di
Guido Olimpio
Riemergono alcuni piani tesi a favorire un golpe, mentre il Congresso mostra dubbi sulle barche affondate nei giorni scorsi dall’esercito americano. Ma la Cia ha una lunghissima storia di ingerenza in Sud America: dall’operazione Condor al rovesciamento di Allende, dalla Baia dei Porci ai contras
Ieri come oggi. La Cia agisce nel «cortile di casa» affiancando il Pentagono nella campagna contro il Venezuela e i narcos. Lo hanno rivelato da settimane le fonti ufficiali confermando un ordine diretto di Donald Trump e lo hanno ribadito diverse fughe di notizie.
L’intelligence — secondo una ricostruzione apparsa su The Guardian il 21 ottobre — ha contribuito alla prima fase di raid che hanno portato alla distruzione di alcuni presunti battelli di contrabbandieri.
Un aiuto condotto lungo quattro direttrici:
1) Foto satellitari e informazioni sui possibili bersagli.
2) Intercettazione e lavoro sul terreno al fine di raccogliere dati sui trafficanti.
3) Tracciamento di motoscafi, semisommergibili.
4) Probabili missioni all’interno dell’establishment politico/militare di Caracas.
Il coinvolgimento, sempre in base a quanto scritto dal quotidiano, sarebbe stato subito ampio, proprio per accrescere l’offensiva contro gli avversari. Le notizie hanno subito avuto delle code. L’Associated Press ha svelato un piano risalente al 2024 e rilanciato nella nuova fase che prevedeva il reclutamento del pilota di Nicolas Maduro, Bitner Villareal. Gli americani avrebbero agganciato l’ufficiale per convincerlo a dirottare l’aereo con il leader a bordo in un Paese dove sarebbe stato possibile per gli Usa arrestarlo. Una manovra ricompensata in modo generoso. Ma Villareal non è stato al gioco.
Poi sono state le autorità di Caracas a sostenere che i servizi statunitensi avevano preparato una provocazione: un’unità della Navy, il Gravely, doveva essere colpita da un’esplosione durante uno scalo a Trinidad e Tobago, un attentato da «attribuire» ai venezuelani così da giustificare una rappresaglia.
Dagli archivi è poi spuntata la storia di un’incursione di hacker della Cia alla fine del primo mandato di The Donald: gli intrusi avevano preso di mira gli apparati di sicurezza del Venezuela. Uno scenario che potrebbe ripetersi su più livelli in parallelo ad eventuali raid in profondità da parte della flotta ammassata nelle acque caraibiche.
Si è parlato di iniziative per favorire golpe, ribellioni nell’esercito, fratture nella società. Alcuni spunti sono parte della guerra di propaganda, altri rappresentano obiettivi concreti.
Non sono mancati dubbi da parte dei congressisti americani sulla designazione degli scafi affondati, già 15 dall’inizio dell’offensiva. Dopo aver seguito un briefing a porte chiuse una parlamentare democratica ha affermato che non sempre vi sarebbe certezza su cosa abbiano mandato a picco. Tesi respinta dal segretario alla Difesa Pete Hegseth che intanto ha imposto regole strette ai sottoposti: vietato parlare di questa crisi — come di altre — senza previa autorizzazione.
Sullo sfondo c’è il passato che ritorna, con le attività clandestine in America Latina negli anni 60-70: dall’Operazione Condor in appoggio a militari di estrema destra al rovesciamento di Salvador Allende in Cile. La storia è densa di fatti, di successi e rovesci per gli Stati Uniti. Il disastro nella Baia dei Porci e lo sbarco a Santo Domingo, l’invasione di Grenada, la destituzione di Noriega, il sostegno ai contras del Nicaragua e i legami con l’Irangate. Ma soprattutto l’infinita serie di intrighi tesi ad eliminare Fidel Castro. Pensarono a veleni, strani sabotaggi, «contratti» d’omicidio con il coinvolgimento della mafia. Sentieri tortuosi che, a volte, si sono intrecciati con l’indagine sull’attentato a John Kennedy.
Il lato oscuro della lotta politica, il paradiso delle ombre.
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3 novembre 2025
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