Da cinque anni Juan Carlos vive lontano dalla Spagna dove, dalla morte del dittatore Francisco Franco nel 1975, regnò fino all’abdicazione nel 2014 quando il trono passò nelle mani di suo figlio Felipe. 

Il libro-verità

Mercoledì esce in Francia l’attesa autobiografia, «Reconciliacion» (edita in Francia da Stock), scritta dal re emerito, padre di re Felipe VI, con Laurence Debrai. E riconciliazione è la parola perfetta per raccontare la storia di un re finito in esilio ad Abu Dhabi. Juan Carlos ha detto infatti di voler scrivere questa discussa autobiografia – dopo tanti scandali, sentimentali e finanziari che hanno toccato la famiglia reale a Madrid – perché «ho la sensazione che vogliano rubare la mia vera storia». 

Le parole sul dittatore Franco

L’ex sovrano 87enne si racconta con il peso dei suoi errori, l’amarezza di chi si sente dimenticato e parole destinate a suscitare polemiche. «Se sono stato re lo devo a lui», ammette parlando di Francisco Franco, il dittatore che lo designò come successore nella Transizione alla democrazia. «Nutrivo enorme rispetto per lui, apprezzavo la sua intelligenza e il suo senso politico. Non ho mai ammesso che nessuno lo criticasse in mia presenza», scrive Juan Carlos. Arrivando a riconoscere che il ‘caudillo’ “Aveva una visione chiara dello Stato di Spagna e del suo avvenire». Le rivelazioni arrivano mentre la Spagna si prepara a celebrare, il 22 novembre, i 50 anni della restaurazione della monarchia, commemorazione dalla quale l’ex capo dello Stato è stato escluso. «Ancora oggi devo adeguarmi ai desideri della Casa Reale e del Governo. Alla fine, la mia vita è stata dettata dalle esigenze della Spagna e del trono. Diedi libertà agli spagnoli instaurando la democrazia, ma non ho mai potuto goderne per me stesso», si compiange il re emerito.

I 100 milioni dall’Arabia Saudita

Tra i capitoli più oscuri anche i 100 milioni di dollari ricevuti dall’Arabia Saudita. «Un regalo che non seppi rifiutare. Un grave errore», ammette. Lo scandalo, esploso nel 2020, spinse Felipe VI a rinunciare all’eredità paterna “per proteggere la Corona”.

L’amante Corinna e l’abdicazione

Fra mea culpa e confessioni, l’ex capo di Stato torna poi sul viaggio in Botswana del 2012 con l’amante Corinna zu Sayn-Wittgendtein, che segnò l’inizio della fine del suo regno. “Un viaggio lontano e costoso che può sembrare totalmente fuori luogo rispetto alla situazione del Paese”, ammette. «La relazione con Corinna ha avuto un impatto deleterio sul mio regno e sulla mia vita familiare», riconosce l’ex monarca. «Ha oscurato la mia reputazione agli occhi degli spagnoli».

I rapporti con il figlio

Nel 2014 l’abdicazione in favore di Felipe VI, che lo avrebbe poi allontanato: «Mi ha voltato le spalle per dovere, ma lo soffro come padre», confessa Juan Carlos, lamentando di essere “l’unico spagnolo che non ha una pensione dopo quasi quarant’anni di servizio”, dopo il taglio dell’appannaggio reale.

Dove vive oggi

Dopo le inchieste – poi archiviate anche grazie all’immunità – la scelta dell’autoesilio. Da Abu Dhabi – dove vive da 5 anni concedendosi un paio di puntante l’anno in Galizia per partecipare alle regate – Juan Carlos parla con affetto della moglie ‘Sofi’, la ex regina Sofia, “l’incarnazione della nobiltà d’animo”, rimasta alla Zarzuela. Ma lamenta “amaramente” che non sia mai andata a trovarlo.

I dissacordi con la suocera Letizia

Con la regina Letizia, l’emerito riconosce invece “un disaccordo personale”. “La sua presenza non ha favorito la coesione delle relazioni familiari”, annota. Mentre ritiene la nipote Leonor, “estremamente preparata” per la futura successione di una monarchia “fragile” perché “recente”. E ancora oggetto di attacchi. 

La regina Elisabetta

Poi Juan Carlos racconta un aneddoto: «La regina Elisabetta II cercò di dissuadermi dall’abdicare: “Un re muore con i piedi nelle sue scarpe di sovrano”», mi disse


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