Dopo un 2024 con poche gioie, la Bahrain Victorious ha vissuto anche il 2025 lontano dai livelli toccati negli anni precedenti. La formazione di licenza bahreinita, diretta dallo sloveno Milan Eržen, ha chiuso la stagione con 8 vittorie, il dato più basso fin dalla creazione dalla squadra, risalente al 2017 (i successi furono addirittura 30 nel 2021). Qualche risultato di rilievo, comunque, c’è stato, soprattutto in chiave classifiche dei Grandi Giri, contesto in cui però, per il secondo anno consecutivo, non sono arrivate vittorie di tappa. Il bilancio consuntivo si presenta quindi abbastanza scarno e l’attenzione si sposta quindi sul 2026, con la speranza di riuscire a invertire una tendenza al ribasso.

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Da Lenny Martinez, che era stato il colpo del CicloMercato pre-stagione, ci si aspettava tanto e il giovane francese ha fatto il suo, eccome. Delle 8 vittorie di squadra, la metà sono sue e di queste ben tre sono arrivate in corse WorldTour. Il figlio d’arte ha dimostrato una volta di più di avere grande fiuto per i successi nei finali duri e sembra poter puntare verso un futuro da protagonista in quelle che possono essere definite classiche da “media-montagna”. Nella sua stagione c’è stato anche un Tour de France corso da protagonista, anche se non del tutto impeccabile dal punto di vista tattico. L’impressione è che con una definizione precisa degli obiettivi, il 22enne francese possa raccogliere ancora di più nelle prossime stagioni.

Fra le note liete della squadra c’è ancora Damiano Caruso. Puntando verso i 38 anni (compiuti qualche settimana fa), il siciliano è stato capace di vincere una corsa – una tappa della Vuelta Burgos – di chiudere fra i migliori il Tour of the Alps e, soprattutto, di portare a termine il Giro d’Italia al quinto posto della classifica generale, dopo aver cullato anche ambizioni da podio. L’azzurro sarà in sella anche nel 2026 e proverà a raccogliere altri risultati di peso, facendo affidamento soprattutto su una solidità e su una costanza di rendimento che negli anni sono diventate delle garanzie.

Giorni intensi, e brillanti, li ha vissuti anche Torstein Træen, soprattutto durante la Vuelta a España. Il norvegese, grazie a una fuga, si è trovato catapultato in testa alla classifica generale, dove ha saputo rimanere, difendendosi con grande determinazione, per quasi una settimana. Continuando a tener duro, è riuscito a chiudere il Grande Giro spagnolo al nono posto, raccogliendo così, a 30 anni, uno dei risultati più importanti dell’intera carriera, condizionata peraltro da un grave problema fisico. Al momento è senza contratto per la prossima stagione, ma è probabile che riuscirà a occupare una casella che gli permetta di continuare sulla strada della regolarità.

Fra i corridori che hanno dato un buon contributo c’è sicuramente Edoardo Zambanini, che è andato nuovamente vicinissimo alla prima vittoria da professionista. Il successo manca ancora, ma la continuità messa in mostra dal trentino nell’arco di tutta la stagione e il suo consolidarsi rispetto alle annate precedenti sono sicuramente aspetti positivi da tenere in considerazione. Qualche mattone lo ha portato anche Santiago Buitrago, che ha corso tantissimo (72 giorni-gara), chiudendo però l’anno con le tre vittorie alla Volta a la Comunitat Valenciana (due tappe e la generale), maturate a inizio febbraio. Il colombiano puntava sul Tour de France, ma è stato condizionato da una caduta, e si è poi visto alla Vuelta a España, dove si è mosso con generosità, senza però trovare il passo giusto per fare la differenza. Rimane comunque uno dei corridori più produttivi della squadra, considerando anche buon piazzamento arrivato al termine di corse di un giorno (sesto alla Freccia Vallone).

Diversi piazzamenti, senza però portare a maturazione quel guizzo tanto atteso, li ha fatti registrare Fred Wright, capace di chiudere nei migliori 10 la Roubaix e di accumulare dieci piazzamenti nelle varie prime pagine degli ordini d’arrivo, compreso un secondo posto di giornata al Giro del Delfinato. La vittoria, però, continua a non arrivare e d’ora in poi il londinese andrà a cercarsela con una maglia diversa, dato il suo passaggio alla Q36.5.ò Sorpresa apprezzabile è stata quella rappresentata da Afonso Eulálio, che ha assorbito bene il passaggio dalla scena Continental portoghese al WorldTour, anche se la miglior gara della sua stagione è arrivata con colori diversi da quelli della squadra, dato che si trattava del Mondiale di Kigali 2025. Stagione in crescendo, poi, per il britannico Finlay Pickering, che ha mostrato grande coraggio impegnandosi in numerose fughe, spesso su percorsi molto esigenti: gli è mancato il risultato importante, ma la strada imboccata sembra quella giusta.

