di
Mario Sensini

La riforma Irpef prevede una riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% dell’imposta che si applica sulla fascia di reddito compresa tra 28 e 50 mila euro

Chi beneficerà del nuovo taglio delle tasse?

Tutti coloro che dichiarano più di 28 mila euro di reddito annuo, compresi quelli che dichiarano somme molto superiori, circa 13 milioni di contribuenti. Il nuovo modulo della riforma Irpef prevede una riduzione dell’aliquota dell’imposta che si applica sulla fascia di reddito compresa tra 28 e 50 mila euro, dal 35% al 33%. Lo sgravio arriva a valere al massimo 440 euro l’anno.



















































Non c’è una soglia di reddito oltre la quale il bonus si annulla?

A partire dai 200 mila euro di reddito lo sgravio viene neutralizzato da una franchigia di pari importo, 440 euro, sulle detrazioni. Non tutti coloro che hanno questi redditi elevati, tuttavia, hanno oneri detraibili. Per cui anche loro godranno dello sgravio Irpef. A conti fatti, secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, su 180 mila contribuenti che dichiarano oltre 200 mila euro, solo 58 mila non avranno alcun vantaggio dal nuovo modulo della riforma.

Dunque lo sgravio avvantaggia soprattutto i ricchi?

È vero che la maggior parte delle risorse destinate dal governo alla riduzione dell’Irpef, 2,7 miliardi, viene assorbita dai contribuenti con i redditi più alti. Secondo l’Upb, il 50% dei fondi finisce all’8% dei contribuenti più ricchi. Rapportato al reddito, però, lo sgravio che scatta nel ‘26 incide molto di più sui redditi bassi. Per quelli fino a 50 mila euro produce una riduzione media dell’aliquota fiscale di 0,8 punti, mentre per i redditi più alti questo effetto non c’è. Bisogna tenere conto, poi, che il nuovo modulo si inserisce in una più ampia riforma e riduzione dell’Irpef, che nei primi anni ha interessato soprattutto i redditi bassi.

Come funziona la franchigia sulle detrazioni?

La somma di 440 euro si sottrae dall’importo che viene determinato nella dichiarazione dei redditi dalle detrazioni del 19% sugli oneri detraibili (escluse le spese sanitarie), del 26% sui contributi ai partiti, del 90% sulle polizze anticatastrofe. Lo stesso meccanismo venne applicato per sterilizzare l’effetto del primo modulo della riforma Irpef (l’accorpamento delle prime due aliquote) oltre i 50 mila euro di reddito. Quella franchigia di 260 euro è stata in vigore nel ‘24, ma non è stata confermata.

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Quali altri tetti ci sono sulle detrazioni?

Dall’anno scorso esiste un tetto all’importo delle detrazioni determinato in base al reddito e al numero dei figli a carico. A partire dai 75 mila euro il tetto è di 14 mila euro con più di due figli e di 7 mila senza figli. Oltre i 100 mila euro il tetto si abbassa a 8 mila con tre figli fino ai 4 mila per contribuenti senza carichi familiari.

I tagli alle tasse decisi dal governo Meloni hanno difeso il potere d’acquisto delle famiglie?

Le misure decise tra il ‘22 e quest’anno, ha detto ieri la Banca d’Italia, riescono a «più che compensare, nel complesso, l’effetto negativo esercitato sui redditi delle famiglie dal drenaggio fiscale», cioè l’effetto dell’inflazione, che agisce sui redditi ma non su aliquote e scaglioni, determinando un aumento delle imposte. Non è così per tutti, però. Secondo l’Upb solo i lavoratori dipendenti con redditi fino a 32 mila euro hanno recuperato interamente il fiscal drag degli ultimi anni, e con la riforma dell’Irpef, grazie ad aliquote ridotte e bonus, ci hanno guadagnato. Chi sta tra 32 e 45 mila euro, invece, ha perso, mentre chi ha redditi più alti ha pareggiato il conto. Tra pensionati e lavoratori autonomi, invece, gli unici a trarre beneficio sono le fasce di reddito tra 40 e 70 mila euro. 

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7 novembre 2025 ( modifica il 7 novembre 2025 | 08:53)