In quel capolavoro fin troppo sottovalutato di Spavento, Domenico Starnone scrive che «chi muore resta ancora più solo, è definitivamente non conforme, sprofonda dentro al suo organismo disfatto, mentre i sani spalancano finestre di speranza, depurano l’aria malata e parlano di anima resa a Dio o ad altro». In questo servizio de Le Iene su Achille Polonara Erika Bufano fa questo: spalanca finestre di speranza perché non è facile gestire dei bambini che si chiedono quando il papà tornerà a casa, tranquillizzare un marito che inizia a rendersi conto che certi movimenti del braccio non sono più fluidi e mantenere il sangue freddo senza piangere perché forse dentro di sé sa che se si facesse vedere con le lacrime sarebbe tutto finito.

Ai parenti degli ammalati viene chiesto silenziosamente di essere forti due volte: per gli ammalati e per loro stessi. Nonostante sia una condizione molto comune, non tutti riescono a reggere quel peso: Erika Bufano, come ha mostrato molto bene De Devitiis a Le Iene, lo ha fatto, e vedere quella risolutezza e quell’amore sconfinato per Achille Polonara nei suoi occhi dovrebbe essere d’esempio a noi tutti che ci lamentiamo per le sciocchezze quotidiane senza renderci conto che i problemi nella vita sono altri.