Un passato di abusi di droghe, l’accoltellamento di un tassista, Poi nel 1998, quando aveva 22 anni, uccise a Cadrezzate il padre, la madre e il fratello che si opponevano alle nozze con una ragazza di Santo Domingo. Condannato a 30 anni di carcere, ne ha scontati 25 e ha espiato la sua pena ma era ritenuto ancora “socialmente pericoloso”. Mandato in una casa lavoro in provincia di Modena, ha fatto perdere le sue tracce ed è ricercato

Continuano le ricerche di Elia Del Grande, il 49enne condannato a trent’anni di carcere per la cosiddetta “strage dei fornai”. Il 7 gennaio 1998, all’età di 22 anni, sterminò la sua famiglia uccidendo padre, madre e fratello a Cadrezzate nel Varesotto. Aveva scontato 25 anni di pena ed estinto il suo debito con la giustizia ma era destinatario di una misura di sicurezza poiché ritenuto ancora “socialmente pericoloso”. Era stato quindi destinato a una casa lavoro di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena. Alcuni giorni fa però ha fatto perdere le sue tracce ed è attualmente ricercato.

La droga e i primi reati

Già prima della strage familiare, Del Grande era noto in paese per gli abusi di stupefacenti. Poco più che maggiorenne si era reso responsabile dell’aggressione a un tassista che venne colpito con numerose coltellate, causandogli la perdita di un occhio. Per provare a tenerlo lontano dai guai, il ragazzo venne mandato a Santo Domingo dove la famiglia possedeva alcune proprietà immobiliari. Lì Elia Del Grande conobbe una ragazza con cui iniziò una relazione, osteggiata dalla famiglia.

La strage

Del Grande fu il protagonista di quella che è passata alle cronache come “la strage dei fornai”: il 7 gennaio 1998, dopo aver assunto cocaina, uccise il padre Enea, 58 anni, la madre Alida, 53, e il fratello Enrico, 27, in casa a colpi di fucile. La famiglia era molto conosciuta in zona poiché titolare di una nota impresa di panificazione. Il triplice omicidio fu ricondotto a contrasti familiari legati alla sua frequentazione con una ragazza di Santo Domingo. La famiglia si sarebbe opposta alle nozze. Dopo la strage fuggì in Svizzera, ma venne presto fermato. Confessò subito il triplice delitto e ha scontato in carcere 25 dei 30 anni ai quali era stato condannato in Appello dopo che in primo grado prese l’ergastolo e dopo il riconoscimento della semi-infermità mentale.

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La libertà vigilata

I giudici del tribunale di Sorveglianza avevano stabilito per Del Grande la libertà vigilata perché ritenuto socialmente pericoloso, a fronte di furti ed episodi di molestie al vicinato avvenuti a Olbia, dove si era stabilito una volta uscito dal carcere. Era stata decisa per lui la misura del collocamento in una casa-lavoro del Modenese, dove si trovava da settembre. Avrebbe dovuto trascorrere sei mesi nella struttura fino ad una nuova valutazione.   

La fuga

La fuga è avvenuta nei giorni scorsi. Un video di giovedì pomeriggio riprende Del Grande che lega una corda al palo della telecamera della casa-lavoro di Castelfranco Emilia, si cala e se ne va. “È riuscito a calarsi dal muro di cinta con una rudimentale fune, ricavata dall’unione di diversi fili elettrici”, fa sapere il Sappe che denuncia “la scarsa sicurezza della struttura, dove convivono 45 internati e 40 detenuti. Un’ingiustificata e ingiustificabile promiscuità, trattandosi di soggetti con caratteristiche completamente diverse che richiedono anche una gestione altrettanto diversa”. Del Grande non è nuovo a tentativi di fuga: oltre a quella messa in atto subito dopo il delitto, ma durata poco, tentò di evadere anche dal carcere di Pavia, organizzando un trasferimento che avrebbe dovuto condurlo in Sardegna, motivo per cui una particolare attenzione nelle attuali ricerche riguarda anche l’isola. Anche in quel caso, però, il piano sfumò e Del Grande fu condannato ad altri otto mesi di reclusione. Stavolta la fuga è avvenuta da una struttura detentiva meno rigida, dove molte delle persone che vi si trovano escono quotidianamente per andare a lavorare. Si indaga anche sulla compagna di Del Grande che era andato a trovarlo pochi giorni fa e che già nel 2015 lo aveva aiutato a progettare la fuga, poi sfumata, dal carcere di Pavia.

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