di
Viviana Mazza

Trump: «I repubblicani hanno perso perché non c’era il mio nome sulla scheda elettorale»

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE 
NEW YORK – «II futuro è nelle nostre mani. Amici miei, abbiamo rovesciato una dinastia politica» ha detto Zohran Mamdani nel suo discorso della vittoria ieri notte in un teatro di Brooklyn. «Giriamo pagina su una politica che abbandona molti e risponde solo a pochi. New York oggi ha conquistato un mandato per un cambiamento, un mandato per un nuovo tipo di politica, per una città che possiamo permetterci».

Zohran Mamdani è il 111° sindaco di New York: è stato dichiarato il vincitore appena mezz’ora dopo la chiusura dei seggi. Non solo al Paramount Theatre di Brooklyn dove ha tenuto il suo discorso, ma nelle strade si sentivano grida di gioia e gente che suonava il clacson per festeggiare. Mamdani si è rivolto direttamente a Trump, sfidandolo: «Donald Trump, siccome so che stai guardando, ho quattro parole per te: Turn the Volume Up» (Alza il volume). Ha affermato che New York sarà «la luce in questo momento di oscurità». Lo ha chiamato «despota» e ha aggiunto: «Se un luogo al mondo può mostrare come sconfiggere Donald Trump, questo è la città che lo ha creato». New York è «una città di immigrati, supportata da immigrati e da oggi guidata da un immigrato» ha concluso Mamdani: «Ascolta Trump, per arrivare a uno di noi, dovrai passare attraverso tutti noi».



















































La sua vittoria è stata possibile grazie soprattutto a 104.000 volontari, molti dei quali giovani, che hanno bussato a 3 milioni di porte e hanno fatto 4,4 milioni di telefonate. Il nuovo sindaco, il primo musulmano e del sud-est asiatico della Grande Mela, ha ringraziato infatti «la nuova generazione di newyorchesi», i giovani che hanno «eroso il cinismo che ha finito per definire la nostra politica». E ha promesso: «Lotteremo per voi perché siamo voi». Poi, rivolgendosi a tutti i newyorkesi, dai bottegai yemeniti ai tassisti senegalesi: «Questa città è anche vostra e così lo è questa democrazia».

L’affluenza ha già superato i due milioni (e stanno ancora contando): è stata definita la maggiore dal 1969. Al 90% dei voti scrutinati Mamdani aveva il 50% delle preferenze, Andrew Cuomo il 42% e Curtis Sliwa il 7%. Il vincitore è vicino ad ottenere più voti del totale di tutti i candidati nelle elezioni per il sindaco nel 2021.

Andrew Cuomo, ex governatore di New York, sconfitto dallo sconosciuto Mamdani già nelle primarie democratiche, aveva deciso di continuare come indipendente. Ieri, circondato dalle figlie, ha dichiarato che la sua campagna è stata un modo per contestare le dinamiche «pericolose» che stanno attraversando il partito e il Paese. La folla ha fischiato quando Cuomo si è congratulato con Mamdani per la vittoria, ma l’ex governatore ha detto: «No, non è giusto».

Il candidato repubblicano Curtis Sliwa ha riconosciuto subito la sconfitta e nel suo discorso ai sostenitori – dopo aver dichiarato di avere rifiutato 10 milioni di dollari che gli erano stati offerti per lasciare la corsa – ha promesso che si assicurerà che Mamdani mantenga mantenere la città sicura (una delle principali promesse elettorali del candidato repubblicano). Al watch party per Cuomo, c’è chi ha accusato Sliwa per la vittoria di Mamdani, poiché ha rifiutato di lasciare la corsa.

«È iniziata l’era Mamdani», scrive il New Yorker. «I suoi rivali hanno cercato di delegittimarlo per la sua giovane età, la sua inesperienza e la sua politica di sinistra. Ma i newyorkesi non volevano un politico indurito dall’esperienza di insider, volevano Zohran Mamdani». «The red Apple, la Mela rossa», titola il New York Post, con un disegno del vincitore che solleva la falce e il martello.

Mamdani ha subito abbracciato, nel suo discorso, la promessa di una «nuova era» caratterizzata da «un governo municipale che aiuta tutti». Ha detto che il suo programma sociale sarà il più ambizioso dopo quello del sindaco italo-americano Fiorello La Guardia. Ha promesso anche che City Hall combatterà l’antisemitismo e che non sarà «mai più possibile usare l’islamofobia per vincere una elezione». Si è detto consapevole che le aspettative sono alte per il suo ingresso tra 58 giorni a City Hall. «Ma le rispetteremo».

«Sono musulmano, sono socialista democratico e rifiuto di scusarmi per queste cose», ha detto Mamdani. È  il primo sindaco musulmano di New York, il primo del sudest asiatico. Non è il più giovane: Hugh J. Grant aveva 31 anni quando fu eletto nel 1889. Non è il primo socialista: David Dinkins era anche lui membro dei Democratic Socialists of America.

La domanda è adesso che cosa farà Trump, che ha invitato a votare per Andrew Cuomo, ha minacciato di togliere i fondi federali alla città se fosse stato eletto Mamdani. Molti credono che invierà la Guardia nazionale. Ma è chiaro che gli elettori di New York hanno risposto proprio a Trump con questa elezione. Il presidente ha twittato sul suo social Truth, a caratteri capitali: «Il fatto che Trump non era sulla elettorale e che c’è lo shutdown sono i due motivi per cui i repubblicani hanno perso le elezioni stanotte, secondo i sondaggisti».
In New Jersey e in Virginia sono state elette due governatrici democratiche moderate, Mikie Sherrill, avvocata ed ex pilota di elicotteri della Marina, e Abigail Spanberger, ex funzionaria antiterrorismo della Cia: entrambe sono state deputate alla Camera e sono le prime donne a coprire la carica di governatore del loro Stato. La loro vittoria insieme a quella di Mamdani terrà aperto il dibattito sulla direzione in cui dovrebbe andare il partito per battere Trump e il trumpismo: al centro o a sinistra?

5 novembre 2025 ( modifica il 5 novembre 2025 | 07:27)