Quando Mark Cavendish ha detto che il ciclismo è probabilmente lo sport più pulito al mondo, molti si sono sorpresi. È una frase che colpisce perché il ciclismo ha avuto un passato difficile, segnato da scandali e casi di doping che hanno lasciato un segno profondo.
Ma Cavendish non stava dicendo che quel passato non esiste. Stava dicendo che oggi il ciclismo non è più quello di allora.
Il ciclismo ha cambiato molto
Secondo Cavendish, negli ultimi anni il ciclismo ha investito tanto nella trasparenza. Gli atleti vengono controllati spesso, anche fuori dalle gare, senza preavviso. I loro valori vengono monitorati nel tempo e i controlli sono coordinati tra federazioni internazionali, agenzie antidoping e laboratori.
Questo non significa che il doping sia sparito, però significa che barare oggi è molto più rischioso e difficile rispetto agli anni Novanta o ai primi Duemila.
Sono cambiati anche i metodi di allenamento, l’alimentazione, la gestione della stagione. La prestazione non è più solo potenza e recupero: è un progetto costruito giorno per giorno.
L’immagine pubblica però fa fatica a cambiare
Anche se il ciclismo è uno degli sport più controllati al mondo, nella testa di molte persone rimane legato al suo passato, basta un nuovo caso isolato e subito ritorna l’idea di uno sport malato.
È come se il ciclismo avesse fatto un lungo percorso per cambiare, ma l’immaginario collettivo fosse rimasto fermo agli scandali più famosi. Questo crea una situazione particolare: uno sport che oggi è controllato tantissimo, ma che continua a essere giudicato più di altri.
Il confronto con altri sport è difficile
Dire che uno sport è più pulito o più sporco di un altro non è semplice. Ogni disciplina ha controlli diversi, strutture diverse, culture diverse. Ci sono sport dove i casi emergono meno perché se ne parla meno ed altri dove i controlli sono meno frequenti o meno severi.
Per questo ha poco senso fare classifiche, ma ha più senso chiedersi se il ciclismo stia facendo tutto ciò che può per garantire correttezza e trasparenza e la risposta, guardando ai sistemi di controllo, è che oggi il ciclismo ha fatto passi avanti molto significativi.
Negli ultimi vent’anni il ciclismo ha cercato di costruire un ambiente in cui correre pulito sia possibile e tutelato, barare oggi significa rischiare la carriera, la salute, la reputazione e il rapporto con tifosi e compagni. La credibilità conta molto.
Guardare avanti senza dimenticare
La frase di Cavendish non serve a dimenticare il passato. Quello c’è stato, ha fatto male e nessuno lo nega. Però oggi il ciclismo non è più lo stesso: i controlli sono più frequenti, più seri e più difficili da eludere. La lotta al doping non è finita, ma è diversa. C’è più attenzione, più responsabilità, più consapevolezza.
Dire che il ciclismo è più pulito non significa chiudere gli occhi: significa riconoscere il lavoro di chi ogni giorno sceglie di correre rispettando le regole. Il ciclismo non è perfetto, come nessuno sport, ma oggi è uno degli sport più controllati al mondo. E questo conta davvero.
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