di
Matteo Castagnoli
Padre, madre e due figli di origini mediorientali hanno fatto a loro volta denuncia in procura. Portavano ciondoli con la cartina palestinese e il francese li avrebbe apostrofati come «terroristi»
Dieci persone. Due gruppetti. Una famiglia: padre, madre e figli. Inizia così a delinearsi la popolazione nell’autogrill Villoresi Ovest, zona Lainate, a Nord di Milano, quando domenica sera il 52enne Elie Sultan, ebreo di nazionalità francese, è stato preso di mira con il figlio di 6 anni perché indossavano la kippah. Gli investigatori hanno dato nome e cognome ad alcuni dei presenti intorno alla vittima almeno nella prima parte dell’aggressione, quella verbale.
Fondamentali per arrivarci sono stati i filmati delle telecamere dell’area di sosta sull’Autostrada dei Laghi, a una ventina di chilometri dal capoluogo lombardo, e i lettori di targhe. L’ipotesi è che i due gruppi, che è possibile si conoscessero, si siano allontanati dall’autogrill su due macchine diverse. Vivono nell’hinterland Nord di Milano. Non risulta che abbiano profili ideologici o che siano esponenti della galassia pro Pal.
Sul caso, che ha suscitato commenti e sdegno negli ultimi tre giorni, continuano gli accertamenti della Digos di Milano. Gli inquirenti sono al lavoro per stabilire con esattezza ruoli e responsabilità dei presenti. Al momento ci sono quattro identificati, ovvero tutta la famiglia di origini mediorientali. Si cercano altri testimoni, oltre all’addetto alle pulizie che ha detto di essere passato dalla toilette quando «mi sono trovato bloccato da un muro di gente che urlava, si spintonavano».
È quello il momento in cui, all’uscita dal bagno interrato (motivo per cui Elie s’era fermato nell’autogrill), il 52enne ha raccontato di essere stato colpito «con calci e pugni» da quella decina di persone che gli chiedeva di cancellare il video. Prima di scendere le scale, infatti, Elie aveva ripreso col cellulare il botta e risposta e poi le minacce ricevute («Andate all’inferno prima o poi») e «Palestina libera». Nei bagni non ci sono telecamere. E nell’anticamera della toilette nemmeno. Per questo gli investigatori stanno capendo se e chi abbia aggredito fisicamente la vittima.
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Mercoledì intanto è arrivata la prima versione dei fatti dei presunti aggressori, tramite una nota diffusa dal loro avvocato Federico Battistini: «I miei assistiti si sono fermati all’autogrill di ritorno da una vacanza. È sopraggiunto un uomo che ha iniziato a fissarli con insistenza, forse perché parlavano in arabo. Questo individuo ha rivolto le sue attenzioni in particolare alle donne del gruppo, le quali indossavano dei ciondoli raffiguranti la cartina palestinese. Il signore francese si è rivolto a loro dicendo “Figli di…” e “terroristi”. Il ragazzo si è limitato a rispondere “Free Palestine”». «Le persone da me patrocinate sono ben consapevoli di cosa significhi essere discriminati per motivi religiosi, etnici e razziali, e non intendono certo macchiarsi degli stessi crimini», ha poi spiegato il legale aggiungendo di aver denunciato il 52enne in procura.
L’aggiunto Eugenio Fusco ha aperto un fascicolo per ora contro ignoti. L’ipotesi di reato è percosse aggravate dall’odio razziale e non lesioni. Elie, infatti, dopo la denuncia alla Polstrada, non è andato in ospedale. Non c’è quindi un referto medico. È possibile che nelle prossime ore vengano iscritti i primi indagati. L’avvocato Battistini ha concluso raccontando che invece al pronto soccorso ai suoi assistiti sarebbero state riscontrate «lesioni»: nello specifico «trauma cranico e contusioni da percosse».
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31 luglio 2025 ( modifica il 31 luglio 2025 | 08:19)
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