Negli ultimi 5 anni ho pedalato una Cervélo C3, bici da corsa endurance in carbonio di gamma medio-alta prodotta tra il 2016 e il 2019. Tra uscite nei weekend, commuting e viaggi in bikepacking ha alle spalle ormai più di 30mila km nei posti e sulle superfici più disparate.

Nell’ultimo mese ho pedalato una Merida Silex 7000, gravel adventure di gamma medio-alta, anch’essa in carbonio. In totale, ho percorso più di 1000 chilometri su asfalto, sterrati dalle più varie conformazioni (terra morbida e dura, sabbia, sassi, ghiaia…) e anche un po’ di rulli.

Dopo decine di migliaia di chilometri pedalati con la prima e il migliaio con la seconda, il confronto è quasi inevitabile. Ma ha senso paragonare una Cervélo C3, una bici da corsa che dà il meglio di sé su strada o su sterrati leggeri, e una Merida Silex, gravel pura?

La risposta è sì e, per motivare, bisogna entrare nel contesto.

Attenzione: il sottoscritto non è un tecnico e non possiede le competenze specifiche per parlare di wattaggi, angoli e geometrie o innovazioni tecniche particolari. Non è nemmeno solito parlare di sé in terza persona, perciò d’ora in poi userò la prima singolare.

Nelle righe di seguito non troverete quindi una terminologia per la quale servirebbe un vocabolario ciclistese-italiano. Troverete le sensazioni che un appassionato di bici ha avuto passando dal pedalare una bici in carbonio di gamma medio-alta dell’anno 2017 a pedalare una bici in carbonio di gamma medio-alta dell’anno 2025.

Il gravel ai tempi della Cervélo C3

Nel 2017, anno di produzione della Cervélo C3, il gravel come lo conosciamo oggi non esisteva. I grandi marchi di bici da corsa con un modello gravel all’interno della propria offerta erano pochissimi.

Nell’anno seguente, il 2018, si registrò il primo vero boom del gravel. Oltre alle pioneristiche Giant Revolt e Scott Addict, la Specialized Diverge venne ridisegnata per ospitare sezioni fino a 42mm, Cannondale lanciava il marchio Topstone, Canyon entrava nel mercato con la Grail e Merida presentò la prima versione proprio della Silex.

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Nel 2017, la Cervélo C3 era l’opzione che la casa madre canadese proponeva per chi fosse interessato a un mezzo duttile, da utilizzare su strada ma anche per divertirsi con un manubrio drop sullo sterrato. Era frutto delle prime sperimentazioni di Cervélo con l’offroad, sfociate poi con lo sviluppo di una gravel pura come la Aspero. In poche parole, la C3 è una bici molto leggera, molto comoda, poco aero ma molto versatile. Ed è per questo che mi piace: non eccelle da nessuna parte ma montata con coperture slick da 28 gira bene su asfalto, con coperture gravel da 33/34 si difende anche su sterrati di media difficoltà.

Paragonare una Cervélo C3 del 2017 con una Merida Silex del 2025 equivale quindi a paragonare un cellulare Nokia 7650 con uno smartphone di ultima generazione, oppure un treno Pendolino degli anni ‘90 con un attuale Frecciarossa. L’obiettivo non dev’essere quello di capire chi adesso fa le cose meglio, ma di considerare il contesto nel quale sono state sviluppate e valutare quanto il progresso tecnologico abbia migliorato l’esperienza finale del consumatore.

C3 vs. Silex come bicicletta gravel

Lo status quo della Merida Silex è senza dubbio lo sterrato. La differenza con la C3 è facilmente percettibile: su sterrati medio-facili la sensazione è di galleggiare sulle asperità del terreno e su sterrati più sconnessi si ha sempre l’impressione di avere il mezzo sotto controllo. Dopo anni di sterrati pedalati con la C3 non è stato facile abituarsi alla Silex: la C3 restituisce un feedback continuo dal terreno su cui appoggia – nel bene e nel male. La Silex, d’altra parte, con tubeless da 45 e una geometria studiata per ammortizzare il terreno, raramente si scompone. Come stare su un divano.

La conseguenza è che molti sterrati al limite del proibitivo per la C3 siano pane per la Silex. Mi riferisco in particolare a tratti con sabbia e a ghiaioni profondi il giusto: dove la C3 sprofonda la Silex passa via leggera, nonostante i quasi 2 kg di peso di differenza (7,8 kg la C3, 9,5 kg la Silex).

C3 vs. Silex come bicicletta da commuting

Ma la Silex può essere usata anche come bici da commuting. Per 4 giorni a settimana ho compiuto il tragitto casa-lavoro-casa con la Silex, 30 km giornalieri per 4 settimane per un totale di 480 km pedalati in un contesto urbano.

La Silex, nonostante sia una gravel che punta sulla comodità, è agile abbastanza da sapersi districare molto bene nel traffico. L’assetto dà sicurezza su asfalto sporco, bagnato o ricoperto da foglie, e i rotori da 180 consentono frenate potenti e sicure in caso di necessità. È proprio la frenata l’aspetto più interessante: tra i 180 mm di diametro dei rotori della Silex e i 140 mm di quelli della C3 la differenza è tanta quanto lo è l’efficacia. Non che il settaggio della C3 non vada bene: semplicemente, poter contare su rotori da 180 è una sicurezza aggiuntiva in caso di necessità.

