Dal latino, passando per l’inglese (e il francese), per comprendere come la rivoluzione industriale ha scoperto il bello

Alcune parole hanno un carattere impetuoso. Quando entrano nella nostra vita si fanno spazio con la forza travolgente di una slavina e sembra che niente possa arginarle o limitarne l’uso. Non è così, ma quando succede raramente ce ne accorgiamo. Una di queste è senz’altro design.

L’inglese dopo un lungo viaggio. Non ci sono dubbi che sia l’ennesima voce che abbiamo preso dalla lingua inglese (Il dizionario di Tullio de Mauro ne attesta l’acquisizione da parte dell’italiano nel 1954), con un’influenza del francese dessein e una parentela con l’italiano disegno. Sul significato torneremo dopo perché è fonte di un interessante dibattito. Dobbiamo ora concentrarci sull’origine perché – come accade infinite volte – il percorso è molto lungo. È un verbo latino, designo, l’origine di questa parola, composto dal prefisso de (nel suo significato di completamento) e dal latino signo (contrassegno, simbolo e nel verbo signare “incidere, indicare”).

Primi incroci di significato. È del tutto evidente che questa provenienza la condivide con la parola italiana disegno, eppure mentre con quest’ultima noi intendiamo una rappresentazione grafica della realtà o dell’immaginazione attraverso linee segni e colori, il design si è specializzato nell’indicare lo stile di un oggetto prodotto seguendo specifici canoni caratterizzanti una “scuola” o un periodo.

Proviamo a capire. Non esiste una data di nascita stabilita per il design. È opinione condivisa che sia uno dei frutti della prima rivoluzione industriale del diciottesimo secolo perché proprio in quell’occasione nascono le progettazioni degli oggetti da produrre e, dalla pura funzionalità, ci si pone anche il problema dell’estetica. Molto genericamente possiamo indicare come paesi di origine del design l’Inghilterra, la Germania (la scuola d’arte del Bauhaus a partire dal 1919 è stata fondamentale), la Francia delle avanguardie e l’Italia, che ha imposto un canone estetico che è alla base del successo dei prodotti “Made in Italy”.

L’inclinazione degli antenati. Se possiamo far risalire alla rivoluzione industriale la nascita del moderno design, sarebbe ingeneroso nei confronti dei nostri antenati non riconoscere agli artigiani dell’antico Egitto, della Grecia e di Roma antica, la capacità di produrre oggetti che alla funzionalità accompagnavano anche una ricerca estetica. Ci troviamo ai confini con la produzione artistica. Pensate alle fontane che dalle più antiche civiltà hanno consentito a uomini e donne di convogliare l’acqua potabile e renderla facilmente accessibile. Ben presto, accanto alla perfetta funzionalità e utilità idraulica, si è creata l’esigenza che queste fontane fossero esteticamente gradevoli per ornare l’arredo urbano, fino al trionfo delle fontane scenografiche del Rinascimento e del barocco. Ulteriore indizio di quanto l’arte sia stata fondamentale nella nascita del moderno design.

Piccola divagazione cosmica. Torniamo per un attimo all’ etimologia latina del verbo designo e alla sua vicinanza con desidero. Dobbiamo fare una piccola incursione nell’opera letteraria più famosa di Giulio Cesare, il De Bello Gallico (Sulla guerra contro i Galli, scritto tra il 58 e il 50 a.C.): nel raccontare la sua campagna militare e le tribù barbariche incontrate, Giulio Cesare si sofferma anche su una abitudine dei suoi soldati. Mentre i loro compagni erano impegnati in battaglia molti di loro si riunivano nell’accampamento sotto le stelle (sidus, sideris) ad aspettare il loro ritorno. Cesare li chiama i desiderantes, coloro che fissano le stelle, aspettando un segno sul ritorno dei commilitoni. Attesa e speranza che formano la base profonda del nostro “desiderio”.

La fredda moderna burocrazia. Molto meno affascinante, e più attinente alla fredda interpretazione letterale, è l’evoluzione moderna del verbo “designare” che riprende uno dei significati fondamentali del latino signo (indicare), per sintetizzare il significato di “nominare qualcuno per un ruolo o un incarico specifico”. Che può comprendere la freddezza di una nomina amministrativa o l’indicazione dell’arbitro che dirigerà il prossimo incontro di calcio.

Un’altra sorellanza del design. Tornando alla parola della quale siamo partiti, abbiamo visto come il design si proponga di coniugare fin dalle origini la funzionalità e l’estetica. Una parola fondamentale per consentire questo risultato è “tecnica”, che identifica la perizia, il “saper fare”, l’insieme delle norme che consentono di svolgere una attività manuale o intellettuale. Tecnica lo dobbiamo alla parola greca techne, che significa arte e che a sua volta si collega alla parola tekton, che in greco voleva dire falegname. Pensate a come tutto si riunisce intorno all’idea di produrre un mobile, alla creatività nel saperlo immaginare, alla competenza per la scelta del legno adatto, alla perizia nel saperlo intagliare, assemblare e lucidare per raggiungere l’obiettivo finale.

Cosa significa oggi. Il design oggi coinvolge moltissimi aspetti della nostra vita. Non indica solamente un particolare lavoro di studio e di progettazione che ha l’obiettivo di realizzare un particolare prodotto, entra in gioco ogni volta che la funzionalità e l’estetica devono concorrere per raggiungere il risultato migliore. Una definizione efficace è questa: “il buon design oggi è ciò che prevede come soluzione di un problema formale un progetto che coniuga bellezza e tecnica”. E sono infiniti i settori in cui esercita il suo ruolo, dall’industria alla moda, dall’oggettistica all’arredamento, dalla grafica alla comunicazione (con nuovissime e importanti applicazioni nella realtà virtuale e aumentata) fino all’urbanistica e al cibo. Insomma, un designer – secondo la definizione di un genio come Bruno Munari – “è un progettista dotato di un forte senso estetico”.



















































4 novembre 2025