La Alpecin-Deceuninck continua a costruire le sue fortune affidandosi alla classe e al talento di un numero ristretto, ma molto efficace, di corridori. Il bilancio stagionale non può che essere di primissimo ordine, se si pensa che sono maturate le vittorie in due Classiche Monumento e di sette tappe dei vari Grandi Giri. Rimane però l’impressione di una squadra che ha raccolto meno di quello a cui aveva abituato, vuoi per alcuni problemi fisici che hanno condizionato alcuni dei suoi “grandi nomi” in momenti focali della stagione e vuoi per un reparto, quello della “seconda unità”, meno produttivo rispetto alle stagioni più recenti.

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Sempre e comunque, Mathieu van der Poel. Il campione neerlandese è stato una volta di più fondamentale nell’economia della squadra belga, conquistando vittorie pesantissime e garantendo alla maglia dei fratelli Roodhooft la consueta grande esposizione in alcuni dei momenti più importanti della stagione. La stagione di VDP era iniziata con il successo a Le Samyn ed era proseguita con la solita, sfavillante, primavera: vittoria dalle mille emozioni alla Sanremo, dominio alla E3 Saxo Classic e terza, leggendaria, affermazione consecutiva alla Parigi-Roubaix. Nel mezzo c’era stato anche il terzo gradino del podio al Fiandre, altro “giardino” in cui il neerlandese si muove, ormai da tradizione, quasi a piacimento. Passata la stagione delle Classiche, si è rivisto tre mesi dopo, correndo un Giro del Delfinato da protagonista (cinque volte su 8 tappe nei primi 10 di giornata) e affrontando il Tour de France alla “sua” maniera: una grande vittoria, qualche giorno in Maglia Gialla e una serie di attacchi da lontano con i quali ha deciso di spremersi il più possibile, fino al momento in cui un malanno fisico non lo ha costretto al ritiro. Da lì, la sua stagione si è un po’ involuta, tanto da vedersi in azione solo al Renewi Tour, chiuso comunque con un successo. Alla fine, si può dire che abbia corso “poco” (41 giorni), ma i risultati rimangono quelli di un campionissimo.

Quel che vale per l’illustre compagno appena citato, vale pure per Jasper Philipsen, le cui sorti sono legate a doppio filo con quelle della squadra. Sono arrivate vittorie pesanti, fra cui la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, la prima tappa del Tour de France e tre traguardi alla Vuelta a España. Il successo al Tour, peraltro, gli ha permesso di indossare anche la sognata Maglia Gialla, ma il suo percorso nella Grande Boucle si è interrotto subito per via di una caduta. Un incidente di gara, peraltro, lo aveva condizionato anche durante la primavera, condizionandone il rendimento in alcune gare da lui molto attese. Alla fine, comunque, le vittorie complessive sono state sette e i piazzamenti importanti parecchi. Rispetto alle passate stagioni, però, il raccolto è stato meno florido.

Il primo anno da neoprofessionista è stato eccellente per Tibor Del Grosso, su cui si poggiano molte delle speranze di “continuità” della squadra. Il neerlandese non ha vinto tanto (una tappa al Giro di Turchia), ma è stato uno dei corridori capaci di tenere nel cuore delle corse affrontate i colori della formazione belga, inanellando una serie di piazzamenti di rilievo e lanciando diversi segnali di grande classe, soprattutto quando c’era da cambiare ritmo in testa alla corsa. Da vedere quel che potrà fare con un anno e con tanti chilometri in più, ma la prospettiva sembra particolarmente interessante.

Come per i colleghi più illustri, anche per Kaden Groves è stata una buona stagione, ma non ottima. L’australiano si è gettato nelle volate del Giro d’Italia, uscendone con un successo e con un secondo posto, e poi si è visto anche al Tour de France, dove, almeno inizialmente, avrebbe dovuto correre in appoggio di Philipsen. L’uscita di scena del belga gli ha lasciato più spazio, che lui però non ha occupato nelle volate: la partecipazione al Grande Giro francese è stata comunque enormemente nobilitata dalla vittoria ottenuta – in fuga! – nella penultima tappa, caratterizzata da un profilo tutt’altro che per velocisti. Dopo il Tour, tre giorni di corsa e altrettanti ritiri: avrà avuto modo di tirare il fiato, in modo da presentarsi al meglio all’inizio della prossima stagione.

