di
Massimo Massenzio
Ma la «spedizione» è stata fermata dai carabinieri. La madre teme che il figlio possa avere subito anche abusi sessuali, ma finora non ci sono riscontri
Le minacce sono iniziate via social, poi è stato lanciato l’appello a trovarsi tutti a Moncalieri e infine è partita la spedizione punitiva. Una quarantina di ragazzi si sono dati appuntamento nel centro della cittadina per «un semplice confronto» con uno dei tre giovanissimi indagati per le vessazioni e le torture subite da Giacomo (nome di fantasia), un quindicenne in carico ai servizi sociali con fragilità psico-emotive, durante la notte di Halloween.
Lo slogan scelto su Instagram è «finite peggio di Faneto», con riferimento al rapper, accusato di presunte violenze nei confronti della sua ex fidanzata, che pochi giorni fa sarebbe stato vittima di un agguato.
«La deve pagare»
L’obiettivo è la casa di un ex compagno di classe di Giacomo, anche lui quindicenne ma l’intero isolato è presidiato da carabinieri e polizia locale di Moncalieri. «Noi lo conosciamo, fino a poco tempo fa era tranquillo, ma poi ha iniziato a fare cavolate. Adesso ha esagerato e non può pensare che noi ce lo scorderemo. Non se lo dimenticherà nemmeno il nostro amico che avrà quelle immagini davanti agli occhi per sempre. E a noi sembra il minimo stare qua. La deve pagare».
In Procura
La madre del giovane, accusato di sequestro di persona e violenza privata si affaccia in strada, piange, poi torna dentro. Si sparge la voce che il quindicenne non sia in casa e alla fine desistono.
Poco prima alcuni di loro avevano incontrato Giacomo, con un cappello in testa a coprire le ferite lasciate dalla lametta usata dai suoi aguzzini per torturarlo: «Io sono tranquillo — ha detto salutando gli amici radunati in piazza per lui —. Adesso sono quegli altri che hanno finito di vivere». Subito dopo è salito in auto assieme ai genitori ed è andato via.
Già domenica sera un gruppo di persone aveva cercato di farsi giustizia, ma l’arrivo di una pattuglia li aveva convinti ad allontanarsi. Sabato pomeriggio, invece i tre ragazzi, assieme a due adulti si sarebbero trovati in un bar per unh chiarimento, finito con una precipitosa fuga.
Il timore è che ci possano essere altre spedizioni punitive e ieri pomeriggio, 3 novembre, per chiarire tutti i contorni della vicenda, Giacomo è stato ascoltato, con il supporto di uno psicologo, dai pm della Procura per i Minori. I carabinieri stanno intanto cercando di riempire le 17 ore di buco fra la sua uscita di casa (alle 20 di venerdì sera) e il momento in cui i suoi aguzzini gli hanno restituito il cellulare (alle 13 di sabato). Giacomo ha raccontato di essere stato portato in una casa a Torino. Non troppo distante dal Po e dalla Dora, nell’interno di un grande corso. Una zona dove si alternano abitazioni di lusso e palazzi meno eleganti. E non mancano telecamere di videosorveglianza, che potrebbero essere utili alle indagini.
La ricostruzione
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la sera del 31 ottobre Giacomo aveva detto alla madre che sarebbe andato a dormire dal nonno, che invece era convinto che sarebbe stato ospitato da un amico. In stazione ha incontrato quelli che credeva due amici, di 15 e 14 anni. A i tre, nel corso della serata si è unita anche una ragazzina di 16 anni e insieme sarebbero andati a casa del 14enne, dove non c’era nessun adulto.
La vittima, che ha riportato evidenti tagli alla testa, rasata a zero, ha raccontato di essere stato sequestrato e torturato. Ma alla denuncia non è stato allegato, per il momento, alcun referto medico. La madre teme che il figlio, che è seguito da una cooperativa sociale e frequenta regolarmente un centro diurno, possa avere subito anche abusi sessuali, ma finora non ci sono riscontri.
Per il momento i tre indagati non sono ancora stati interrogati: «Sono ragazzi fragili — ha commentato la procuratrice capo dei minori Emma Avezzù —. A volte basterebbe una telefonata in più dei genitori e anche un post sui social in meno. Se volessero essere ascoltati, assieme ai loro legali, possono presentarsi qui da noi, sanno dove trovarci».
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4 novembre 2025 ( modifica il 4 novembre 2025 | 09:26)
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