di
Guido Olimpio

Schierata una task force con bombardieri strategici. Grazie alla nave di 334 metri possibili raid più intensi. Ma può anche fornire copertura

Raccontano che Donald Trump abbia chiesto di avere una nuova forza navale, poderosa, pensata per la sfida con la Cina. Aggiungono che potrebbe essere battezzata «Golden Fleet», flotta dorata, in omaggio alla passione del presidente per tutto ciò che è oro o lo ricorda. E non escludono che in futuro vogliano costruire modelli simili alle vecchie corazzate ma dotate di apparati moderni: cannoni, missili, droni d’attacco. Sono discussioni nei corridoi della Difesa, soprattutto desideri espressi da The Donald, il comandante in capo. Intanto, però, il Pentagono ha necessità immediate, nelle acque dei Caraibi, dove ha dispiegato una formazione aeronavale che dovrà «occuparsi» del Venezuela di Maduro e dei narcos.

A questo schieramento si aggregherà la portaerei Uss Gerald Ford, dirottata dall’Adriatico ai mari caldi. Una portaerei «preziosa» e imponente costata ben 13 miliardi di dollari. L’unità, a propulsione nucleare, è entrata in servizio nel 2017 dopo una lunga gestazione dovuta a ritardi, problemi, modifiche. Qualche critico ha rammentato una serie di guai, dai wc che funzionavano male a noie a due nuovi sistemi importanti: quello di lancio e di arresto dei velivoli. Altri esperti hanno messo in discussione la necessità di avere «scafi» così grandi mentre Pechino ha sviluppato armi (sulla carta) sempre più efficaci, pensate proprio per «uccidere le portaerei». Lo indicano i poligoni nel deserto dove i cinesi hanno realizzato bersagli con dimensioni analoghe, alcuni su rotaia per simulare movimenti.



















































Grafico Gerald Ford

Sono dibattiti tra tecnici e strateghi, questioni «laterali» rispetto agli impegni costanti dell’Us Navy dal Pacifico al Medio Oriente, crisi dove la presenza di una o più portaerei è diventata fondamentale come deterrenza nei confronti dell’avversario di turno o per operazioni offensive. Ed ecco la chiamata per la Ford in vista di un possibile scontro caraibico.

A bordo dell’unità lunga 334 metri ci sono quasi 5 mila uomini. Sul ponte e negli hangar caccia F18, aerei da guerra elettronica EA18G Growler, un paio di velivoli radar, due squadroni di elicotteri. Incerto il numero preciso: tra i 75 e i 90. Il «Carrier Strike Group 12» — denominazione per la formazione — sarà completato da cinque cacciatorpedinieri della classe Burke, dotati di cruise, e non è escluso che vi sia anche la scorta «silenziosa» di un sottomarino nucleare, il secondo oltre a quello inviato al largo del Venezuela. Sull’attività dei «sub» c’è sempre grande riservatezza, a meno che gli ammiragli non decidano di mostrare bandiera, come è stato fatto in passato, facendolo emergere per una sosta in un porto. Quanto alla posizione attuale della Ford, c’è chi la colloca nel Mediterraneo centrale: non è però un dato ufficiale ma la segnalazione in Rete.

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Gli osservatori ritengono che Washington abbia già una task force consistente per una serie di raid su possibili target narcos oppure su installazioni militari venezuelane. Gli F-35 trasferiti a Portorico, le eventuali azioni affidate ai bombardieri strategici B-52 e B-1 e i missili da crociera dei quali sono dotati altri destroyer rappresentano una punta di lancia ragguardevole. Il coinvolgimento della Ford, però, permetterebbe una campagna ancora più intensa per distruggere caserme, piste, centri di comando o dare copertura a incursioni delle Special Forces, imbarcate sulla Ocean Trader e le altre distaccate a terra.

Perché, se sono vere le rivelazioni dei quotidiani americani, di questo si tratta. Non solo attacchi limitati ma una pressione costante per scuotere il regime di Maduro con l’obiettivo di farlo cadere. Trump, venerdì, alla domanda di un giornalista, ha negato che l’ordine sia imminente e ci sia questa intenzione. Ciò non impedisce — come avvenuta con l’Iran — che giochi di sorpresa. Un senatore di fede repubblicana è stato piuttosto esplicito: se fossi il leader venezuelano scapperei a Mosca o Pechino.

2 novembre 2025 ( modifica il 2 novembre 2025 | 09:19)