È scontro aperto tra la Turchia e la Nutella. Al centro della contesa, il raccolto di nocciole turco, messo in ginocchio da una gelata primaverile e da un’epidemia di parassiti. La crisi ha portato la Ferrero, il colosso di Alba (Cuneo) che da solo consuma circa un quarto della produzione globale, a sospendere gli acquisti dai fornitori locali dopo che il prezzo della frutta secca è quasi raddoppiato dall’inizio dell’estate.

Prezzi delle nocciole alle stelle

La Turchia è il gigante mondiale della nocciola, con circa il 65% della produzione. Ma quest’anno le stime parlano di un crollo: si prevede un calo a 500mila tonnellate, rispetto alle 600-700mila di un anno normale. Secondo la principale cooperativa turca, Fiskobirlik, la produzione potrebbe addirittura non superare le 300mila tonnellate. Colpa di una gelata tardiva nella regione orientale del Mar Nero e dell’invasione della cimice asiatica, un parassita noto localmente come “sputnik”.

Il risultato? Il prezzo della tonnellata di nocciole è schizzato da circa 9mila dollari di giugno agli attuali 18mila, innescando tensioni con i commercianti turchi.

La risposta di Ferrero

Di fronte all’emergenza, Ferrero da un lato ha iniziato ad attingere alle proprie consistenti scorte strategiche, mentre dall’altro si sta rivolgendo ad altri mercati, come Cile e Stati Uniti, per ridurre temporaneamente la pressione sul mercato turco. Marco Botta, direttore generale di Ferrero Hazelnut Company, la divisione interna del gruppo che si occupa dell’approvvigionamento e lavorazione delle nocciole, ha affermato al Financial Times che quest’anno “abbiamo una copertura molto ampia e non abbiamo fretta di acquistare”.

Ferrero ha trascorso gli ultimi vent’anni a sviluppare con tenacia filiere alternative. Oggi, Cile e Stati Uniti producono circa 100mila tonnellate di nocciole all’anno ciascuno. A questa rete si aggiungono gli approvvigionamenti da Serbia e Italia, creando un sistema multilaterale che funge da scudo contro la volatilità. La situazione “ci dà l’opportunità di gestire anni come questo, in cui c’è stata una gelata in Turchia e un periodo di siccità durante l’estate”, ha affermato Botta.

La Turchia in allarme

Una situazione che preoccupa anche Ankara, vista l’ascesa dei concorrenti. Il Cile punta a raddoppiare la produzione entro un decennio, mentre Stati Uniti e Georgia stanno espandendo le loro coltivazioni. Se il trend dovesse consolidarsi, la Turchia rischierebbe di perdere il dominio quasi incontrastato che detiene da decenni.

Sul campo, intanto, la situazione è in stallo: gli intermediari turchi trattengono le scorte, i coltivatori chiedono aiuti al governo e il prezzo delle nocciole resta ai massimi storici. Mentre Ankara valuta misure straordinarie, Ferrero, con le sue scorte strategiche, può permettersi di osservare e attendere, preparando le prossime mosse nella partita mondiale per uno degli ingredienti più simbolici del Made in Italy.

Crisi anche in Italia

Anche la produzione italiana di nocciole sta passando mesi molto complessi. Le due grandi aree da cui proviene buona parte del raccolto italiano, il Lazio e il Piemonte, hanno visto la produzione calare drasticamente:

  • in Lazio è calata del 70%, passando da 50mila tonnellate a 20mila tonnellate;
  • in Piemonte la resa è passata dai 20 quintali per ettaro attesi a soli 5 quintali.

Le ragioni del calo sono molteplici, dal cambiamento climatico alla cimice asiatica, insetto che danneggia le piante.