più che altro alla strada…

E’ comprensibile che se qualcuno voleva dedicarsi maggiormente alla strada, lo abbia fatto quest’anno: nessuno ha mai giudicato queste scelte, che spesso dipendono anche dalle squadre. Io personalmente non ho voluto mollare la pista, perché mi fa bene anche mentalmente per staccare un po’. Nel quartetto bene o male siamo sempre quelle, abbiamo visto che spinta ha dato l’ingresso di Venturelli, quindi che sia la benvenuta (ride ancora, ndr). Come le porte sono sempre aperte se qualcun’altra volesse tornare.

La partecipazione di Guazzini agli europei è stata opaca nella crono, più incisiva nel team relayLa partecipazione di Guazzini agli europei è stata opaca nella crono, più incisiva nel team relay con l’argento azzurro

La partecipazione di Guazzini agli europei è stata opaca nella crono, più incisiva nel team relayLa partecipazione di Guazzini agli europei è stata opaca nella crono, più incisiva nel team relay con l’argento azzurro

La pista ti fa bene per la testa oppure ti dà anche dei vantaggi su strada?

Siamo state abituate a fare determinati lavori in pista, che magari su strada non facciamo. Nessuna di noi deve vincere sul Mont Ventoux, quindi ci sta che le ragazze più veloci abbiano dei giovamenti su strada dai lavori di forza o di cambio di ritmo che possono fare in pista. Anche a me torna utile per le cronometro quando faccio dei lavori dietro moto insieme a Villa o Bragato. Non è che quando andiamo in pista, facciamo solo i quattro chilometri. C’è anche tanta collaborazione fra i tecnici, che ascoltano le nostre esigenze.

Hai parlato del Ventoux, che il prossimo anno sarà la cima che deciderà il Tour. Conti di esserci?

Il Tour è su un altro livello, senza nulla togliere alle altre gare. Ha una rilevanza mediatica che non è paragonabile. So che per la mia squadra è il grande obiettivo della stagione e ci sono le atlete per andare e far bene. Se dovessi rientrare nei piani, cercherò di farmi trovare pronta, come avrei fatto quest’anno perché sinceramente prima di cadere stavo andando veramente forte. Se così non dovesse essere, andrò dove mi manderanno e sarò ugualmente motivata.