Il regista premio Oscar: “Da giovane andavo tanto in bici ma non sono un grande sportivo. Ma i valori olimpici e Malagò mi hanno convinto”
Giornalista
4 novembre 2025 (modifica alle 09:16) – MILANO
Chi lo conosce, anche poco, non può non aver sorriso quando domenica scorsa sul profilo Instagram ufficiale di Milano-Cortina 2026 è apparsa la notizia che sarebbe stato uno dei tedofori olimpici. Perché lui, Giuseppe Tornatore da Bagheria, regista premio Oscar, non solo ha poco a che fare con la neve, ma ha notoriamente pochissima confidenza con lo sport. Dietro a questa storia ci deve essere altro. Allora abbiamo cercato di toglierci ogni curiosità.
Ci racconta come si è arrivati a questa iniziativa, che noi apprezziamo molto ma che da lei, a essere sinceri, non ci saremmo aspettati?
“La verità è che quando mi hanno chiamato per propormi di fare il tedoforo per i prossimi Giochi sono rimasto molto sorpreso, proprio perché io non sono mai stato un grande sportivo, anzi, tutt’altro… Lì per lì ho avvertito un certo senso di smarrimento”.
“È successo che è intervenuto il mio amico Giovanni Malagò e mi ha spiegato quanto potesse essere interessante”.
“Mi ha detto che era una cosa bellissima, rara, che prima di me lo avevano fatto tante personalità che nessuno si sarebbe mai aspettato. Riflettendoci ho pensato, o meglio ho avuto la presunzione di credere, che questo semplice gesto potesse in qualche maniera riscattare la mia tradizionale pigrizia sportiva”. (Ride)
Una forma estrema di compensazione insomma, la rivincita dei pigri!
“Ecco, la rivincita dei pigri mi piace”.
Ma siamo certi non ci sia solo questo.
“Ovviamente. Ci sono i valori rappresentati dalla fiamma olimpica, il senso dell’armonia, della pace, valori a cui sono sempre stato molto sensibile. Quindi a un certo punto ho iniziato a vederlo come un atto doveroso, un atto simbolico. Forse è simbolico solo per me, ma ho capito che era un atto giusto e ho accettato. Giovanni con le sue parole ha saputo scuotermi, ha ravvivato in me una certa attitudine al significato di alcuni gesti. Perché una cosa è la mia pigrizia sportiva, un’altra la mia attenzione al significato di piccoli sacrifici, come può essere quello di una persona che non ha mai fatto sport e decide di fare trecento metri correndo. O meglio, simulando una corsa…”.
Trecento metri sono abbordabili, ce la può fare!
“Infatti ce la farò. Non ho mai fatto sport, ma un minimo di esercizi per mantenermi attivo li faccio, anche per bilanciare la sedentarietà di certe stagioni del mio lavoro: a volte sono costretto a stare per diversi mesi seduto dalla mattina alla sera e poi improvvisamente per un anno intero sto in piedi a correre avanti e indietro…Questa discontinuità cerco di compensarla con un po’ di esercizi che faccio costantemente, non sono del tutto all’asciutto. Trecento metri ce la dovrei fare, anche se non ho mai nemmeno giocato a calcio…”.
Però con la bicicletta, che ha mostrato in tanti suoi film – da “Nuovo Cinema Paradiso” a “Malena” -, ha una certa confidenza.
“Quello è vero. Da giovane ci andavo moltissimo. Adesso mi limito a un po’ di cyclette”.
“Non ci ho neanche mai provato. Meglio la tradizionale cyclette e il tapis-roulant, un’ora al giorno e un’ora e mezzo nel weekend”.
Beh, mica male. Va a finire che non è nemmeno così “antisportivo” come ci ha sempre fatto credere…
“Ma portare la fiamma olimpica è un’altra cosa ed è proprio questo che mi ha convinto. Ho voluto puntare a una certa discontinuità rispetto alle mie abitudini. Per quella che può essere la mia semplice sensibilità, ho capito che soprattutto in un momento difficile come questo, il mio simbolico sacrificio sportivo da pigro può avere un significato. Quantomeno lo ha per me. Magari partendo da qui potrei diventare un vero atleta!”.
Parlava di momento difficile: l’Olimpiade è anche un simbolo di unione e fratellanza.
“Certo, è il superamento delle distanze e delle differenze, un valore assoluto che oggi dobbiamo tutti rimarcare”.
“Il 6 dicembre, giorno della partenza da Roma del viaggio italiano della Torcia”.
Passioni sportive da osservatore? Ha la fama di essere tifoso del Palermo.
“Diciamo che di calcio non mi occupo per niente, però visto che quasi tutti i miei amici e molte delle persone che mi stanno a cuore sono romanisti, quando vince la Roma sono contento. Poi è vero, seguo un po’ anche le vicende del Palermo, la squadra della mia città. Sapete qual è l’unico momento in cui mi appassiono davvero? Quando l’Italia gioca i Mondiali. Purtroppo non succede più da tanto tempo, speriamo stavolta di riuscire a farcela. Perché solamente in quel momento riesco a capire che cosa sia la passione per il pallone, il tifo vero, non perdo neanche un minuto di ogni singola partita degli azzurri”.
Palermo e Roma sono unite da un nome: Paulo Dybala. Quando giocava in rosanero, nel 2014, disse che la storia di questo argentino giovanissimo partito per la Sicilia le piaceva.
“Posso essere sincero? Non me lo ricordo. Però sono contento che oggi giochi e segni per la Roma”.
Allora ci vediamo il 6 dicembre…
“Speriamo di non fare brutta figura e di tenere alto il nome dei pigri di tutta Italia!”.
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