di
Massimo Massenzio

L’incubo nella notte di Halloween: rasato a forza e con una bruciatura di sigaretta alla caviglia. Il ragazzo è stato nella mani della baby gang per una notte, poi è stato lasciato libero. L’allarme lanciato da un post della madre

«Quando l’ho visto è stato uno choc». La madre di un ragazzino di 15 anni, torturato da una baby gang durante la notte di Halloween, non riesce a smettere di pensare all’incubo che ha vissuto suo figlio. E ripete: «Voglio solo giustizia».

La notte da incubo

Secondo la denuncia presentata ai carabinieri il quindicenne sarebbe stato convinto da un compagno di scuola a non andare a casa del nonno la sera del 31 ottobre e a seguirlo in un appartamento dove non c’erano adulti assieme a un ragazzo e una ragazza.



















































La madre della vittima racconta che suo figlio e il suo compagno sono partiti da un comune della cintura e poi è iniziato l’incubo: «Lo hanno portato in una casa a Torino dove non c’erano adulti, gli hanno tolto il telefono. Hanno bloccato i numeri di noi genitori e poi questi mostri lo hanno torturato e picchiato per due ore, chiudendolo in bagno».

L’incubo era appena cominciato: «Lo hanno minacciato con un cacciavite e l’hanno rasato, lasciandogli solo qualche ciuffo di capelli. Poi hanno preso una lametta e gli hanno rasato le sopracciglia, facendogli tagli sulla palpebra. E gli hanno spento una sigaretta sulla caviglia». Il ragazzino non è riuscito a opporre resistenza: «Hanno approfittato delle sue fragilità, — ripete la mamma —. Sempre sotto la minaccia del cacciavite, l’hanno portato verso il fiume». In base alla versione fornita dal quindicenne che raccontato di aver visto passare il tram 4, i carabinieri pensano che si trattasse della Dora: «Gli hanno fatto togliere la maglietta, lasciandolo a petto nudo e facendolo entrare in acqua. Non soddisfatti, l’hanno fatto mettere sotto una fontanella, con il getto sulla schiena tra sputi e offese varie. Dopodiché lo hanno riportato a casa fino alle 13 e poi, dopo avere finito di torturarlo, l’hanno riportato alla stazione di Porta Nuova e gli hanno ridato il telefono».

«Ma i genitori dov’erano?»

Finalmente la madre è riuscita a contattarlo: «Mi sono rincuorata, ma quando l’ho visto è stato terribile. Ma i genitori dove sono? Perché lasciano a un ragazzo che sta in comunità le chiavi di un alloggio dove non ci sono maggiorenni? Perché tutta questa cattiveria verso un ragazzo debole? Lo hanno adescato facendosi passare per amici e lui era contento. Io sapevo che sarebbe dovuto andare dal nonno e solo il mattino dopo ho scoperto che non era mai arrivato a casa. Il mio cuore si è fermato. Ringrazio Dio che mio figlio è vivo, ma nel cuore ho tanta rabbia e tanto dolore».

Gli investigatori si sono messi al lavoro per identificare gli autori delle violenze. Fra gli elementi da cui partire la presenza di un compagno di scuola e l’alloggio vicino alla Dora (anche se inizialmente il quindicenne aveva parlato del Po). In base alle descrizioni fornite potrebbe trattarsi di una gang già conosciuta delle forze dell’ordine che sarebbe stata già protagonista di altri atti di bullismo.

Il sospetto di un video

Nel suo racconto la giovane vittima ha detto anche che i tre aguzzini, dopo averlo convinto a entrare nella Dora sarebbero saliti «su un ponte» per sputare su di lui dall’alto, ridendo a crepapelle. Su quel punto sarebbe passato anche un tram, con ogni probabilità il 4, un altro elemento che potrebbe aiutare a restringere il raggio delle ricerche. Infine le celle telefoniche agganciate dal cellulare del ragazzino dovrebbero contribuire a individuare la «casa degli orrori».

Nella serata di ieri si è anche diffusa la notizia che i tre ragazzi potrebbero aver girato anche un video che documenta abusi ben peggiori di quelli raccontati. Un elemento di cui non c’è traccia nella denuncia e che è ancora da verificare.


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2 novembre 2025 ( modifica il 3 novembre 2025 | 07:12)