di
Vincenzo Esposito
Il tentato furto del Tesoro verrà portato nell’era dei social. Da Manfredi a Totò, i segreti di una pellicola cult
Torna «Operazione San Gennaro». La Titanus ha annunciato che si farà il remake del film, ormai un cult da migliaia di «aficionados». Nel 1966 sotto la regia di Dino Risi, interpretarono i leggendari personaggi Nino Manfredi, Senta Berger, Totò, Mario Adorf.
Ancora non si conoscono i nomi dei nuovi interpreti né del regista, mentre è stata svelata a larghe linee la trama. Se nell’originale i ladri americani che volevano rubare il tesoro di San Gennaro erano tre, qui è uno solo. Ecco la breve sinossi ufficiale del film: «Nel remake un americano arriva a Napoli per trafugare, nel caos della festa di San Gennaro e sotto l’occhio implacabile dei social, il tesoro più sorvegliato d’Italia. Tra equivoci, tradimenti e irresistibili momenti di umorismo, il film diventa un omaggio contemporaneo alla vitalità, all’ingegno e al fascino global della città di Napoli». Ecco dieci curiosità sul film.
Lo sketch della Smorfia di Massimo Troisi
1) «Operazione San Gennaro ha avuto, nel 1967, un sequel intitolato Operazione San Pietro e diretto da Lucio Fulci. Ambientato a Roma e con un cast capitanato da Lando Buzzanca, il film non ebbe lo stesso successo e il filone fu abbandonato.
2) Si è detto più volte che Nino Manfredi non fosse la prima scelta di Risi, che per quel ruolo avrebbe pensato proprio a Buzzanca. Ma il regista ha più volte smentito questa voce.
3) In Operazione San Gennaro, i tre americani che volevano impadronirsi del tesoro di San Gennaro chiedevano aiuto e consiglio a un ladro provetto ancora dietro le sbarre: il celebre don Vincenzo detto ’O Fenomeno (Totò), che li manda dal suo pupillo Armandino Girasole detto Dudù (Nino Manfredi). Da buon napoletano Dudù tentenna quando gli viene svelato l’oggetto del furto e chiedeva permesso al Santo, una scena che in qualche modo ha ispirato il famosissimo sketch della Smorfia con Massimo Troisi e Lello Arena.
4) La statua in legno di San Gennaro a cui Dudù si rivolge fu realizzata appositamente per il film e si trova tuttora nella Chiesa dei Girolamini a Napoli.
5) Il festival della Canzone napoletana all’epoca era più seguito del Festival di Sanremo, almeno in Campania, e nel film diversi personaggi sono incollati al televisore a guardare e ascoltare mostri sacri come Peppino di Capri, che cantava «Ce vo’ tiempo» e Giorgio Gaber, che si esibiva, in coppia con Aurelio Fierro, con «’A pizza». Ma Peppino di Capri non arrivò mai in finale, quindi è un falso storico.
6) Anche Don Vincenzo (Totò) segue con i carcerati il quattordicesimo festival della Canzone napoletana, che si tenne a Napoli dal 15 al 17 settembre 1966. E si tratta proprio dell’ultima puntata poiché alla fine il Barone (Pinuccio Ardia) urla: «Ha vinto Sergio Bruni!». E vinse Sergio Bruni.
7) Il regista Dino Risi confessò di non essere mai stato a Napoli prima delle riprese del film. E di averla visitata soltanto dopo.
8) La partita del Napoli che Armanduccio Girasole detto Dudù (Nino Manfredi) vede allo stadio mentre aspetta di parlare con il Capitano (Dante Maggio) è Napoli-Inter del 22 maggio 1966, 34° giornata di Serie A 65/66, terminata 3-1. Stranamente lo stesso punteggio di quest’anno. Nelle poche immagini del film si vede il gol di Altafini.
9) L’inseguimento alla suora ingioiellata, nel film si parla dell’aeroporto di Capodichino. In realtà molti napoletani non hanno mai riconosciuto lo scalo della città. Infatti le scene furono girate a Ciampino.
10) Il film fu snobbato dalla critica italiana, ma premiato al Festival di Mosca del 1967. Gli spettatori non badarono alla critica e il film riscosse grande successo di pubblico, soprattutto all’estero, e fu campione di incassi.
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5 novembre 2025 ( modifica il 5 novembre 2025 | 18:16)
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