Si aggirava in solitaria tra i viali di Villa Taranto zaino in spalla, cavalletto in mano ed esposimetro al collo: il fotografo britannico Michael Kenna è stato qualche giorno sul Lago Maggiore. E ha trascorso anche qualche ora nei giardini botanici di Verbania a caccia dello scatto perfetto. Si guardava intorno, senza fretta. Non avrebbe avuto senso d’altronde affrettarsi, non è nel suo stile.
Per gli appassionati di fotografia (e non) Kenna è un noto nome internazionale, un maestro del bianco e nero e di un’arte onirica, di cui ha mantenuto l’approccio artigianale e strettamente artistico fatto spesso di lunghe esposizioni e attese, della ricerca del momento perfetto, di pochi scatti e ben studiati.
LA STORIA
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Settantuno anni, fotografo soprattutto di paesaggi e rigorosamente in bianco e nero (oltre che in assenza di persone), Kenna è arrivato a Verbania per una visita del territorio. Ha girato tra le isole Borromeo, Suna, Pallanza (è anche salito sul campanile della chiesa di San Leonardo per scattare dall’alto).
E poi si è preso tre ore, dalle 8 alle 11, per girare tra i viali dei giardini di Villa Taranto in autunno: sveglia presto per cogliere le prime luci del giorno e soprattutto evitare la presenza di persone.
Il fotografo britannico Kenno alla ricerca dello scatto pertetto a Villa Taranto

«Ho sempre pensato alla fotografia come a una conversazione – spiega Kenna -. Sulle prime, appena incontri qualcuno, lo scambio rimane per lo più superficiale, poi più hai tempo e lo trascorri insieme, maggiore e più profonda è la connessione che si crea. E allora diventa una collaborazione, una relazione. Così è la mia con la fotografia».

In tre ore trascorse nel silenzio passeggiando in solitaria a Villa Taranto Kenna ha scattato «due, tre foto. Non di più. È un posto bellissimo, ma sono consapevole di averne visto un centesimo. Ho realizzato poche immagini: trascorro infatti molto tempo prima di scattare, non come oggi con l’iPhone che si utilizza ovunque – sorride, estraendolo dalla tasca -. Voglio però tornare, in questi posti, e trascorrerci più tempo».
Sul Lago Maggiore il fotografo inglese era già stato, a Stresa. «Bellissime montagne, bellissimo lago, belle persone, ottimo cibo – elenca, sempre sorridendo -. Sono qui con mia moglie e, per la bellezza dei paesaggi che ci circondano, è come vivere un’ennesima luna di miele. In passato avevo trascorso una notte, in inverno, sull’isola Pescatori ed era stato diverso: non c’era nessuno in giro, rispetto a questa stagione in cui invece ci sono ancora turisti».

Stile lento e riflessivo
La sua è una fotografia lenta, riflessiva, di ascolto, dove di solito non compaiono mai presenze al di fuori del paesaggio, protagonista assoluto.
«Prediligo fotografare prima che arrivino le persone o quando sono andate via – spiega l’artista -. Mi capita di fare esposizioni anche molto lunghe, o lavorare di notte. Al grand hotel Majestic (dove ha soggiornato, ndr) sono andato in cima, sulla terrazza, e ho piazzato le attrezzature: salgo anche durante la notte a fotografare, se è il caso».
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