Lo stadio San Siro passa a Inter e Milan. Il rogito notarile per la vendita dello stadio e delle aree limitrofe da parte del Comune di Milano a Inter e Milan è stato firmato. Nel frattempo però, sulla compravendita indaga la Procura di Milano per turbativa d’asta. Questa mattina  è stato sentito dai pm Paolo Filippini, Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi il promoter Claudio Trotta, tra i fondatori del comitato Sì Meazza. In una lettera aperta al sindaco, Trotta aveva rivelato che insieme ad altri operatori dello spettacolo dal vivo avrebbe voluto fare una offerta per lo stadio ma che era stato impossibile partecipare al bando del Comune per le tempistiche troppo strette. 

La firma del rogito

La firma del rogito fa seguito alla delibera di vendita approvata dal Consiglio comunale lo scorso 29 settembre.  Il prezzo di vendita di stadio e aree è di 197 milioni di euro. Come precisa la Gazzetta dello Sport, le due società sportive dovranno acquisire lo stadio “entro lunedì” perché “il 10 novembre scatterebbe il vincolo architettonico sul secondo anello, che non potrebbe quindi essere abbattuto”. Inter e Milan avranno un prestito di “circa 100 milioni dalle banche” e verseranno la prima rata da “73 milioni al Comune”. 

L’inchiesta

Claudio Trotta, incrociato al palazzo di Giustizia, è stato sentito come testimone in quanto fondatore (assieme a Luigi Corbani) de ‘Il Comitato Sì Meazza’ nato per salvaguardare ed eventualmente ammodernare la struttura e recuperare a verde l’area circostante. Il promoter musicale, convinto che San Siro potesse essere polifunzionale, già nel 2019 – come lui stesso ha raccontato – era intervenuto sulla vicenda con la proposta di un bando internazionale per la ristrutturazione e la futura gestione dello stadio dopo la fine della concessione nel 2030. Il progetto aveva tre punti principali. Il primo, “abbandonare il terzo anello e fare una struttura portante e di quelle apribili” per usare lo Stadio “365 giorni all’anno” in modo da migliorare “l’acustica sia per chi è dentro che per chi abita fuori”. Poi, installare “un prato retrattile” per consentire un giorno una partita di rugby, un altro giorno un concerto e così via”. E infine, “migliorare i servizi per il pubblico”. L’imprenditore nel campo musicale aveva portato il general manager della Asm Global, dal sindaco Giuseppe Sala e dal dg di Palazzo Marino Christian Malangone dicendo: “Vogliamo un bando pubblico e noi parteciperemo per la ristrutturazione e la gestione futura con o senza le due squadre”. Un piano messo nero su bianco anche in una lettera pubblica al primo cittadino, che ha invece “fatto un avviso di interesse pubblico che non era un bando e si parlava di una area per fare un’operazione immobiliare”. 

Testimone: “Operazione pilotata di speculazione”

“Un’operazione di speculazione immobiliare”. Così il promoter Claudio Trotta, sentito come persona informata sui fatti nell’inchiesta, ha parlato davanti al pm dell’avviso di interesse pubblico per San Siro. Un’operazione attraverso cui, in sostanza, tagliare fuori altri partecipanti che potevano avere altre proposte.

In sostanza, Trotta, che ha organizzato negli anni i più importanti concerti a San Siro, avrebbe messo a verbale di non aver potuto partecipare di fatto a quell’avviso di interesse pubblico tra fine marzo e aprile, che “non era nemmeno un bando”, perché ciò che si voleva portare avanti era un’operazione di speculazione immobiliare, attraverso la vendita ai club, già confezionata. Trotta avrebbe raccontato che più volte lui, dal 2019 in avanti e in più fasi, si era invece interfacciato con Sala e i dirigenti di Palazzo Marino per una soluzione diversa dalla demolizione dello stadio e dalla cessione dell’area che interessava a Milan e Inter, proponendo un progetto di “ristrutturazione e futura gestione dello stadio”, che poteva rimanere in piedi “con o senza le squadre”. 

Inter e Milan: “Il nuovo San Siro diventerà l’icona di Milano”

Inter e Milan hanno affidato a Foster + Partners e Manica il percorso progettuale e di sviluppo di un nuovo impianto di livello mondiale e del masterplan per l’area circostante. A riferirlo in una nota congiunta sono stati i due club, precisando che “lo stadio risponderà ai più alti standard internazionali ed è destinato a diventare una nuova icona architettonica per la città di Milano”. Nell’ambito del progetto, sottolineano ancora le società, “sorgerà un nuovo polo di eccellenza che rifletterà la vocazione sportiva e culturale del quartiere di San Siro e dell’intera città, rigenerando uno spazio urbano nel segno di innovazione, sostenibilità e accessibilità”. L’operazione, perfezionata tramite la società Stadio San Siro S.p.A., sarà supportata da un finanziamento disposto dagli istituti bancari internazionali Goldman Sachs e J. P. Morgan in qualità di coordinatori principali, insieme ai partner bancari dei Club, Banco BPM e BPER Banca. 

Consigliere Fedrighini ricorre al Tar

Nel frattempo, il consigliere comunale milanese del gruppo misto Enrico Fedrighini ha presentato un ricorso al Tar della Lombardia perché venga annullata la delibera approvata dall’aula lo scorso 29 settembre sulla vendita di San Siro. Secondo il consigliere, da sempre contro la vendita dello stadio, sarebbero state lese “le prerogative dei consiglieri comunali tutelate dalla legge e dai regolamenti di funzionamento dell’attività consiliare”. Per Fedrighini, c’è stata “un’omessa convocazione di alcune commissioni”, fra cui anche quella presieduta dallo stesso consigliere, “che non avevano ancora completato il lavoro istruttorio necessario per esaminare compiutamente la proposta di delibera; e conseguente trasmissione in Consiglio della proposta di delibera nonostante il mancato completamento del lavoro istruttorio, una cosa mai successa in precedenza”.

Fedrighini: “Prodotta una lesione dei diritti dei consiglieri”

Inoltre durante la seduta di Consiglio del 29 settembre dopo la trattazione di 18 emendamenti, ci sarebbe stata “l’avvenuta eliminazione di 214 emendamenti presentati e regolarmente ammessi alla discussione, alcuni dei quali di notevole importanza per tutelare l’interesse dell’amministrazione comunale, attraverso un espediente lesivo dei diritti dei consiglieri: l’approvazione di un sub emendamento che ha interamente modificato il dispositivo della delibera, portando la presidenza del consiglio a dichiarare decaduti tutti i 214 emendamenti”, rimarca il consigliere. “Questo ulteriore ricorso che grava, d’ora in avanti, sulla vicenda Meazza in aggiunta ad altri ricorsi presentati in varie sedi, riguarda il ruolo dell’istituzione consiliare e dei consiglieri: questa forzatura ha prodotto una lesione dei diritti dei consiglieri che va sanata, altrimenti significa cancellare la funzione Consiglio comunale e dei suoi componenti”, conclude Fedrighini.

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