Il vaccino potenzia la risposta all’immunoterapia in tumori come melanoma e cancro del polmone, aumentando di parecchio la sopravvivenza; allo studio vaccini a mRna specifici per migliorare le terapie oncologiche

Se servisse un’altra prova che il vaccino contro Sars-CoV-2 non solo non è pericoloso e non fa male, ma è addirittura un alleato per la salute in modi inattesi e preziosi, un nuovo studio pubblicato su Nature ne offre ora una molto convincente: chi si è vaccinato e poi ha dovuto sottoporsi a un’immunoterapia per tumori come il melanoma o il cancro al polmone risponde meglio alle cure oncologiche e ha un’aspettativa di vita significativamente più lunga.

Vaccini a mRna

Gli autori dell’indagine sottolineano come più volte in passato siano emersi dati relativi a casi di pazienti oncologici in cui i tumori si sono spontaneamente risolti dopo la vaccinazione per Covid-19; hanno perciò pensato di indagare più a fondo l’argomento e capire gli effetti del vaccino sulla risposta immunitaria, che è fondamentale per combattere i tumori e che viene spesso silenziata dalle cellule cancerose creando un ambiente immunosoppressivo, che impedisce al sistema immunitario di attaccarle. L’ipotesi è che il vaccino a mRna possa potenziare la risposta immunitaria e così anche migliorare l’effetto dell’immunoterapia oncologica, che non sempre funziona proprio perché il cancro zittisce il sistema immune. I dati raccolti dai ricercatori sui modelli animali hanno dimostrato che il vaccino per Covid-19 aumenta la risposta immune: «Il vaccino avrebbe la capacità di aumentare il cosiddetto priming immunologico, cioè l’innesco della risposta – dice Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Pascale di Napoli -. Questo potenzia la risposta immune e anche l’immunoterapia, che quindi funziona meglio».



















































Sopravvivenza maggiore

Lo confermano le cartelle cliniche dei pazienti con melanoma o tumore del polmone non a piccole cellule, uno dei più diffusi carcinomi polmonari, analizzate dai ricercatori dell’Anderson Cancer Center di Houston, in Texas: in chi si era vaccinato entro 100 giorni prima dell’inizio dell’immunoterapia la sopravvivenza era di gran lunga superiore. Il dato è risultato evidente per entrambi i tipi di tumore (per esempio, nel cancro al polmone si passa da una mediana di 21 mesi a 37 mesi), nei casi in stadio avanzato o metastatico e anche nei pazienti immunologicamente freddi, che cioè non rispondono all’immunoterapia. Un successo netto correlato al vaccino a mRna, visto che non si osserva con i vaccini standard come l’antinfluenzale. Come sottolinea Ascierto, «questi vaccini sembrano avere una marcia in più nel potenziare la risposta immune, tant’è che si stanno studiando vaccini a mRna specifici da utilizzare in combinazione con l’immunoterapia oncologica; i risultati che si stanno ottenendo, anche in pazienti “difficili” in cui si è instaurata una resistenza all’immunoterapia, sono molto promettenti». All’ultimo congresso dell’European Society for Medical Oncology, dove sono stati presentati in anteprima anche i dati pubblicati su Nature, Ascierto ha discusso dati raccolti su pazienti con melanoma trattati con immunoterapia e vaccini diversi da quello per Covid-19, specificamente pensati per potenziare la risposta immune: anche in coloro in cui non ci si aspetta una risposta all’immunoterapia o che hanno una malattia in progressione nonostante l’immunoterapia si ottengono benefici evidenti. «Sono segnali importanti, che confermano un effetto potente sul sistema immunitario da parte dei vaccini a mRna», conclude Ascierto.

3 novembre 2025