di
Lara Sirignano

Al telefono con Roberto Colletti, commissario straordinario dell’ospedale Civico diceva: «Io lavoro per te al di là del sorteggio, sto lavorando io»

«Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa». La sanità in Sicilia era cosa sua. Non sapendo di essere intercettato, l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro, “dominus”, per la Procura di Palermo di un comitato d’affari occulto che, a dire della magistratura, decideva concorsi, nomine e appalti, parlava dei posti di vertice delle Asp dell’Isola.
Conversazioni che, secondo i magistrati, che hanno chiesto i domiciliari anche per altre 17 persone tra cui l’ex ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, dimostrano «l’influenza e l’ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale», dell’ex governatore.

L’indagine, che svela anche concorsi e gare pilotate, e racconta tutte le convulse fasi delle nomine dei manager delle Asp. Ad agosto 2023, era stata pubblicata la graduatoria dei quarantanove professionisti idonei all’incarico di direttori generali, incarichi ambitissimi. Il governo regionale, per garantire la continuità gestionale e funzionale degli enti, aveva prorogato gli incarichi in fino a gennaio 2024. «Dunque, l’iperattivismo registrato, durante l’estate del 2023, da Cuffaro e Carmelo Pace (deputato Dc all’Ars ndr) e dalle fila dei soggetti a loro vicini, anche e soprattutto politicamente, – ritengono i pm – si collocava in un contesto di febbrile intermediazione fra la politica e il mondo della dirigenza sanitaria, finalizzata a collocare ai vertici delle Asp questo o quel dirigente, ciascuno sponsorizzato da una fazione politica piuttosto che da un’altra».



















































«Io lavoro per te…a parte il sorteggio. non ti preoccupare…sto lavorando io! », diceva Cuffaro al fedele amico Roberto Colletti, commissario straordinario dell’ospedale Civico che ambiva a essere riconfermato. «L’impegno profuso da Cuffaro nella nomina – scrivono i pm – era finalizzato all’ottenimento di un controllo sull’azienda ospedaliera, che gli consentisse di agire, all’interno di essa, per raggiungere interessi privati, funzionali ad alimentare il partito politico di cui è segretario, secondo un metodo oramai collaudato».

«Tra il 10 gennaio e il 22 gennaio del 2024 le conversazioni tra l’ex governatore e Colletti si fanno serrate. Colletti lo chiamava per incontrarlo. «…Prima vedo Schifani e poi vedo te… vediamo che aria tira…». Ancora, il 16 gennaio 2024, Cuffaro torna sul punto annunciandogli che stava andando dal presidente della Regione. «Stanno cominciando le danze», dice. E ancora il 22 gennaio 2024, l’ex governatore gli dice essere riuscito ad «aprire uno spiraglio importante», «anche a costo di talune rese, – scrivono i magistrati – ma ribadendo di aver manifestato anche ai suoi interlocutori istituzionali di non voler rinunciare alla nomina di Colletti». 

«Alle fine sarò costretto a rinunciare ad Agrigento se no il Civico non me lo danno ma… va beh, troviamo una soluzione. – spiega Cuffaro a Colletti – Tu non ne sai niente. Ho detto , ‘se voi fate la cosa sulla… Faraoni, io non voglio rotti i cog… con franchezza, io voglio confermato Colletti. Gli ho
detto… Marcè, non mi scassare la minchia sul Civico perché se no faccio saltare il banco, per essere chiaro, va». In conclusione Colletti viene nominato manager, non del Civico bensì dell’azienda sanitaria Villa Sofia. Un ruolo chiave che, secondo i pm, avrebbe consentito all’ex presidente della Regione di avere una sponda per pilotare un concorso per operatori sanitari che doveva far vincere ad amici.

Dall’indagine spuntano anche due talpe: un tenente colonnello dei carabinieri, Stefano Palminteri, e la dirigente regionale Maria Letizia Di Liberti, entrambi indagati. L’ufficiale avrebbe rivelato al politico di indagini in corso nei suoi confronti, la donna gli avrebbe fatto avere, tramite un uomo di fiducia, i bandi della Regione. In cambio avrebbe ottenuto un aiuto per la moglie.


Vai a tutte le notizie di Roma

Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma

5 novembre 2025