Il periodo trascorso all’interno di una comunità per il recupero dalla tossicodipendenza e per minori in area penale a Parma, le difficoltà quotidiane culminate con il tentativo di suicidio, il salvataggio in extremis e il percorso di rinascita.
Achille Costacurta ha rilasciato un’intervista a Luca Casadei per il podcast One More Time. Dall’infanzia vissuta circondato dall’amore dei genitori Billy e Martina Colombari all’adolescenza segnata dall’inizio della sua esperienza con le prime droghe; dall’arresto avvenuto a 16 anni per spaccio al tentativo di suicidio fino alla diagnosi di ADHD (ovvero Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, un disturbo evolutivo dell’autocontrollo), il 21enne milanese ha ripercorso tutti i momenti più intensi della sua vita, oggi finalmente cambiata grazie al raggiungimento di nuove e importanti consapevolezze.
A 15 anni e mezzo Achille viene portato in una comunità per il recupero dalla tossicodipendenza e per minori in area penale a Parma, per iniziare un percorso di terapia. E lì, una sera, decise di farla finita: aggirando i controlli del personale, riuscì a entrare nell’infermeria e beve sette boccettine di metadone: “Volevo suicidarmi. Nessun medico sa darmi un motivo per cui io sia ancora vivo, perché l’equivalente di sette boccettine di metadone corrispondono a 35/42 grammi di eroina e la gente con un grammo muore”.
Achille sottoposto a sette Tso
Achille è stato sottoposto a dei trattamenti sanitari obbligatori, esperienze molto dure che ha descritto nei particolari: “Ho iniziato a fumare a 13 anni. Al compleanno dei miei 18 anni ho provato la mescalina. Una volta ho avuto una colluttazione con la polizia. Ero sotto effetto e ho fatto il matto su un taxi. Il poliziotto arriva, mi tira un pugno in faccia, io ero allucinato quindi l’ho spaccato di legnate. Lì dopo poco mi fanno il primo TSO, me ne hanno fatti 7