Nella “seconda unità” della squadra belga, ha spiccato, al solito Quinten Hermans, ottimo interprete delle corse movimentate. Non è però arrivato il successo che potesse mettere tutta la stagione sotto una luce diversa, anche se il rendimento (e i punti UCI) raccolti dal belga non può essere trascurato. Chi è invece riuscito a prendersi un trofeo è stato Timo Kielich, capace di vincere la Antwerp Port Epic e di mettere insieme una buona serie di risultati nell’arco di una stagione che lo ha visto impegnato molto spesso. Loro due lasceranno la squadra nei prossimi giorni e lo stesso avrebbe dovuto fare Edward Planckaert, che però ci ha ripensato: anche lui, comunque, è stato vivace interprete delle corse affrontate, raccogliendo anche un terzo posto di giornata al Giro e uno alla Vuelta. Per lui il prossimo anno, data l’ampia ristrutturazione dell’organico in corsa, potrebbero aprirsi anche spazi più importanti, in termini di obiettivi personali.

Fra i neoprofessionisti, sia Ramses Debruyne che Emiel Verstrynge hanno lanciato qualche buon segnali, fra tentativi di attacco e buoni piazzamenti. Anche per loro, tendenzialmente “nuovi” a questo livello, il futuro potrebbe portare qualche occasione importante. Medesimo discorso per lo sloveno Gal Glivar, anche lui alla prima stagione fra i “grandi” e spesso capace di far bella mostra di sé nelle corse affrontate: il raccolto personale non è stato di quelli indimenticabili, ma sembrano esserci ampi margini di crescita. Fra i giovani, va registrato il primo successo ottenuto da Simon Dehairs, che si è imposto in un arrivo del Giro di Turchia e che ha fatto vedere di avere quelle qualità da finalizzatore che in questa squadra vengono sempre tenute in grande considerazione.

Qualche piazzamento lo ha portato a casa, soprattutto nella prima parte di stagione, Gianni Vermeersch, anche se il rendimento complessivo non è stato in linea con quanto fatto vedere in passato. Alcuni numeri di rilievo li ha fatti registrare il tedesco Henri Uhlig, soprattutto in corse non di primissimo piano. Buone cose, nella prima parte di stagione, erano inoltre arrivate dall’unico italiano in organico, Luca Vergallito, nuovamente fra i più continui della squadra quando la strada sale; la seconda parte di stagione del corridore lombardo però è stata meno brillante rispetto alla parte precedente. Come sempre importante, infine, è stato l’apporto dei corridori normalmente al servizio dei grandi nomi di squadra: è il caso di Jonas Rickaert, Fabio Van den Bossche e Sylvain Dillier, importanti in momenti e su terreni diversi, ma spesso fondamentali per i successi dei compagni di colori.

+++ Mathieu van der Poel
++ Jasper Philipsen
+ Tibor Del Grosso

FLOP

Michael Gogl è da tempo un corridore che non riesce più a ritrovare quel colpo di pedale che lo aveva portato, in un passato neanche troppo lontano, a essere protagonista di corse importanti. L’austriaco, in scadenza di contratto e ancora senza una chiara sistemazione per la prossima stagione, ha portato a termine una stagione senza alcun lampo, allungando quindi la fase discendente della parabola che ne ha caratterizzato il percorso agonistico degli ultimi anni.

Doveva essere invece la stagione del rilancio per il danese Johan Price-Pejtersen, che poteva portare alla causa anche qualche risultato importante soprattutto nelle prove a cronometro. A conti fatti, però, il rilancio non c’è stato, dato che l’ex Bahrain Victorious non è andato oltre qualche piazzamento non indimenticabile, eccezion fatta per il terzo posto nella cronometro di apertura della Tirreno-Adriatico. Fuori dalle crono, poi, l’apporto del danese è stato abbastanza contenuto.

Qualche speranza di rilancio poggiava anche sui polpacci di Lars Boven, dal quale ci si aspettava qualche gradino verso l’alto in termini di crescita agonistica. Il neerlandese, uscito dal vivaio dell’allora Jumbo-Visma, è rimasto però nell’ombra delle (poche) corse affrontate, non riuscendo a riproporsi sui livelli toccati da giovanissimo. Anche lui è in scadenza di contratto e anche la sua carriera, almeno in questo momento, sembra in una fase di stallo.

