Graziano Cesari, ex arbitro internazionale e oggi moviolista di Mediaset, si è concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport

Graziano Cesari, ex arbitro internazionale e oggi moviolista di Mediaset, si è concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Tanti ricordi ma anche presente e futuro del calcio tra i temi trattati.

Lei non è stato sfiorato dalle inchieste. Nessuno ci provò mai, con Cesari? 

“Mai. E neppure da moviolista ho ricevuto pressioni, forse c’entra il mio carattere schivo e riservato”.

Lei sarebbe stato un arbitro migliore con il Var?

“L’avrei benedetto. Non dico che sia la panacea di tutti i mali, però un salvagente fondamentale e non se ne può più fare a meno. Noi eravamo in tre, arbitro e due assistenti, oggi sono una squadra tra campo e sala Var”.

Non trova che gli arbitri siano un po’ sudditi della revisione video? Ormai nessuno tiene il punto davanti alle immagini.

“I benefici veri li vedremo con la nuova generazione di arbitri: Zufferli, Marcenaro, Bonacina sono cresciuti con il Var. Detto questo, per fare l’arbitro servono coraggio, personalità e una buona dose di narcisismo”.

Che cosa farebbe per migliorare il calcio?

“Il Var a chiamata mi intriga tanto, perché coinvolge tutti. Introdurrei il tempo effettivo tipo basket, non è ammissibile che certe partite abbiano una durata reale di 45 minuti. Leverei l’immunità per le braccia sul fuorigioco. Le braccia servono per correre, sono attive”.

Cesari, lei per chi tifa?

“Per il Genoa, lo sanno tutti. Conduco il programma ‘Gradinata Nord’, su una tv genovese. Non ho mai arbitrato il Genoa perché ai miei tempi vigeva la territorialità. Avrei pagato per dirigere un derby di Genova, il più bello di tutti”.

Genoa e Samp sono in crisi.

“Sono club con debiti, non hanno fatto mercato”.

Forse la città non regge più due squadre.

“Genoa e Samp hanno 50mila abbonati in due. La fusione mai. Ciascuno per sé, a prescindere dalle categorie. Il derby di Genova non deve morire”.