La squadra abbraccia e copre Leo Ostigard (foto Genoa CFC Tanopress)
L’emozione ha una voce: quella genovese di Murgita e quella napoletana di Criscito. Chiamato nottetempo a tamponare la peggiore crisi del Genoa nell’era dei tre punti, questo duo particolare è intervenuto con il bisturi della normalità. Entrambi avevano un vantaggio: conoscevano il paziente, ancorché moribondo, e la sala operatoria. Serviva, però, individuare la radice del problema che era soprattutto l’incomunicabilità tra Vieira e lo spogliatoio. Il Grifone uscito deriso dal confronto con la Cremonese aveva il dovere di cambiare e l’ha fatto nel peggior modo possibile: perdendo tempo nonostante la settimana già corta per l’impegno di mercoledì. Rinnovata una fiducia di mera facciata, è stato mandato in avanscoperta il solo tecnico francese. Ci ha ripensato, fatto un passo indietro e risolto il contratto rinunciando a una parte di emolumenti che allevieranno il bilancio rossoblù. Significa avere contezza di tutto, non soltanto del soddisfacimento del proprio ego. Chapeau, ma a un Vieira in palese confusione non doveva essere rinnovata la fiducia.
Lucidità e credibilità hanno permesso a Murgita e Criscito di lasciare il segno. Infatti, la risposta dei calciatori è stata evidente non soltanto per confutare che l’ultimo posto fosse colpa loro. Non era un problema di modulo perché il Genoa inizia e convince con la difesa a tre ma finisce e vince con un 4-4-1-1 che è altra declinazione dello schieramento pervicacemente proposto da Vieira, ma con le ali che partono più arretrate. Niente, o poca, costruzione dal basso; uomini giusti impiegati nel ruolo adeguato, su tutti Norton-Cuffy e Martin, quinti perfetti per tecnica e fisicità. La grande prestazione del catalano ribadisce che la motivazione della sua improvvisa assenza non fosse la pendenza contrattuale, bensì il rapporto divenuto difficile con il precedente tecnico. Impossibile rinunciare alla sua qualità al cross: ne ha scagliati una quindicina pieni di significato, con soli due errori. Lo stesso vale per il londinese: ha un motore incredibile e una testa da Premier League che lo porta a travolgere anche oltre il novantesimo.
Si può comunicare alla squadra anche attraverso le sostituzioni e all’84’ il messaggio è stato chiaro. La partita viveva un equilibrio sospeso, da fiato trattenuto. Una coppia tecnica d’emergenza, con addosso l’etichetta ad interim che non onora i trent’anni di servizio genoano in comune, poteva anche scegliere di conservare il pareggio. Invece, Murgita ha tolto un mediano come Thorsby per Gronbaek, ala inespressa, inserito per colpire in contropiede assieme al rinsavito Messias. Il resto lo fa Ekuban, le sue fatiche da sherpa, l’incornata cervina di Ostigard che risuona secca come un colpo di fucile. Ecco, mister ci siete riusciti: avete fatto capire che cosa serve per salvare il Genoa. Avete dimostrato una genoanità che fa luce. Luce rossoblù. Meritereste un’altra opportunità, allenare al Ferraris prima della sosta e sperare di ottenere una conferma come fu per Gilardino. Gli occhi di Murgita e Criscito parlano chiaro: dateci altri novanta minuti con questi ragazzi. L’emozione ha una voce.
