Da tempo si discute della possibile o presunta tossicità dell’alluminio utilizzato come adiuvante nella formulazione di alcuni vaccini. In realtà, gli esperti sottolineano che al momento non esistono studi che mettano in evidenza eventuali effetti collaterali gravi dell’alluminio contenuto nei vaccini, e che, anzi, la quantità che assumiamo regolamento attraverso l’alimentazione è molto più elevata. Anche i risultati di uno studio appena pubblicato su Annals of Internal Medicine, per cui sono stati coinvolti più di un milione di bambini danesi, confermano ora che non esistono prove a supporto di un’eventuale associazione fra l’esposizione all’alluminio contenuto nei vaccini e lo sviluppo di disturbi autoimmuni, allergici o del neurosviluppo.
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26 Giugno 2025
A cosa serve l’allumino nei vaccini
Per condurre la ricerca, gli autori – un team dello Statens Serum Institut (un istituto sotto il patrocinio del Ministero della Salute danese) – hanno sfruttato il fatto che nell’arco di 24 anni sono stati introdotti vaccini a diverso contenuto di alluminio nel programma nazionale di vaccinazione infantile danese. Questo ha consentito di monitorare gli eventuali effetti dei diversi dosaggi di alluminio. Quest’ultimo viene utilizzato da oltre 90 anni nella formulazione di alcuni vaccini per potenziare la risposta immunitaria indotta dall’antigene, ossia dal principio attivo del vaccino stesso (batteri e virus attenuati o loro componenti). L’allumino agisce quindi come adiuvante, e ha in sostanza la funzione di contribuire ad attirare le cellule del sistema immunitario nel punto di iniezione, stimolando così la produzione di anticorpi contro l’antigene.
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I risultati della ricerca
Entrando nei dettagli del nuovo studio, il gruppo di ricercatori ha preso in considerazione i dati relativi a circa 1 milione e 200mila bambini nati in Danimarca fra il 1997 e il 2018. In particolare, hanno utilizzato i registri sanitari nazionali danesi per ottenere informazioni sull’esposizione cumulativa all’alluminio derivante dai vaccini infantili somministrati a ciascun bambino prima dei 2 anni e sull’incidenza di 36 disturbi autoimmuni, 9 atopici o allergici e 5 legati allo sviluppo neurologico. Il follow up è proseguito fino al raggiungimento dei 5 anni di età dei partecipanti.
20 Maggio 2024
Nessuna prova
Dalle analisi è emerso che dosi diverse di alluminio contenute nei vaccini non corrispondono a rischi diversi di sviluppare questi disturbi.
“Questo studio nazionale – concludono gli autori – non ha trovato prove a sostegno di un aumento del rischio di disturbi autoimmuni, atopici o allergici o dello sviluppo neurologico associato all’esposizione nella prima infanzia ai vaccini con aggiunta di alluminio”.
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