Il numero di AD di novembre racconta come, in modi e con estetiche differenti, preservare il passato non significa imbalsamare il tempo ma proiettare l’eredità nel nuovo. Come la designer e architetta Giulia Foscari: anche lei è tornata a casa, la sua è Venezia, e in un palazzo d’epoca sul Canal Grande ha restaurato un grande appartamento del ’500 e l’ha fatto vibrare con opere d’arte e arredi di grandi autori, da Le Corbusier a Sabine Marcelis, fondendo in un personalissimo blend secoli di storia.

Su pareti in marmorino lucido rosa, il disegno Anti-Entropy di William Kentridge.
Sedie di Marcel Breuer e tavolini Barcelona di Mies van der Rohe con un’antica maschera greca. Sul cavalletto di Carlo Scarpa, un autoritratto di Zoran Mušič. A sinistra: L’affaccio sul Canal Grande guarda dalla chiesa della Salute al ponte dell’Accademia.
Anche a Milano, nel cuore della città, AD apre visivamente le porte di una meravigliosa casa in cui «pare di attraversare continenti e secoli in pochi passi», grazie alla mano felice dell’interior designer Umberto Branchini, un AD 100. Mentre Tarek Shamma, un altro AD 100, ma a un’altra latitudine, in Egitto, non lontano dal Cairo, ha co-progettato la sua casa di famiglia, immersa in un’ex piantagione di mango, una casa “appropriata” la definiscono, intima e monumentale quanto basta, un vero luogo del cuore dove riunirsi, che domani sarà una ricordo di famiglia, oggi è una promessa di futuro.