Negli ultimi anni, in molte città italiane si parla sempre più spesso di piste ciclabili, strade sicure e mobilità sostenibile. Si vogliono città più a misura di persona con meno traffico e meno smog. Ma appena un Comune prova a costruire una nuova ciclabile o a togliere qualche parcheggio, scoppia la polemica: proteste, insulti, commenti furiosi, eccetera eccetera.

Questo fenomeno ha un nome preciso: Bikelash.

Cos’è il Bikelash

La parola viene da “bike”, cioè bicicletta, e “backlash”, che significa reazione negativa. In pratica, il Bikelash è la rabbia o la resistenza che nasce quando si fanno politiche a favore della bici o si riduce lo spazio per le auto.

Non è una guerra tra ciclisti e automobilisti, anche se spesso sembra così. È piuttosto un segnale di quanto siamo legati alle nostre abitudini e di quanto ci spaventa cambiare. Ci mostra che modificare il modo in cui viviamo la città non è solo una questione di traffico, ma soprattutto culturale.

Parigi nuove ciclabili 2023

ParigiPerché succede

Per capirlo, basta guardare le nostre città. Da sempre sono state costruite intorno alle automobili: strade larghe e parcheggi ovunque. Muoversi a piedi o in bici è sempre stato considerato qualcosa di strano, da sportivi o da chi non poteva permettersi un’auto.

Oggi, quando si prova a cambiare e a restituire un po’ di spazio alle persone, molti lo vivono come una perdita: meno parcheggi, più traffico, paura di perdere clienti se si ha un negozio su una via pedonalizzata. Sono timori comprensibili, ma quasi mai reali: dove le piste ciclabili sono ben fatte, la qualità della vita cresce e anche i negozi ne traggono beneficio.

C’è poi la questione culturale: per molti l’auto resta uno “status symbol”, mentre la bici è vista come un mezzo da poveri, da ambientalisti o da “strani”. Questi pregiudizi in Italia e non solo, contano ancora molto nel modo in cui immaginiamo la città.

Milano traffico auto

MilanoCome si manifesta

Il Bikelash a volte è una protesta vera e propria, con petizioni e raccolte firme. Altre volte è una valanga di commenti indignati sotto un post sui social. C’è chi parla di “traffico impazzito per colpa dei ciclisti”, chi chiede di “rimuovere subito quelle strisce gialle che tolgono spazio alle auto”.

In certi casi le polemiche diventano così forti che le amministrazioni decidono di fare marcia indietro e smantellano una ciclabile appena realizzata. Eppure i dati dicono che la maggioranza dei cittadini è favorevole a misure che rendano le strade più sicure. Solo che chi si oppone è più rumoroso, e quindi viene ascoltato di più. Forse.

Grab lavori ciclabile via Panama Roma foto Il Messaggero

Grab lavori ciclabile via Panama (Roma) foto Il MessaggeroIl ruolo dei media

Sui social bastano pochi minuti sotto un post per trasformare una discussione sulla mobilità in una guerra tra fazioni. I commenti diventano aggressivi, e sembra che ci siano solo due categorie: automobilisti da una parte, ciclisti dall’altra.

Ma nella realtà non è così. Quasi tutti noi, a seconda dei giorni, siamo un po’ entrambe le cose: usiamo l’auto, i mezzi pubblici, i piedi o la bici, secondo le esigenze. Non esistono due “tribù” separate, esistono solo persone che si devono muovere.

Il linguaggio dei social, però, ci spinge a scegliere un lato, a semplificare tutto, a vedere nell’altro un nemico. Così il confronto si blocca e il cambiamento diventa più difficile.

Perché è importante riconoscerlo

Il Bikelash non è solo fastidioso: è un vero ostacolo al cambiamento. Ogni volta che una pista ciclabile viene bloccata o rimandata per paura delle proteste, perdiamo tempo e occasioni per rendere le nostre città più vivibili. Eppure, le ciclabili non servono solo ai ciclisti: migliorano la sicurezza di tutti, riducono gli incidenti, puliscono l’aria e creano spazi più accoglienti per le persone.

Per questo capire il Bikelash, parlarne e gestirlo è fondamentale. Cambiare una città non è solo un lavoro tecnico: è un processo culturale. Serve spiegare, ascoltare, mostrare i vantaggi e rispondere alle paure. Quando le persone si sentono coinvolte, la resistenza si riduce e il cambiamento diventa possibile.

In Repubblica Ceca, ad esempio, si è visto cosa succede quando quel malessere non viene ascoltato. Lì è nato un partito che difende l’automobile come simbolo di libertà. Si chiama “Automobilisti per se stessi” e, guidato dall’ex pilota Filip Turek, ha ottenuto oltre il 6% alle ultime elezioni. Il suo messaggio è semplice: basta con piste ciclabili, Zone 30 e regole che penalizzano chi guida. Dietro quel consenso c’è la stessa reazione che vediamo ovunque: la paura di essere esclusi da una trasformazione che sembra pensata da altri, per altri.

Come si può affrontare

Contrastare il Bikelash non significa zittire chi protesta, ma trovare modi per discutere senza scontrarsi. Alcune idee possono aiutare:

  • Coinvolgere i cittadini prima di iniziare un progetto, spiegando cosa si vuole fare e perché.
  • Raccontare storie reali, non solo numeri: il genitore che accompagna i figli a scuola in bici, l’anziano che finalmente può camminare tranquillo su un marciapiede largo.
  • Essere trasparenti: dire cosa cambierà, anche se all’inizio può creare disagi.
  • Far parlare la maggioranza silenziosa, quella che apprezza i miglioramenti ma non commenta sui social.
  • Mostrare i risultati concreti: meno incidenti, più sicurezza, più persone che scelgono di muoversi senza inquinare.

Quando i benefici diventano visibili, le critiche perdono forza, perché i fatti parlano più forte delle parole.

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