Emiliani in inferiorità numerica dalla metà della prima frazione, secondo tempo dominato e tante occasioni. Alla fine non si infrange lo 0-0
In dieci si possono fare tante cose: si può allestire un calcetto, una partita di basket, qualcosa si fa. Ecco: dal 23’ del primo tempo di oggi si può anche fare una partita di calcio contro altri undici, mettersi addosso l’idea di andarla a vincere, arretrando zero, giocando sempre, rischiando pure ma facendo soffrire soprattutto chi è rimasto in superiorità costringendolo a infeltrirsi dentro la propria area, come se l’inferiorità numerica fosse solo un numero cieco, di quelli che non fotografano la situazione. Il Bologna non vince, il risultato è un cazzotto nello stomaco delle ambizioni, ma gli applausi arrivano perché Italiano (tornato in panca) ha ordinato di giocare, giocare, giocare. E giocarsela tutta. Se non ci fosse stata un’espulsione assurda di Lykogiannis al minuto 23’ (era da giallo, al massimo) e una doppia “magata” di Dyngeland nel finale, ecco che il sorpasso sarebbe avvenuto. Invece no: il Bologna, ora, è condannato a dover vincere sempre.
ROCK ED ESPULSIONE- Diciotto giorni dopo Cagliari, Italiano si veste pesante come a St.Moritz, sfida i 9° con umidità lattiginosa e va finalmente in panchina: sorprende ancora, ne cambia sei rispetto a Parma e soprattutto infila Castro e non Dallinga, fante di Coppe. Vincere e sbagliare i minimi è l’imperativo ed è vero che la gara – per alcuni momenti – è diventata un concerto di rock’n’roll: il Brann ha un 4-3-3 ben visibile e marcato, tampona e resta altissimo nella linea difensiva e cerca spesso la “palla sopra” a scavalcare il Bologna nei momenti in cui non riesce – per asfissia – a sviluppare manovra bassa. I due “cloni” (nel nome) Gudmundsson e Haaland (ma anche il qualitativo Kornvig…) sono i più dinamici e insistenti: cercano di sporcare le linee e lanciarsi in momenti di gloria negli spazi che lascia un Bologna in stile-solito, ovvero pulsante, uomo-su-uomo e con Bernardeschi che comincia come se non giocasse da un mese, quindi con la volontà piena di rabbia di incidere finalmente su sviluppi e gara. Solo che a incidere è Schlager. Ruolo? Arbitro: su un contrasto fra Lykogiannis e Kornvig, in cui sulla palla arriva prima il greco, s’inventa un rosso che al massimo (per dinamica) sarebbe giallo. Bologna in dieci al 23’ e allora comincia un’altra storia. Passiva? No, quasi più attiva di prima: il Bologna (4-4-1) adesso si slaccia di più, subisce qualche momento difficile e qualche brivido (da Haaland e Kornvig) ma reagisce, schiuma rabbia, schemi saltati ma la testa no. Bernardeschi cerca sempre qualcosa di utile, Miranda potrebbe prendersi un rigore (sgambetto) che Schlager – sempre lui – derubrica a niente con giallo allo spagnolo. Che gara diventa? Il Brann si sente sul trono di spade, il Bologna non sente la ferita (l’inferiorità numerica) che sembra pesare come una piuma.
ALL’ATTACCO- Perché Italiano l’ordine lo dà: non arretrate di un metro, continuate l’arrembaggio. Ferguson si mette a fare quasi il “libero” vecchio stampo per preservare le ripartenze norvegesi unendosi a Lucumì ed Heggem, Cambiaghi e Bernardeschi continuano a spingere sugli esterni e il Brann finisce per giocare di ripartenze: mondi ribaltati, chi è in 10 si mette a tarpare le ali a chi potrebbe volare meglio e di più. Qualche dato rende l’idea: 3 tiri in porta a nessuno, undici angoli a tre, un dominio che però rimane tale dentro a una ripresa “sturm und drang”. Il Brann è un’entità solida, che ha tre individualità non male, che però passa una serata a giocare lungo, cercando qualche traccia di sviluppo sull’errore dell’avversario. Per una sera, pur senza trovare il gol, il Bologna di errori ne fa veramente pochi contro una squadra che il portiere ha tenuto in vita quando Ferguson (e poi Lucumì) ha colpito col piattone un rigore in movimento.
PLAYOFF- E quindi? Quindi la classifica è bruttoccia ma non disperante. E il gioco espresso, il coraggio mostrato e le occasioni create non hanno dato dividendi, non fanno – come si dice – classifica o quasi. Con questo pareggino il Brann sale ancora dopo due vittorie di fila ma è fuori dalle prime otto per le vittorie altrui mentre il Bologna si trova al limite del burrone, al 24° posto, quindi dentro i playoff ma con tre squadre a 4 punti e alle calcagna. Resta quindi una nottata di sorrisi strozzati: ma in dieci si possono fare tante cose, sì.
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Il Bologna torna in campo al Dall’Ara per il quarto turno di Europa League. E dovrebbe ritrovare il suo allenatore. “Meteo permettendo, tornerà in panchina Vincenzo Italiano”. Il tecnico rossoblù era stato ricoverato per una polmonite lo scorso 20 ottobre all’ospedale Sant’Orsola di Bologna e dimesso una settimana dopo. I rossoblù saranno ancora privi dell’infortunato Immobile. Assente anche Freuler, alle prese con un infortunio alla clavicola che lo terrà fuori per diverse settimane. Assenti poi i fuori lista Bonifazi, De Silvestri, Sulemana e Dominguez. Bologna a quota 4 punti dopo tre turni: dopo il ko all’esordio con l’Aston Villa, Orsolini e compagni hanno pareggiato con il Friburgo e poi vinto a Bucarest contro la Steaua. Per il Brann, invece, terzo posto nel campionato norvegese e ottavo con 6 punti nella fase campionato di Europa League, con due vittorie e un ko nelle prime tre gare in ambito Uefa.
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