Il nucleo italiano più giovane della squadra ha fatto esperienze preziose, raggiungendo qualche buon risultato: Alberto Bruttomesso è partito bene lanciandosi nelle volate di inizio stagione, mentre Daniel Skerl ha trovato il suo spazio soprattutto nelle velocissime tappe del Tour of Guangxi. Per Nicolò Buratti ci sono, sul piatto della bilancia, il primo Grande Giro della carriera, portato a termine, e qualche bella prova in finali convulsi, anche a fronte di una concorrenza molto qualificata. Un po’ di chilometri di qualità, con alcuni discreti piazzamenti, li ha accumulati anche il promettente sloveno Žak Eržen, ancora tutto da inquadrare al massimo livello. Qualche lampo di prospettiva è arrivato anche dalle prestazioni di due 21enni neoprofessionisti, il neerlandese Max van der Meulen e il belga Vlad Van Mechelen: niente di irresistibile, ma l’impressione è che ci sia del materiale su cui lavorare.

Ingiudicabile lo sfortunato Nikias Arndt, coinvolto in una tremenda caduta a marzo alla Brugge-De Panne e rimasto di fatto fuori causa per tutta la stagione. Il tedesco è riuscito a tornare alle gare fra agosto e settembre, accontentandosi di riassaporare le sensazioni delle corse e pensando magari già a quello che potrà essere il 2026. Discorso simile anche per Andrea Pasqualon, che aveva iniziato la stagione mettendosi a disposizione dei vari capitani di primavera e che ha poi dovuto fare i conti con le conseguenze del tremendo incidente che lo ha messo fuori causa dal Giro d’Italia.

+++ Lenny Martinez
++ Damiano Caruso
+ Torstein Træen

Capitolo a parte merita Antonio Tiberi, che, a conti fatti, è stato il secondo corridore più prolifico della squadra nell’arco dell’anno. Probabilmente, però, le aspettative, sue e della squadra, erano più alte, pensando soprattutto a quel che poteva accadere al Giro d’Italia: lì, però, il corridore laziale ha pagato dazio, prima alla sfortuna e poi a una condizione in calando, uscendo prima dalla lotta per il podio e poi anche da quella per le prime posizioni della classifica generale. Ripresentatosi con ambizioni al via della Vuelta, l’azzurro ha provato a percorrere la via della fuga, a caccia di vittorie di tappa, non trovando però mai il colpo di pedale giusto. Ma non si possono dimenticare i piazzamenti di peso ottenuti nell’arco dell’anno, fra cui i podi finali conquistati alla Tirreno-Adriatico e al Giro di Polonia.

FLOP

Come nel 2024, ad aprire il capitolo più “doloroso” del bilancio c’è Matej Mohorič. Il corridore sloveno, capace di vincere 25 volte in carriera e di portare a casa anche una Milano-Sanremo, ha completato una stagione nuovamente in calo, dal punto di vista dei risultati e, più in generale, della costanza da alto livello. Il lampo sfoderato in occasione dell’ultima tappa del Tour de France (terzo, dietro Wout Van Aert e Tadej Pogačar) è bastato per riportare alla mente le prodezze di un corridore che sta faticando a ritrovare i livelli di assoluta eccellenza tanto spesso toccati in passato.

Per il velocista Phil Bauhaus la stagione appena chiusa è stata la prima senza successi dal 2016 a oggi. L’esperto tedesco non è riuscito a trovare la zampata giusta, né al Tour de France (due piazzamenti nei primi 10) né nel resto del suo programma, nel quale sono comunque maturati alcuni piazzamenti di buona qualità. Per quello che dovrebbe essere il finalizzatore principale della squadra, almeno in termini di volate, il bilancio non può essere considerato positivo.

Non è certo il corridore da cui si aspettano i successi, ma anche il contributo di Jack Haig probabilmente non è stato all’altezza. L’australiano sembra un lontano parente del terzo classificato alla Vuelta a España 2021e quest’anno non è mai riuscito a lottare né per un successo di tappa né per piazzarsi in classifica generale. Se è vero che in molti casi si è sacrificato alla causa, bisogna anche dire che non è mai sembrato in condizione di poter fare qualcosa di speciale: il nono posto alla Clasica Comunitat Valenciana di inizio stagione è l’unica top ten dell’anno. Troppo poco.

