Le parole dell’allenatore nerazzurro alla vigilia del quarto impegno del girone di Champions League

Daniele Vitiello
Daniele Vitiello
Redattore/inviato 

Domani torna a suonare a San Siro la musichetta della Champions League. L’Inter ospita i kazaki del Kairat Almaty, in queste ore impegnati nel lungo viaggio aereo verso Milano. Intanto è il momento delle parole dei nerazzurri, nella classica conferenza stampa della vigilia. Cristian Chivu è pronto a presentare la sfida. Qui le sue considerazioni, raccolte dagli inviati di Fcinter1908.it ad Appiano Gentile.

Dà fastidio sentire del punteggio pieno in Champions per gare facili?

“Non sto ad ascoltare cosa dicono gli altri di noi. Domani sarà importante, non è facile. Vincere in Champions League non è mai facile, ancora più che in campionato. Bisogna accettare che affrontiamo una squadra che ha superato quattro turni preliminari, ha eliminato Slovan e Celtic. Se qualcuno vuole dire che la partita sarà semplice, può dire quello che vuole. Noi non abbiamo mai mancato di rispetto a nessuno, sappiamo quanto è difficile giocare questa competizione”.

In cosa potete migliorare?

“Possiamo migliorare sempre, ne siamo consapevoli. Vogliamo continuità, dobbiamo accettare che si può cadere, ma che bisogna reagire. Capiterà di nuovo di essere in una tempesta, il calcio in questo è come la vita in generale. Avete cercato di mettere in difficoltà Carlos, mi è piaciuto come ha risposto. E’ un ragazzo maturo, umile e che sa dove vuole arrivare. Questo stiamo cercando di diventare: un gruppo maturo, consapevole che gli anni e le stagioni sono sempre difficili. Bisogna rimanere in piedi durante le tempeste, aspettare che passino perché è bello anche godersi il sole dopo”.

Possibile Pio Esposito-Bonny dal primo minuto?

“Ho tutti e quattro gli attaccanti a disposizione domani, è la cosa più importante. Nelle scelte non penso mai alla partita successiva, penso sempre al presente. Per me sono tutti titolari, possono partire dall’inizio. Sono importanti anche quelli che subentrano, è accaduto a Verona nel momento di difficoltà. Qualche energia in più hanno dato. Dovevamo fare delle scelte per ridare un po’ di energia. Lautaro non è un caso: basta vedere come lavora. Siamo la squadra che fa più gol di tutti, nonostante qualcuno tira in mezzo i gol subiti. Io preferisco anche vincere talvolta 4-3”.

Che momento stanno vivendo De Vrij e Acerbi che non stanno giocando ma sono teoricamente titolari?

“La teoria non esiste, esiste il campo. Sono tutti bravi, possono giocare ovunque. Chi ha fatto il centrale, interpreta facilmente la difesa a tre. Sono anche palleggiatori, strutturati. A volte qualcuno di loro ha più velocità dell’altro, questo influisce su alcune scelte che faccio. Bisogna accettare le mie scelte perché sono sempre fatte per il bene della squadra”.

Da cosa dipende la scelta del centrale?

“Mi prendo la responsabilità di tutto quello che faccio, così le cose sono chiare. Adesso cerchiamo la polemica, ma io scelgo in base a chi penso possa aiutare la squadra. Si parla di meritocrazia, ma i miei ragazzi hanno sempre lavorato bene. Nessuno si è mai tirato indietro, qualcuno magari più incazzato perché non ha giocato quanto si aspettava. Le mie scelte però sono sempre ragionate, tengo presente dei minutaggi fatti. Cerco di accontentare tutti, senza creare squilibri dal punto di vista difensivo. I gol subiti sono colpa mia: di 12 gol subiti ne ho presi 7 in due partite. Lì si poteva far meglio, ma dal punto di vista mentale e non difensivo”.

Come vedi Martinez in allenamento?

“Per noi è importante integrarlo nel gruppo, stargli vicino. Non è semplice per lui, ma per nessuno. E’ una cosa più delicata di quanto qualcuno possa pensare. Aspetto le indagini, anche se a quanto pare lui non abbia colpe, ma una persona non c’è più. Noi dobbiamo stargli vicino, supportarlo e accettare che la vita a volta non è come noi desideriamo. Bisogna superare determinati momenti”.

Come fai a dare un equilibrio nei giudizi ai calciatori?

“La prima regola è saper perdere. Per me nasce tutto da quello. Se non sai perdere, non sai vincere. I ragazzi sono professionisti, hanno ambizioni personali e rispettano lo stemma che hanno sul petto. Non pensano al cognome che hanno sulla schiena. Lasciare da parte l’ego, capire quali sono i nostri sogni, ci aiuta a capire che la perfezione non esiste. La tempesta arriva sempre, bisogna saper stare in piedi a testa alta e schiena dritta. Qualcuno fuori non riesce ad accettare la sconfitta come si deve, perché le aspettative sono alte, è facile vincere e i calciatori vengono giudicati in base ai guadagni e altre cose che non hanno a che fare con la realtà. La colpa non è loro se questo è lo sport che pratichiamo, loro seguono solo ciò che hanno sempre sognato da bambini”.

Come si fa a far capire a Lautaro che è importante anche quando non segna?

Io a Lautaro ho fatto un gesto: sorridere. Felicità e passione. Lautaro è un leader, a volte quello che sente come responsabilità gli annebbia i pensieri e sono pensieri negativi. Io gli ho detto: tu sei chi sei, sai quanto lavori, sai quello che rappresenti per noi e quanto noi ti ammiriamo. Ma impara anche a sorridere. Deve sorridere un po’ di più