Ci sono dei momenti nella vita calcistica di una società per i quali non conta un dato statistico, una classifica fatta di numeri ancorché negativa. Conta altro.
Quando, alla vigilia della partita i tifosi hanno visto apparire Murgita e Criscito vestiti di quel rossoblù antico a cui erano stati legati (e lo sono ancora) per 10 anni assime, ci si è rituffati in quelle atmosfere di antico stampo fatto di cuore, di appartenenza ai colori, alla voglia di viivere una bellissima avventura calcistica.
È stato un tuffo nel passato di un Genoa che si diceva «gioca da Genoa». E infatti, ecco, che al di là di tattiche o di scelte tecniche, si è rivisto in campo “quel” Genoa, che viveva di cuore, di gambe e di testa.
Non è stato fatto nulla di nuovo, i giocatori erano gli stessi di Vieira, ma qualcosa “dentro” lo hanno sentito tutti ed è apparsa quella squadra che onestamente Vieira aveva preparato e impostato nello scorso campionato.
Non è vero che nel calcio non esiste il sentimento, la creatività, il senso della maglia e della bandiera. Così non si era mai visto un gol così straordinario di Malinovskyi (aspettavamo da mesi il suo famoso tiro da lontano) così si è rivista una difesa attentissima, (lasciamo però perdere i calci d’angolo, eh…) con un Norton-Cuffy incredibilmente attivo, come Vasquez e persino Ostigard ha deciso la partita contro il Sassuolo con il tanto atteso gol di testa.
E ancora: non è stato necessario cambiare, si fa per dire, modulo perché chi ha vinto la partita sono stati i giocatori, solo i giocatori che hanno ritrovato in squadra…due “giocatori” come loro con i quali si sono subito intesi.
Ora, si chiede al nuovo ds Lopez, di non avere fretta nel cercare un nuovo allenatore, che, vuoi o non vuoi, sarebbe uno dei tanti disoccupati che non aspettano tanto che trovare un posto e guadagnare qualche euro.
Si ponderi bene la scelta: ricordiamo che Gilardino passò dalla Primavera del Genoa alla prima squadra e ottenne i risultati che conosciamo. Su altre sponde Palladino anche lui transitò dalle giovanili alla prima squadra diventando un tecnico niente male. Ora ci si chiede: perché un Criscito e un Murgita che sono ancora “giocatori”, che hanno immediatamente fatto gruppo con la squadra non possono essere i migliori tecnici del momento e potrebbero restare sulla panchina rossoblù?
I tecnici Criscito e Murgita (foto Genoa CFC Tanopress)
Si è capito che i rossoblù titolari hanno rivisto i due amici come nuovi acquisti, allo stesso loro livello. Si realizzerebbe una nuova e curiosa direzione tecnica: fatta in sostanza solo da giocatori, una forma di “autogestione” che potrebbe funzionare benissimo. E ancora una volta il Genoa porterebbe al calcio una grande novità direzionale.
Adesso, naturalmente, è anche necessario scendere con i piedi per terra, dopo essersi resti conto che il percorso nuovo e positivo è ancora possibile. Natuaralmente la società dovrà muoversi: perché, se è vero che Sucu ha salvato il Genoa, ma con 40 milioni, quasi a prezzo di realizzo, ora non deve pensare di vivere su questa modesta cifra, ma muoversi finanziariamente con un po’ più di amore verso una società che ha sempre elogiato e apprezzato.
Ci vuole ancora qualche rinforzo, visto che dal punto di vista psicologico i due straordinari “ragazzi” con la maglia rossoblù hanno ridato la spinta giusta. Questo significa investire e aggiungere qualche rinforzo economico per riprendere un cammino ripreso grazie ai nostri due amici.
Quando Ostigard ha gettato dentro la porta neroverde la palla vittoriosa, l’antico tifoso Aldo Piccardo ha battuto cento volte la mano sul cuore dov’era cucito lo scudetto rossoblù. E gridando «Cuore! Cuore!» quasi si è messo a piangere. È tornata, insomma, un po’ di genoanità.
Vittorio Sirianni