(Di Gianluca Mercuri, estratto dalla Newsletter Prima ora) 

[…] Ora, se nessuno – si spera – oserà accusare Mattarella di antisemitismo, da Mosca ieri lo hanno accusato di «russofobia», perché in aprile aveva paragonato l’aggressione all’Ucraina al «progetto del Terzo Reich» (nella stessa categoria dei «russofobi» sono stati inseriti i ministri Crosetto e Tajani). Unanime, significativa, importante, incoraggiante la reazione del mondo politico italiano, che ha difeso compatto il nostro presidente. Il governo ha convocato l’ambasciatore russo, la presidente del Consiglio ha parlato di «ennesima operazione di propaganda, finalizzata a distogliere l’attenzione dalle gravi responsabilità di Mosca». Tutti i più importanti leader di ogni schieramento – da Meloni a Schlein, da Tajani a Conte – hanno difeso Mattarella. Tutti tranne Salvini, che ha delegato il compito di esprimergli «solidarietà» al responsabile Esteri della Lega (dieci anni fa, Salvini postò su Facebook la celebre frase «cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin»). Lui, il presidente, non ha replicato direttamente a Mosca, ma ha ribadito il suo pensiero. Ha detto che Putin è un leader di quelli che «aspirano a essere temuti più che stimati e ammirati», e che aggredendo l’Ucraina ha piazzato «un macigno sulle prospettive del continente europeo». Di più: con quella scelta, la Russia «ha cambiato la storia d’Europa». Perché «quel grande Paese, sulla cui collaborazione avevamo nutrito ampia fiducia nell’Unione europea, ha assunto sempre più una sconcertante configurazione volta allo scontro di potenza militare».

​Continua a leggere qui la Newsletter completa.