Correva l’anno 1955, e il nome di Grace Kelly era ormai una presenza familiare in cartellone, grazie alle recenti interpretazioni in La finestra sul cortile e Il delitto perfetto. Alla cerimonia degli Oscar di marzo (meno di due mesi prima che un incontro casuale con il principe Ranieri di Monaco durante il Festival di Cannes cambiasse il corso della sua vita) l’attrice salì sul palco per ritirare l’Oscar alla miglior attrice per il film La ragazza di campagna. Per quanto ricco di riserbo, il suo discorso fu accorato. «L’emozione di questo momento mi impedisce di dire ciò che sento veramente», disse, indossando un abito di raso blu ghiaccio della costumista Edith Head. «Posso solo dire grazie con tutto il cuore a tutti coloro che hanno reso possibile tutto questo. Grazie».

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Settant’anni dopo, nella sala da ballo dorata dell’Hotel Plaza, un’altra cerimonia ha riunito un gruppo di artisti, stavolta per ricevere premi intitolati alla stessa principessa Grace. L’occasione, mercoledì sera, era il gala annuale della Princess Grace Foundation-USA, un’organizzazione istituita in sua memoria nel 1982 (il presidente Reagan, che comprendeva cosa significasse cambiare carriera, ospitò il primo gala alla Casa Bianca nel 1984). Pur essendosi ritirata dalle scene dopo il suo matrimonio del 1956 (a sua volta uno spettacolo cinematografico trasmesso dalla MGM in cambio della rescissione del suo contratto), la principessa Grace, sapendo quanto potesse essere difficile la strada della creatività, proseguì la sua opera di benefattrice e mentore discreta per una schiera di artisti.
«Una volta mi disse di aver sostenuto poco meno di 250 colloqui e audizioni (perché ne teneva un registro) prima di ottenere il suo primo lavoro retribuito», racconta John Lehman, presidente del consiglio di amministrazione della fondazione, in una conversazione congiunta con il figlio della principessa Grace, il principe Alberto II. Grace Kelly era cresciuta a Philadelphia con due zii che provenivano dal mondo del teatro: l’artista di vaudeville Walter Kelly e il drammaturgo George Kelly, vincitore del premio Pulitzer. Decenni dopo, avrebbe invitato a Monaco musicisti e ballerini, oltre a vecchi amici come Cary Grant. «Ricordo di aver visto Rudolf Nureev e Margot Fonteyn esibirsi proprio nel cortile del palazzo quando avevo otto anni, e questo tende a lasciare il segno», dice il principe Alberto II, che il mese prossimo porterà i suoi gemelli di 10 anni a vedere Cats al teatro dell’opera nazionale. Sua madre desiderava essere ricordata soprattutto come «un essere umano perbene e premuroso», dice il monarca. In questo spirito, «siamo rimasti fedeli all’impegno di aiutare giovani artisti promettenti».