Mi chiamo Livia, in arte Liviae, e la musica è sempre stata il mio modo di evadere dalla realtà. Un rifugio silenzioso, uno spazio in cui le mie emozioni potessero finalmente contare davvero. Ero una bambina estroversa, curiosa, piena di vita. Poi qualcosa è cambiato. La paura ha iniziato a far parte di me, e da coraggiosa nel mostrare chi ero, ho cominciato a nascondermi. C’è stato un momento in cui ho iniziato a osservarmi da fuori, come se fossi spettatrice di me stessa. È stato un punto di svolta: qualsiasi cosa dicessi era sempre “troppo”. Troppo intensa, troppo emotiva, troppo sbagliata. Non andava bene cosa dicevo, non andava bene cosa pensavo. A un certo punto non andava bene nemmeno il mio corpo. Ogni aspetto di me sembrava diventare motivo di vergogna, per me e per chi mi stava intorno. Sono la secondogenita, e chi lo è sa cosa significhi. Crescere prima del dovuto, autoregolarsi, adattarsi a valori e standard imposti, senza essere mai ascoltati del tutto.

La voglia di riscatto nasce presto, diventa un fuoco silenzioso che ti accompagna per anni. Le relazioni, per me, sono state tutto. Ogni persona che ha provato a screditarmi, deridermi o tradirmi non ha fatto altro che spingermi più a fondo, fino a far emergere la parte più autentica di me. Se oggi sono qui a scrivere, è perché non ho mai permesso a nessuno di definirmi. Quando ho iniziato a scrivere il brano Confusional (Amore), non sapevo bene cosa stessi facendo o condividendo con il mondo, fino a quando ho incontrato Paolo e Pietro Micioni e Massimo Zuccaroli della Twilight Music, ed insieme a loro e a Luca Leonori abbiamo dato vita ai miei brani. L’atto creativo, per me, è uno stato di trance: un momento sospeso in cui riesco a mettermi davvero a nudo, a dire cose che non potrei esprimere altrimenti. Scrivere mi aiuta a processare emozioni inespresse, a dare voce a quei silenzi assordanti che a volte si accumulano dentro. Dire la propria verità, prendersi la responsabilità di chi si è e di ciò che si vuole: questo è il cuore della mia vita e della mia musica.

In Confusional (Amore) racconto il caos che ha caratterizzato una fase di transizione, fatta di cattive abitudini, di sensazioni psicosomatiche e battaglie invisibili con me stessa. In quel periodo pensavo che l’unica soluzione fosse perdersi ancora di più: nelle emozioni, in qualcun altro, in un abbandono totale. “Gimme some amore” suona come una preghiera blasfema: dammi un po’ di amore e vieni qui, ti prego, non pensiamoci più a tutto il resto. Ma forse no. Perché, in fondo, non potrei mai lasciare a qualcun altro il potere di farmi perdere la strada verso me stessa. Liviae — genitivo singolare di Livia — significa proprio questo: appartenere a sé stessa. L’idea del videoclip è nata insieme a Marco Ricci, regista e musicista (Casa del Mirto). Anche quella è stata una creazione spontanea, istintiva. Scelgo di mettermi a nudo e lo faccio nell’ombra, un luogo apparentemente comodo, ma in cui tutti, prima o poi, veniamo fuori per ciò che siamo davvero. E quando si riaccendono le luci…è lì che serve coraggio.