CINQUE SECONDI. Nelle sale

Qual è il nodo che – così stretto – stringe la gola di Adriano Sereni, l’avvocato di successo che ha deciso di isolarsi dal mondo in mezzo ai vigneti: silenzioso, scorbutico, inselvatichito. Un animale in fuga dal senso di colpa, da un dolore così forte da impedire la comunicazione con il prossimo? Non è un thriller, Cinque secondi. Ma un rebus spirituale: un percorso di consapevolezza e di pacificazione che porta al perdono di sé stessi, la ritrovata fiducia nella solidarietà, nella generosità, nel contatto con il prossimo. Tema non nuovo nel cinema di Paolo Virzì, dal Capitale umano, La prima cosa bella, La pazza gioia, Notti magiche, Siccità fino alla circumnavigazione del Ferragosto italiano, con la parentesi americana di Ella & John. Qui però l’analisi si fa più profonda e convinta. Merito anche di un interprete come Valerio Mastandrea, che si ritaglia addosso il suo avvocato addolorato fino a farne una seconda pelle. Adriano è tormentato da un avvenimento tragico che intuiamo ma conosceremo solo a film inoltrato. Noi assistiamo alla sua pena, all’indotta solitudine, all’ostinata rinuncia di ogni comodità, ora che ha preso in affitto le scuderie di un antico palazzo nobiliare sotto sequestro nella campagna toscana.

Le stanze ricavate nelle scuderie, salvate dall’abbandono, sono adibite a B&B e lì vive rintanato. La collega Giuliana (Valeria Bruni Tedeschi) lo sprona ad affrontare la causa di divorzio dalla inviperita moglie Letizia (Ilaria Spada), ma con un secondo fine. In quel momento apprendiamo che Adriano ha due figli e che Letizia lo accusa di una colpa, una mancanza che attiene alla responsabilità genitoriale. Poi, la svolta. Adriano assiste al sit in di un collettivo ambientalista di studenti che vorrebbe far rivivere le viti abbandonate della tenuta. Giovani impegnati che tentano di dare il loro contributo al miglioramento del pianeta. Adriano è intrigato soprattutto da un’attivista, Matilde (Galatéa Bellugi), discendente diretta dell’aristocratica famiglia di proprietari della villa, un’idealista a testa bassa, senza compromessi, pronta a fronteggiare i poliziotti che tentano di fermare la protesta e, per di più, incinta di un compagno di lotta sognatore di cui la ragazza sente di poter fare a meno. 

Valerio aiuta il gruppo a evitare l’arresto e si offre di assistere Matilde in vista del parto, proteggendola proprio come farebbe un buon papà. Lo smarrimento di Adriano svanisce, trova una soluzione che porta all’epilogo drammatico / liberatorio in tribunale. Virzì – al traguardo diciassettesimo film – racconta quanto sia difficile il raccordo tra generazioni che pure convergono verso gli stessi ideali, e quanto sia difficile conservare un equilibrio di fronte alla perdita degli affetti più cari. La fuga di fronte al dolore non è la medicina giusta per rimettersi in carreggiata. Adriano si lascia andare a un’espiazione che non sana la ferita. Quando finalmente accetta la colpa, arriva a perdonarsi e prova a ricominciare. 

L’andamento di Cinque secondi è irregolare, ma molto efficace dal punto di vista emozionale. Racconto di un’umanità in apnea, senza più una rotta sicura, smarrita di fronte a errori che non sa superare. Mai visto un Mastandrea così ispirato. Valeria Bruni Tedeschi, al terzo film in uscita in pochi mesi – gli altri sono Duse e L’attachement – riesce nell’impresa più difficile: far lievitare a poco a poco, un passo alla volta, l’importanza nella storia della sua Giuliana. 

CINQUE SECONDI di Paolo Virzì 
(Italia, 2025, durata 105’, Vision Distribution) 

con Valerio Mastandrea, Galatéa Bellugi, Valeria Bruno Tedeschi, Ilaria Spada
Giudizio: 3 ½ su 5 
Nelle sale