A livello di vittorie è mancato anche il contributo di Pello Bilbao, che al contrario di quanto avvenuto in passato non è mai andato neanche davvero vicino al successo. Il basco ha avuto un’altra stagione con diversi piazzamenti, a cominciare dal terzo posto in classifica generale all’UAE Tour e alle top ten a Tirreno-Adriatico, Giro di Polonia e Tour of Guangxi, tutte corse a tappe World Tour. Rispetto al passato, però, non è quasi mai riuscito a dare l’impressione di poter lottare per qualcosa di importante, eccezion fatta per un paio di frazioni al Polonia. Un Giro d’Italia assolutamente anonimo, così come il Trittico delle Ardenne e un Lombardia in cui ha scelto di andare in fuga, venendo però staccando da corridori meno quotati di lui in salita.

Sotto tono l’intera annata di Robert Stannard, che era tornato alle gare nel 2024 con una notevole determinazione e che invece, in questo 2025, è rimasto spesso nelle retrovie delle varie corse affrontate. Quasi inosservato è passato anche Mathijs Paaschens, arrivato dal CicloMercato con l’intento di aumentare il peso specifico della squadra nelle gare di un giorno, senza però successo. Non è arrivato poi l’atteso salto di qualità per l’austriaco Rainer Kepplinger, che ha buone qualità da fondista, ma che fatica a trovare la sua specializzazione, almeno in termini di risultati.

Kamil Gradek è rimasto votato al lavoro oscuro per i compagni, mentre il 21enne russo Roman Ermakov si è limitato a mettere nel motore tanti chilometri, senza alcun guizzo. Ci si aspettava poi parecchio di più da Matevž Govekar, soprattutto a seguito di quanto fatto nelle annate precedente. Il 25enne sloveno, però, è sembrato dedicarsi maggiormente al lavoro per la squadra che non alla coltivazione di ambizioni personali. Poco da segnalare per Fran Miholjević, che rimane lontano da quelle che erano le premesse del suo approdo fra i professionisti, per il neopro’ gallese Oliver Stockwell e ancor meno per il taiwanese Sergio Tu, in azione raramente nell’arco del calendario stagionale.

– Jack Haig
— Phil Bauhaus
— Matej Mohorič

Classifica UCI

La Bahrain Victorious ha chiuso il 2025 al decimo posto della Classifica UCI a squadre, con 10912 punti. Il dato del raccolto totale è leggermente migliore rispetto a quello del 2024, ma la tendenza rimane a scendere, rispetto alle stagioni di inizio decennio, quando la squadra bahreinita si era attestata come una delle più produttive del gruppo. Di seguito il dettaglio dei punti raccolti dai migliori 20 ciclisti nell’arco della stagione appena conclusa.

MARTINEZ Lenny 1873 TIBERI Antonio 1109.5 WRIGHT Alfred Brockwell 1093 BILBAO LOPEZ DE ARMENTIA Pello 1078 BUITRAGO SANCHEZ Santiago 1077.5 CARUSO Damiano 871 TRÆEN Torstein 632.5 ZAMBANINI Edoardo 622 BAUHAUS Phil 616 MOHORIČ Matej 484 EULÁLIO Afonso 363 VAN MECHELEN Vlad 199 GOVEKAR Matevž 192 PICKERING Finlay Xavier 187.5 HAIG Jack 134.5 KEPPLINGER Rainer 129 ERŽEN Žak 93 BURATTI Nicolò 86.5 STANNARD Robert 38 MIHOLJEVIĆ Fran 33

Miglior Momento

Buona parte dei momenti più felici della stagione della Bahrain Victorious sono coincisi con delle grandi giornate di Lenny Martinez. Il giovane francese, al primo anno in squadra, Fra le vittorie stagionali, quella maturata nell’ultima tappa del Giro del Delfinato, ha particolarmente entusiasmato, visto il tipo di concorrenza che Martinez è stato in grado di vincere, sia per quel che riguarda la fuga di cui faceva parte e sia per il calibro dei corridori da cui è riuscito a non farsi raggiungere (Jonas Vingegaard e Tadej Pogačar), su una salita esigente come quella che porta al Plateau de Mont-Cenis.


Volate – 5.3


Classiche – 5.7


Grandi Giri – 6.8


5.9

Le vittorie sono state poche e le soddisfazioni abbastanza relative, anche se i momenti felici non sono mancati. I guizzi di Lenny Martinez hanno salvato il bilancio e rappresentano una notevole garanzia per il futuro, mentre ci si attende qualcosa in più da una serie di corridori giovani che non hanno ancora trovato la loro giusta dimensione in gruppo. Alcune delle “bandiere” dell’organico hanno mostrato qualche segno di logorio, ma non è da escludere che possano tornare a brillare, almeno nel futuro a breve termine.


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