Un paio di discreti piazzamenti non alzano il tono della stagione portata a termine da Stan Van Tricht, che aveva vissuto un ottimo 2024 e che poi, nella stagione successiva, non è riuscito a ripetersi. Il velocista australiano Jensen Plowright si è diviso fra lavori in chiave collettiva e alcune corse affrontate con la possibilità di fare il suo gioco: il bilancio di queste ultime, però, non è stato particolarmente entusiasmante, seppur migliorato da un paio di prime pagine di ordini d’arrivo conquistate nel finale di calendario. Qualcosa in più ci si poteva poi aspettare da Xandro Meurisse, corridore spesso capace di ritagliarsi il suo spazio in gare di un giorno mosse e incerte: il 33enne belga, però, non è andato oltre qualche sporadico piazzamento, con il decimo posto alla Clásica San Sebastián come punto più alto toccato nell’arco dell’anno.

Oscar Riesebeek poteva rientrare nel capitolo precedente, quello degli infaticabili gregari, ricompensati dalle varie vittorie dei capitani, ma il suo 2025 andrà in archivio anche con la “macchia” di essere stato l’unico corridore a essere estromesso da una corsa per una doppia “ammonizione”, comminatagli per manovre pericolose in gruppo. Robbe Ghys, altro specialista dei “treni”, è stato raramente chiamato in causa dalle scelte di squadra, ritrovandosi ad affrontare gare non di primissimo piano, senza particolari sussulti. 

Juri Hollmann ha provato a mettersi in luce con qualche tentativo di fuga, senza particolare fortuna, mentre Jimmy Janssens ha percorso gli ultimi chilometri della carriera senza riuscire a mettersi sotto i riflettori, come invece gli era capitato nelle stagioni passate. Qualche tentativo di attacco lo ha provato anche l’austriaco Tobias Bayer, che ha però concluso l’annata senza trovare il modo di dare peso al credito di cui godeva al momento del suo approdo fra i professionisti. Poco da segnalare, infine, per il neozelandese Sam Gaze, che mantiene la mtb come obiettivo primario della sua attività e che, parlando di strada, non ha fatto

– Lars Boven
— Johann Price-Pejtersen
— Michael Gogl

Classifica UCI

La Alpecin – Deceuninck ha chiuso il 2024 al nono posto della Classifica UCI a squadre, una posizione più giù rispetto al 2024, con 11017 punti (quasi 3500 in meno, se paragonati al totale della scorsa stagione). Di seguito il dettaglio dei punti raccolti dai 20 ciclisti più produttivi nell’arco della stagione appena conclusa.

CORRIDORE NAZIONE PUNTI VAN DER POEL Mathieu NED 3838 PHILIPSEN Jasper BEL 2438 GROVES Kaden Alexander AUS 1400 DEL GROSSO Tibor NED 760 HERMANS Quinten BEL 656 VERMEERSCH Gianni BEL 424 KIELICH Timo BEL 379 MEURISSE Xandro BEL 274 PLANCKAERT Edward BEL 269 DEHAIRS Simon BEL 251 PLOWRIGHT Jensen AUS 218 UHLIG Henri GER 185 DEBRUYNE Ramses BEL 141 VERGALLITO Luca ITA 109 VERSTRYNGE Emiel BEL 90 GHYS Robbe BEL 63 BAYER Tobias AUT 63 VAN DEN BOSSCHE Fabio BEL 58 PRICE PEJTERSEN Johan DEN 51 GLIVAR Gal SLO 50

Miglior Momento

Come negli anni passati, c’è Mathieu van der Poel nelle foto che hanno immortalato i momenti più luminosi della stagione della squadra belga. Il neerlandese ha lasciato segni da campione nei momenti in cui ha indossato la divisa da gara e lo ha fatto su palcoscenici importantissimi, fra Monumento e Tour de France. Il successo alla Roubaix entra direttamente nella leggenda anche per via di questioni statistiche, ma il finale della Milano-Sanremo, da lui vinta, rimarrà probabilmente per sempre nelle menti e nei cuori degli appassionati. Come poi è riuscito a fare anche sulle pietre del Nord, VDP è riuscito a portare al limite il praticamente imbattibile Tadej Pogačar, gestendo alla perfezione gli ultimi chilometri e prendendosi un successo straordinario, l’ennesimo di una carriera fantastica.


Volate – 8.8


Classiche – 9


Grandi Giri – 6.6


8.1

Due vittorie pesantissime e altri lampi di spessore nelle tappe dei Grandi Giri e in alcune classiche, con un parco protagonisti però abbastanza ristretto. Rimane invece il vuoto per quel che riguarda il discorso classifiche generali. Se alcune delle “bandiere” della squadra hanno esaurito la loro spinta, almeno con questi colori, qualche giovane talento si è affacciato sulla scena: è arrivato quindi il momento del rinnovamento, anche se il nuovo scenario avrà sempre Mathieu van der Poel sotto i riflettori.


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