Un focolaio di influenza aviaria è stato individuato in un allevamento della pianura forlivese, in un’area di confine con Ravenna. “Il nostro intervento diretto è terminato – spiega Claudio Romboli (nella foto in basso), direttore del servizio Sanità animale e igiene della produzione zootecnica dell’Ausl Romagna –: dopo il sospetto e la conferma della malattia, l’impianto è stato posto sotto sequestro. Successivamente, sono stati abbattuti 150 polli da carne ed è stata effettuata una prima disinfezione”. Ora le procedure sono in mano all’azienda che completerà la sanificazione. “Si tratta di un impianto grande e i tempi saranno lunghi anche perché pollina e materiali (residui organici degli animali) devono rimanere fermi per permettere la naturale inattivazione del virus. L’allevamento resterà vuoto per circa due mesi: le operazioni proseguiranno sotto la nostra supervisione”.

Il primo campione biologico era stato prelevato e inviato dall’impresa stessa: “Avevano riscontrato mortalità anomala in un settore dell’allevamento, senza sintomi gravi: sospettavano un problema respiratorio”. Dopo l’abbattimento dei capi malati, è poi arrivato l’esito genetico dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Padova: “Il virus non è correlato ai focolai del nord Italia presenti in questa stagione – prosegue il medico –. Non ci sono collegamenti con altri impianti, quindi è probabile che l’introduzione sia dovuta a fauna selvatica. È un elemento favorevole perché sembra che l’aviaria sia stata intercettata presto”. Sul fronte dei controlli: “Abbiamo verificato gli stabilimenti industriali nel raggio di 10 chilometri e al momento sono tutti negativi. Stiamo controllando anche tutti gli stabilimenti che sono stati in contatto tramite l’accesso di veterinari, personale, mangimi, perfino le ruote dei camion. Andiamo indietro di 20 giorni per ricostruire la possibile via d’ingresso del virus, per assicurarci che non si sia diffuso”.

La natura del territorio e il periodo rendono la situazione delicata: “Le nostre zone pianeggianti sono ricche di corsi d’acqua e uccelli migratori provenienti dal nord Europa. La pianura e la fascia costiera sono le aree più a rischio”. Romboli lancia un appello anche ai cittadini che hanno animali da cortile: “Chiediamo la collaborazione di tutti. Tante famiglie in campagna hanno delle galline: consigliamo di tenerle chiuse e separate dagli animali selvatici. La prevenzione è fondamentale tanto quanto l’intervento – sottolinea –. Abbiamo terminato le operazioni sanitarie sul focolaio, ma continueremo ancora per un mese a monitorare gli allevamenti e gli spostamenti. L’aviaria non è solo un problema sanitario ma anche economico: nel nostro territorio l’avicoltura è un settore produttivo molto importante”.

Valentina Paiano