VENEZIA – «Per fare mosaico bisogna pensare mosaico». Può essere ricordato con questa sua frase abituale, Lucio Orsoni, leggendario maestro del colore e custode della tradizione musiva veneziana, scomparso lo scorso lunedì 27 ottobre all’età di 86 anni. Una frase con cui il maestro si impegnava instancabilmente a difendere l’autonomia e la dignità artistica dell’antica disciplina del mosaico, troppo spesso relegata alla funzione di elemento decorativo di contorno, per rivestirla di un’autorevolezza sempre nuova. D’altronde, se c’era una persona che poteva essere considerata universalmente il custode di questo sapere plurisecolare, quella era sicuramente Orsoni.

Il profilo

Veneziano doc, è stato l’ultimo erede di una dinastia che da oltre quattro generazioni ha continuato a tramandare le conoscenze che si nascondono dietro alla lavorazione del mosaico in smalto e foglia d’oro. Cresciuto tra i colori delle tessere, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, partecipando attivamente alla vita culturale della città. Ha esposto alla Collettiva dei Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa e alla Biennale d’Arte, con opere oggi custodite nella Fornace Orsoni. La sua ricerca artistica, in dialogo con le sperimentazioni optical degli anni Sessanta, ha saputo tradurre il linguaggio del mosaico in chiave moderna e concettuale, grazie ad una costante ricerca del rapporto tra colore, luce e superficie. Discendente diretto del fondatore Angelo Orsoni, Lucio ha rappresentato l’anima contemporanea dell’omonima fornace di Cannaregio – fondata nel 1888 e dal 2003 parte del Trend Group – tanto da rimanerne parte anche fino ai tempi recenti, prima come consulente artistico e poi in veste di presidente onorario.

Entrato in azienda nel 1963 insieme al fratello Ruggero, ha contribuito a un profondo rinnovamento tecnico e creativo: mentre Ruggero si dedicava al perfezionamento delle tecniche di fusione e alla qualità cromatica degli smalti e degli ori, Lucio sapeva unire visione imprenditoriale e sensibilità artistica, aprendo le sue creazioni ai mercati internazionali (europei, ma anche mediorientali e asiatici) e consolidando il prestigio del marchio Orsoni nel mondo, tanto da trasformare il mosaico veneziano da tradizione artigianale di nicchia a simbolo di eccellenza del Made in Italy. Convinto sostenitore della formazione, negli anni si è anche dedicato assiduamente alla trasmissione dei saperi artigianali alle nuove generazioni di mosaicisti.

Questa sua eredità trova oggi continuità nella nuova gestione della fornace e nell’attuale restauro del laboratorio storico dove lavorava, che sarà inaugurato nel 2026 con il nome “La Scola” e verrà dedicato alla formazione delle maestranze, alla collaborazione con artisti e alle masterclass internazionali di mosaico artistico. Un’eredità, quindi, che sicuramente non morirà: come dichiara la sua azienda «la sua luce continuerà a riflettersi in ogni tessera che porta il nome Orsoni Venezia 1888». Per chi volesse dare un ultimo saluto a Lucio Orsoni, i funerali si terranno il prossimo lunedì 3 novembre alle 11 nella chiesa di Santo Stefano.