È ad Alessandria che inizia a prendere forma il linguaggio dell’architetto milanese. Qui, tra gli anni Trenta e Cinquanta, realizza edifici che sono considerati veri e propri manifesti del razionalismo italiano. Oltre al già citato Dispensario Antitubercolare (1933-1938), che comparirà nelle foto di Gabriele Basilico del 1990, e alla Casa per Impiegati Borsalino, il percorso fotografico comprende un compendio di opere che testimoniano l’evoluzione della sua carriera: dal Sanatorio Vittorio Emanuele III con la sua Chiesa (1928-1934), al Laboratorio di Igiene e Profilassi, fino all’Istituto Tecnico Industriale Volta (1959-1967).

In ognuno di questi edifici si ritrova la pratica dell’ingegnere e la sensibilità dell’architetto, e Alessandria è il laboratorio dove Gardella mette a punto la sua idea di architettura civile, sobria e rigorosa, ma mai priva di quella “eleganza” che di nuovo Gio Ponti gli aveva riconosciuto nel numero 263 di Domus.