di
Luca Bertelli

Il giudice del talent show al podcast di Cattelan: «Non me la tiro, ma sono inquieto sin da piccolo. Avevo rinunciato a fare il cantante, ero diventato autore e Francesco Renga prese una mia canzone. Poi Carlo Conti alzò l’età minima per Sanremo Giovani e tutto sbocciò quando non ci pensavo più: ho fatto il fonico anche ai Negramaro, ero un tecnico».

Francesco Gabbani vive un momento molto felice della propria carriera: esordiente giudice a X Factor, reduce da un’estate ricca di concerti dopo il buon riscontro di pubblico a Sanremo con «Viva la vita» (scelta pochi giorni fa anche da Franco Baresi come inno di speranza: l’ex capitano del Milan sta lottando contro un nodulo polmonare), è stato ospite di Alessandro Cattelan nel podcast «Supernova» e qui si è raccontato con la sincerità che lo contraddistingue.

«Mi sono sempre posto in modo solare – ha raccontato – mi chiedono “Come fai a essere sempre così?” e la risposta che è io non sono sempre sorridente e felice, anzi sono un essere molto inquieto e analitico sin da piccolo. La ricerca del senso mi ossessiona, l’unica strada però è l’accettazione. Io scelgo di essere così nell’interfaccia con le altre persone: se tu pensi in un modo positivo riesci poi di conseguenza a esserlo. Scegliere di vedere il lato positivo è una scelta, poi non sempre ci riesco nemmeno io. Non me la tiro, ok, ma è una caratteristica: non mi sono mai costruito delle maschere, ho avuto solo un idolo che è mia nonna Amanda. Lei diceva sempre che stava bene anche quando stava malissimo. Non avevo poster in camera e il dogma mi ferma: non faccio atti di fede verso qualcosa di cui non ho la prova che esista».



















































Gli inizi (non facili), la gavetta e i concerti da fonico dei Negramaro

«Nasco in un ambiente jazz e funky – ha continuato il cantante toscano –  l’unico che ho idolatrato è stato il chitarrista Roben Ford. Snobbavo la musica pop, che ho invece riscoperto nell’adolescenza. “La mia storia tra le dita” di Grignani per esempio è un capolavoro: l’ho scoperto più tardi quando ho iniziato anche io a scrivere musica pop». Gli inizi, non facili: «Sul palco ci sono finito suonando, ho iniziato a 12-13 anni, facevo blues: battevo i locali della Toscana e il giorno dopo magari avevo l’interrogazione di greco al classico con mia madre che si arrabbiava e me ne diceva di tutti i colori». Tante le porte sbattute in faccia: «Il grande pubblico mi ha conosciuto quando ho fatto Sanremo giovani a 33 anni nel 2016: ho passato più di un decennio a fare cose, andavo negli studi a registrare con la mia band “Tricobalto”, qualche contrattino l’avevamo avuto: abbiamo persino aperto il concerto degli Oasis al Blue Note di Milano, ci scelse Noel Gallagher tra le proposte che gli erano state offerte. La gente non ci voleva, poi riuscii a riaccordare la chitarra durante l’esibizione e uscimmo tra gli applausi. Gavetta ne ho fatta tanta e nel frattempo lavoravo nel negozio di mio padre come commesso: facevo il service come tecnico, fui fonico di palco ai Negramaro e ogni tanto ancora lo ricordo a Giuliano Sangiorgi nei backstage quando ci incontriamo…».

La svolta del destino: Sanremo Giovani finalmente nel 2016, dopo aver (quasi) smesso

Il destino ha bussato alla sua porta oltre i trent’anni: «Ero scoraggiato. Mi ero detto che avrei provato fino ai 30 anni a inseguire il mio sogno di musicista per trasformarlo in lavoro. Infatti a quell’età smisi di mettermi in gioco come cantante, facevo solo l’autore per altri: fu Francesco Renga a prendere una mia canzone nel suo disco. Ebbi una coincidenza fortunata: nel 2016, quando Carlo Conti organizzò Sanremo Giovani, rialzò leggermente il limite di età a 33 anni, prima era più basso. Io rientrai al pelo, sono del 1982: se io non avessi partecipato a quell’edizione non sarei qui oggi. Non so se il mio modo di fare musica avrebbe fatto breccia attualmente. La fruizione della musica è cambiata, ma io non posso fare a meno di continuare a fare quello che ho sempre fatto. Nella velocità non c’è l’approfondimento, sarebbe assurdo provare a inseguire qualcosa che non sono. Prima o poi la sinusoide torna dalla mia parte se rimango fedele a quello che sono senza inseguire la moda del momento. Fatto sta che alla fine andai a Sanremo, ci avevo già provato tante volte, riprovai senza nessuna illusione e da quel successo con “Amen” poi è nato tutto: l’anno dopo vinsi tra i big con Occidentali’s Karma».

Il presente a X Factor: «Clima strepitoso, si lavora tanto. Io scelsi di non partecipare da cantante, ho pensato che mi sarei bruciato»

Il presente è X Factor, pronto alla terza serata dei live show. Gabbani sin qui non ha ancora perso un concorrente. «Questa esperienza è una novità – spiega – alcuni aspetti li scopro vivendoli. Mi ha spaventato e continua a spaventare dover dire di no a un giovane, ma questo è il gioco. Se riguardo indietro, i tanti no che ho preso e mi hanno fatto male poi alla lunga mi hanno fortificato. Il test vero è capire, dopo tante porte chiuse, quanto hai voglia di continuare a sfondarle per andare avanti. Se l’aspettativa è solo economica, non godi della musica che fai: questo consiglio ai giovani, di provare a godere della musica che fanno». Il rapporto con gli altri giudici? «Sono carinissimi con me, il clima è stato strepitoso: non mi aspettavo così tante ore di lavoro, nella fase di audition vedi veramente tanti cantanti uno dietro l’altro per tante ore». Poi, un retroscena sul passato: «Mi consigliarono di farlo da cantante quando ero più giovane, ma è un programma soprattutto di cover e dove si valuta anche l’aspetto vocale: io sono un cantautore e ho pensato che mi sarei potuto bruciare. La verità è che io non mi reputo un cantante, so che con la voce non posso essere un virtuoso, ho sempre cercato di sguazzare dentro i miei limiti».

La leggenda di Gabbani «superdotato»…

Per chiudere, una risposta scherzosa alla domanda di Cattelan sulla “leggenda” che sul web, da anni, etichetta Gabbani come uomo superdotato: «Questa cosa nacque da un’immagine televisiva a Sanremo dove alcuni completi sartoriali mi facevano sembrare “oversize”, io dico “bombè”. Ci ho anche giocato su, a me piace scherzare. E allora io lascio il mistero…».


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5 novembre 2025 ( modifica il 5 novembre 2025 | 21:46)