E poi, gli optional della Merida Silex: montando coperture da massimo 42 mm è possibile inserire un parafango sia sull’anteriore che sul posteriore sfruttando agganci integrati. Esiste anche la possibilità di installare facilmente una dinamo grazie a un passaggio cavi ottimizzato.

C3 vs. Silex come bicicletta da viaggio

Non ho avuto modo di testare la Silex in un contesto di bikepacking o di evento ultra – insomma, quando c’è da stare in sella per tante ore consecutive, magari con borse e carico aggiuntivo. Contesti nei quali la C3 se l’è sempre cavata egregiamente, seppur con due grosse punti critici: il primo, i cavi sono parzialmente integrati nel telaio, il che rende eventuali riparazioni meno difficoltose ma rende allo stesso tempo non molto comodo l’aggancio di borse sull’anteriore, dove i cavi sporgono; il secondo, le manopole dell’Ultegra 2017 non sono il massimo a livello di ergonomicità e, sulle lunghissime distanze, possono dare qualche fastidio.

La Silex ha una struttura molto pulita, con un passaggio cavi ben nascosto sotto l’attacco manubrio che libera spazio sul davanti. Sul telaio, forcella e carro posteriore sono inoltre presenti numerosi attacchi per borse. E poi i comandi del GRX di2 sono ciò che più mi mancherà: impugnatura ergonomica e cambiata precisa con un tocco di leva. Certo, c’è sempre il tema dell’elettronico, che in molti, me incluso, preferirebbero evitare per lunghi viaggi (perché non si sa mai…). Ma è altrettanto vero che c’è chi ha usato un cambio elettronico per lunghe traversate, senza aver avuto noie. 

C3 vs. Silex come bicicletta da gara

Quindi, i passi avanti compiuti negli anni hanno fatto sì che una bici come la Merida Silex risulti molto più comoda, affidabile e customizzabile di una Cervélo C3, ma di conseguenza più lenta, soprattutto su asfalto?

Qua arriva il colpo di scena che, io in primis, non mi sarei mai aspettato.

Partiamo da due presupposti: la forma fisica del sottoscritto è rimasta pressochè immutata negli ultimi 3-4 mesi e le condizioni atmosferiche e del terreno non hanno presentato grosse differenze rispetto alle uscite più recenti con la C3. Pertanto, le sensazioni avute durante la pedalata non sono condizionate da livelli di forma fisica troppo diversi tra di loro.

Come qualsiasi professionista ha una salita di riferimento dove testarsi, io ho un segmento che considero di casa. 2 km di sterrato, dritti e scorrevoli, sui quali avevo fatto registrare il KOM con la C3.

Alla prima uscita con la Silex ho voluto misurare la performance sul gravel. Ho spinto questo segmento a tutta e, nonostante non mi sentissi ancora completamente a mio agio su una bici dalle geometrie mai provate fino ad allora, sono riuscito a migliorarmi di 3 secondi. D’altronde, più comfort = meno vibrazioni = meno dispersione dell’energia durante la pedalata = più velocità.

In totale, le uscite lunghe sono state 4. Nell’ultima, 115 km passati perlopiù in Z2, la velocità media sui tratti di asfalto si aggirava sui 30 km/h. Numeri uguali a quanto fatto registrare in svariate uscite con la C3 montata in assetto gravel, con copertoni da 33/34.

Vari studi dimostrano quanto una superficie più ampia del battistrada non abbia necessariamente un impatto negativo sulla scorrevolezza. In questo mese ne ho avuto la conferma.

Vecchia scuola vs. nuova generazione: conclusioni finali

Non sorprende che la Merida Silex sia più comoda, più versatile, più personalizzabile e più veloce della Cervélo C3 – gli 8 anni di differenza si fanno sentire tutti. Sorprende il giusto che una bicicletta del 2025 pensata per il gravel giri su asfalto tanto velocemente quanto una bicicletta del 2017 pensata per l’asfalto – nel corso degli ultimi anni i progressi fatti a livello di aerodinamica e scorrevolezza sono stati enormi.

Ma la cosa che conta di più quando si sta in sella a una bicicletta è divertirsi. Pensavo che, rispetto alla più agile e reattiva C3, la Merida Silex potesse essere una bici un po’ noiosa. Invece ho capito che non è tanto la bici in sé a fare la differenza, ma l’utilizzo che ne fa chi la pedala. È possibile divertirsi con una gravel del 2025 come la Merida Silex, è possibile divertirsi con una endurance del 2017 come la Cervélo C3, è possibile divertirsi con una bici da corsa entry-level o un qualsiasi altro mezzo con un manubrio, due pedali e due ruote.

L’unica, sostanziale differenza consiste in cosa puoi fare, dove puoi pedalare: con le biciclette gravel di ultima generazione come la Merida Silex è stato raggiunto un livello di versatilità tale per cui è possibile andare dappertutto senza controindicazioni. Senza scadere nella “noia” di avere quella sensazione di ruote grasse incollate all’asfalto, oppure di ritrovarsi a pedalare sulle uova su uno sterrato troppo tecnico.

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