Operata a 37 anni per l’asportazione di un tumore cardiaco benigno e salvata con un intervento complesso al Maria Pia Hospital, struttura convenzionata con il servizio sanitario nazionale.
Cos’è il mixoma
Il tumore cardiaco primitivo più frequente (40%-60% dei casi), con un’incidenza di 5 casi ogni 10 mila persone, e che nelle donne è di 3 volte maggiore rispetto agli uomini. Si definisce benigno perché non si diffonde ad altri organi, ovvero non dà metastasi. Ma dal punto di vista clinico si comporta in modo “maligno”: può crescere e peggiorare l’ostruzione del flusso sanguigno fino a bloccare il passaggio del sangue, causare embolie ed eventi acuti gravi (ictus, ischemia di organi o arti) e, nei casi peggiori di occlusione acuta della valvola mitrale, anche provocare la morte improvvisa. L’intervento in questo caso è considerato urgente e risolutivo, perché l’asportazione completa porta alla guarigione e riduce al minimo il rischio di recidiva.
CHIRURGIA
Cuore a destra, fegato a sinistra: eccezionale intervento su un paziente con anatomia “al contrario”
01 Novembre 2025
Il team
L’intervento è stato eseguito dal team guidato dal Professor Davide Ricci, nuovo responsabile dell’unità di Cardiochirurgia. La donna era stata valutata con una visita specialistica cardiologica dal dottor Alessandro Decio, cardiologo, su indicazione del medico dello sport per un riscontro all’ECG di un blocco di branca destra associato a numerose extrasistoli sopraventricolari e ventricolari. La donna presentava in sostanza sintomi di cardiopalmo e astenia. Da qui l’indicazione all’intervento.

Il mini-accesso al cuore
Perché l’intervento è difficile
“La rimozione di un mixoma atriale sinistro tramite minitoracotomia è complessa per diversi motivi – spiega il professorRicci –: il tumore si colloca infatti in una sede delicata, vicino al setto interatriale, a contatto con valvole e vasi, quindi serve estrema precisione”.
La tecnica
“Per questo – aggiunge – impieghiamo la chirurgia mininvasiva operando con un accesso ridotto rispetto alla sternotomia tradizionale. Il chirurgo lavora in uno spazio limitato ma con una visibilità migliorata, nonostante ridotti margini di manovra, grazie all’utilizzo di una specifica telecamera (videoscopia). Inoltre, si rende necessario collegare il paziente alla macchina cuore-polmone in circolazione extracorporea, operazione che richiede tecnica ed esperienza. Infine, vi è il rischio di frammentazione del tumore che va invece rimosso integro, evitando che frammenti si stacchino causando embolie”. Dopo l’intervento la paziente è stata ricoverata in ospedale per 7 giorni per poi rientrare al proprio domicilio in ottime condizioni di salute generale.
Lavoro di squadra
“Vogliamo continuare a potenziare le metodologie mininvasive per offrire interventi sempre più efficaci e meno traumatici per il paziente, così come fatto per questo caso. In cardiochirurgia il lavoro di squadra è cruciale, un coordinamento puntuale con il team dei cardioanestesisti, guidato dal dottor Andrea Cuccio, con gli infermieri della sala operatoria, i tecnici di perfusione e fisiopatologia cardiovascolare, e con il personale dei reparti di Cardiochirurgia, Terapia Intensiva, Cardiologia Riabilitativa(diretta dal Dott. Marco Ribezzo) ed Emodinamica (diretta dal Dott. Mauro De Benedictis”, conclude Ricci, da quest’anno responsabile della Cardiochirurgia -. Continueremo a lavorare per una sempre maggiore integrazione delle tecniche mininvasive nei percorsi diagnostici e chirurgici, l’ampliamento degli standard della chirurgia bloodless e l’incremento della formazione interdisciplinare e della ricerca clinica con un maggiore coinvolgimento in studi clinici internazionali nell’ambito di chirurgia valvolare, circolazione extracorporea e anestesia avanzata, nonché un rafforzamento delle collaborazioni con centri universitari e di ricerca”.
Chirurgia bloodless o “senza sangue”
Un approccio che mira a minimizzare la perdita di sangue durante gli interventi chirurgici, riducendo così la necessità di trasfusioni. Si basa su una combinazione di tecniche chirurgiche, strumenti avanzati, gestione pre- e post-operatoria e, a volte, recupero e riutilizzo del sangue del paziente. I benefici includono un recupero più rapido e minori rischi post-operatori.