A settembre il Regno Unito riconoscerà formalmente lo stato di Palestina, a meno che Israele non “metta fine alla sconcertante situazione” a Gaza. Dopo una riunione d’emergenza dei ministri, Downing street ha diffuso un comunicato annunciando che il paese riconoscerà la Palestina nel caso in cui Israele non dovesse impegnarsi a realizzare una pace sostenibile permettendo alle Nazioni Unite di ripristinare l’arrivo di aiuti umanitari, assicurando un cessate il fuoco e garantendo che non ci saranno ulteriori annessioni territoriali in Cisgiordania.

Il comunicato ribadisce inoltre la richiesta rivolta ad Hamas di liberare gli ostaggi israeliani, accettare un cessate il fuoco, deporre le armi e sospendere qualsiasi partecipazione nell’attività di governo di Gaza. La decisione di Londra segue l’impegno preso il 24 luglio dal presidente francese Emmanuel Macron a riconoscere formalmente lo stato di Palestina a settembre.

Se dovesse davvero accadere, Francia e Regno Unito saranno i primi paesi del G7 e del Consiglio di sicurezza dell’Onu a riconoscere lo stato di Palestina.

Il riconoscimento non è puramente simbolico. La convenzione di Montevideo del 1933 stabilisce diversi criteri che devono essere soddisfatti prima che un’entità sia riconosciuta come uno stato sovrano: una popolazione permanente, un territorio definito, un governo effettivo e la capacità di portare avanti relazioni internazionali.

Il processo comprende l’avvio di relazioni diplomatiche formali, tra cui l’apertura di ambasciate, lo scambio di ambasciatori e la firma di trattati bilaterali. Inoltre garantisce al nuovo stato alcuni diritti all’interno delle istituzioni internazionali. Per i palestinesi, una simile legittimazione rafforzerebbe la rivendicazione di sovranità e faciliterebbe l’aumento dell’assistenza internazionale.

La decisione di Londra e Parigi è significativa e segnala un allontanamento dal consenso occidentale, plasmato per decenni dalla posizione di Stati Uniti e Unione europea e basato sul concetto secondo cui qualsiasi riconoscimento dello stato palestinese dev’essere preceduto da un negoziato in merito allo status finale della Palestina.

La svolta evidenzia la crescente frustrazione in diverse aree dell’Europa davanti alle violenze commesse da Israele a Gaza e al fallimento del negoziato di pace negli ultimi due decenni. Resta da capire cosa comporterebbe all’atto pratico il riconoscimento della Palestina. Cambierebbe la situazione sul campo per i palestinesi? O avrebbe effetti soprattutto simbolici?

Finora i governi di Francia e Regno Unito non hanno dato alcuna indicazione sulla possibilità che il riconoscimento sia accompagnato da misure concrete: non c’è stata alcuna menzione di sanzioni nei confronti di Israele, nessuna indicazione di uno stop all’esportazione di armi e nessuna promessa di incrementare gli aiuti umanitari o il sostegno alle istituzioni governative palestinesi. Francia e Regno Unito restano partner militari ed economici di Israele, e le dichiarazioni in merito al riconoscimento della Palestina non sembrano aver alterato la natura di queste alleanze.

Non è la prima volta che i paesi occidentali assumono una posizione simbolica a sostegno dello stato palestinese. La Svezia ha riconosciuto lo stato di Palestina nel 2014, diventando il primo paese europeo a farlo. Nel 2024 è stato il turno della Spagna. Tuttavia, sia nel caso della Spagna sia in quello della Svezia, si è trattato di mosse simboliche che non hanno cambiato la situazione politica o umanitaria sul campo.

Il rischio è che senza misure concrete, anche il riconoscimento da parte di Londra e Parigi non porterà alcun cambiamento di rilievo. La dichiarazione di Macron ha sollevato forti dubbi anche per un altro motivo: l’enfasi posta dal presidente francese sul concetto di “stato palestinese smilitarizzato” capace di convivere in pace e sicurezza con Israele.

Questo linguaggio – anche se piuttosto comune in ambito diplomatico – rispecchia una tensione profonda. Da tempo, infatti, i palestinesi sostengono che il loro diritto all’autodeterminazione include il diritto a difendersi contro l’occupazione. Le richieste di una smilitarizzazione sono considerate spesso dai critici come uno strumento per mantenere uno status quo in cui le preoccupazioni legate alla sicurezza sono inquadrate unicamente dal punto di vista delle necessità di Israele.

In assenza di un processo politico adeguato, alcuni analisti sottolineano che un riconoscimento di questo tipo rischia di formalizzare una Palestina solo dal punto di vista nominale, che nella sostanza resterebbe un’entità frammentata e non sovrana senza controllo sui suoi confini, sulle sue risorse e sulla sua difesa. In mancanza di garanzie sulla continuità territoriale, la fine dell’espansione delle colonie israeliane e la libertà di movimento resterebbero concetti astratti.

Se Francia e Regno Unito vogliono andare oltre le dichiarazioni simboliche, le opzioni non mancano. I due governi dovrebbero sospendere le esportazioni di armi verso Israele e chiedere un’indagine internazionale sui crimini di guerra commessi dallo stato ebraico. Inoltre potrebbero usare la propria influenza per punire la colonizzazione illegale e il blocco imposto a Gaza, sostenendo direttamente le istituzioni palestinesi e collaborando con la società civile palestinese.

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Senza questi passi, il riconoscimento rischia di inviare un messaggio politico senza indicare un reale cambiamento. Per i palestinesi, la realtà quotidiana dell’occupazione, dell’espropriazione e del blocco non potrà mai cambiare solo con gli annunci diplomatici. Quello che è indispensabile, oltre al riconoscimento, è un sostegno per la giustizia, i diritti e una sovranità significativa.

Il riconoscimento dello stato palestinese promesso da Francia e Regno Unito segna un cambiamento nel tono diplomatico e rispecchia un malessere generale rispetto alla situazione in Medio Oriente. Questo processo ha acceso un dibattito nei due paesi e a livello internazionale, rafforzando le aspettative di chi spera in un impegno globale maggiore nel conflitto.

Al momento non possiamo sapere se il riconoscimento porterà cambiamenti significativi nella politica e nelle condizioni di vita sul campo. Molto dipenderà dai provvedimenti che Regno Unito e Francia prenderanno in seguito, sia nel contesto delle Nazioni Unite sia nei settori del commercio, della sicurezza e degli aiuti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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