Bologna, 3 novembre 2025 – Se lo scorso anno a vincere il World Press Photo fu ’A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece’, di Mohammed Salem, quest’anno il prestigioso riconoscimento va alla fotografa palestinese Samar Abu Elouf con lo scatto per il New York Times ’Mahmoud Ajjour, Aged Nine’, che da domani si può vedere in mostra alla Galleria Modernissimo.
Per il terzo anno l’esposizione che viaggia tutto il mondo, arriva a Bologna, ospite della Cineteca, dove resterà fino al 30 novembre con 42 storie premiate tra 60mila lavori arrivati di 3.778 fotografi di 141 Paesi.
Il dramma della guerra in primo piano al Modernissimo
È ancora il dramma della guerra a Gaza in primo piano, ancora una storia di bambini, di innocenza infranta, di traumi e dolore. In questo caso, però, il piccolo Mamhoud è sopravvissuto alla barbarie e al dramma, anche se lui stesso, ne è diventato una testimonianza tragica.
Perché la foto in questione, parte di un reportage sui rifugiati in Qatar, lo immortala con le due braccia mutilate: mentre la sua famiglia fuggiva da un attacco israeliano, Mahmoud è tornato indietro per incitare gli altri ad andare avanti, ma è stato sorpreso da un’esplosione.
E Abu Elouf – che è la sesta fotoreporter ad aggiudicarsi il riconoscimento in 70 anni – l’ha incontrato e poi fotografato quando vivevano nello stesso campo profughi in Qatar, dove lei ha iniziato a frequentare la famiglia.

Le fotografie esposte al Modernissimo
Mostra suddivisa in 6, come le regioni in cui sono state scattate le foto
Questa è solo una delle tante trame del reale che World Press Photo 2025 porta all’attenzione attraverso il contest. Suddiviso nelle sei regioni in cui le foto sono state scattate e selezionate per le categorie singole, storie, progetti a lungo termine. Parla di Africa il reportage ’Women’s Bodies as Batterfields’ della toscana Cinzia Canneri, che nel 2017 ha iniziato a documentare le esperienze delle donne eritree in fuga dal regime repressivo del proprio Paese, amplificando le voci delle sopravvissute in un’ottica di resilienza per sfidare il trauma e la perdita.
Ancora Africa nel lavoro sulla rivolta giovanile in Kenya proposto dallo spagnolo Luis Tato di France-Presse: sua la foto del poster 2025, con quel fumogeno color porpora che attrae per poi mettere a fuoco i ragazzi in rivolta.
Ancora colori fluo da ’festa notturna’ che donano uno strano sapore allo scatto di Mas Agung Wilis Yudha Baskoro, dove in effetti sono ritratti dei lavoratori in viaggio su un camioncino verso un impianto di fusione e lavorazione del Nichel sull’isola Halmahera in Indonesia, sotto una pioggia battente, all’orizzonte le ciminiere: l’impatto dell’estrazione è fortissimo e la sua fusione ha portato ad una crescita dell’inquinamento atmosferico.
Un curioso reportage di Chalinee Thirasupa è intitolato ’Basta con la mania delle scimmie nella città tailandese’ e mostra i macachi che hanno davvero colonizzato la città di Lopburi, facendo accorrere i turisti (portatori di cibo) che però dopo il covid sono scomparsi, lasciando le scimmie affamate e aggressive.
Tra le foto singole anche quella di Jerome Brouillet che ha immortalato in uno scatto leggendario, il surfista Gabriel Medina mentre emerge trionfante, come se volasse, da un’onda gigante, durante i giochi olimpici di Parigi 2024.
Bologna, città importante per la fotografia
Ospitare ancora una volta la mostra, che poi in estate viene portata sul grande schermo di piazza Maggiore, completa di tutti gli scatti, fa di Bologna una città importante per la fotografia, come sottolineano Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca e Fulvio Bugani di Image e come riconosce Babette Warendorf, direttrice delle mostre e del fundraising World Press Photo.
La durata della mostra sarà costellata da incontri al Modernissimo, con fotografi come Musuk Nolte, Antonio Faccilongo, Aliona Kardash e Daniel Chatard, Monika Bulai. Info: cinetecadibologna.it.