L’agenzia britannica pubblica dati interni dell’azienda di Zuckerberg: accuse pesantissime sul fiume di soldi fatto sulla pelle degli utenti. Ogni giorno su Facebook e Instagram 15 miliardi di annunci con truffe, estorsioni o prodotti illegali. E l’azienda sa tutto. Il portavoce di Meta, Andy Stone: «Visione selettiva che distorce il nostro approccio. Il 10% un dato “approssimativo”».
Ogni giorno gli utenti dei social di Meta (Facebook, Instagram, Threads, WhatsApp) devono sfuggire a 15 miliardi di annunci pubblicitari fraudolenti che appaiono sulle varie piattaforme E, come abbiamo spiegato più volte in passato, il colosso di Zuckerberg non solo non riesce a bloccare questo fiume di truffe, ma fa attivamente soldi su di esso, visto che una buona di questi contenuti sono inserzioni a pagamento. Tuttavia, i dati che trapelano da un’indagine di Reuters, che è riuscita a consultare dei documenti interni all’azienda, sono clamorosi, sia nella loro entità che per l’atteggiamento dell’azienda. Nel 2024 queste attività avrebbero portato nelle casse della compagnia di Mark Zuckerberg una cifra pari al 10% del suo fatturato annuo complessivo: l’enorme somma di 16 miliardi di dollari.
I dati
Non è l’unico dato, seppur esorbitante. Secondo quanto emerge dalle indagini, per almeno tre anni la società di Zuckerberg non è riuscita a identificare e fermare gli annunci pubblicitari indirizzati a miliardi di utenti dei social network di Meta, tra Facebook, Instagram e WhatsApp. Le pubblicità non sono diverse da quelle di cui recentemente abbiamo parlato. Da schemi truffaldini, investimenti su piattaforme non regolamentate, prodotti vietati, sextortion, e così via.
Buona parte delle truffe pubblicizzate è stata sponsorizzata da operatori di marketing che non hanno dovuto neppure faticare più di tanto per cercare di eludere i sistemi di sicurezza interni. Secondo l’indagine di Reuters, gli annunci vengono esclusi solo se gli algoritmi rilevano una percentuale sopra il 95% che si tratti di una truffa. I documenti esaminati dal quotidiano inoltre, evidenzierebbero che, se un inserzionista conduce attività sospette, entra in sorta di asta che aumenta i costi delle inserzioni. Uno stratagemma che da una parte vorrebbe dissuadere i truffatori dal pubblicare annunci fraudolenti; dall’altra aumenterebbe comunque il guadagno di Meta proveniente da annunci controversi.
Se ne vedi una truffa, ne vedrai molte di più
C’è di peggio: quando uno di questi 15 miliardi di annunci viene pubblicato e visto dagli utenti, chi li visualizza ha una maggiore possibilità rivederne uno simile. Questo grazie agli algoritmi di Meta che personalizzano le inserzioni in base agli interessi dell’utente. Qualcosa che abbiamo potuto «toccare con mano» anche da noi, quando di recente ci siamo imbattuti in pochi giorni in più di 50 annunci su app nudificatrici o recente nostre segnalazioni di annunci truffaldini o di investimenti che utilizzano i connotati di politici, vip o giornalisti italiani e internazionali.
La risposta di Meta: «Visione selettiva»
«Se le autorità di regolamentazione non tollerano che le banche traggano profitto dalle frodi, non dovrebbero tollerarlo nel settore tecnologico» ha affermato un ex dipendente di Meta, Sandeep Abraham, ex investigatore della sicurezza e ora esaminatore di frodi. A replicare all’indagine anche Andy Stone, portavoce di Meta, il quale ha affermato che i documenti visionati dal quotidiano «presentano una visione selettiva che distorce l’approccio di Meta a frodi e truffe». Inoltre, il dato secondo cui il 10,1% del fatturato derivasse da annunci truffaldini, sarebbe «approssimativo». Tuttavia non è stato fornito un dato aggiornato.
Secondo gli elementi forniti da Andy Stone, negli ultimi 18 mesi sono state ridotte del 58% le segnalazioni da parte degli utenti relativi ad annunci pubblicitari truffaldini. Mentre nel 2025, almeno finora, sono stati rimossi più di 134 milioni di contenuti pubblicitari.
Dichiarazioni a parte, i dati forniti da Stone non sembrano esattamente parare tutti i colpi che emergonon dai documenti consultati da Reuters. Uno in particolare sosterrebbe che solamente nel maggio del 2025 un terzo delle truffe andate a buon fine negli Stati Uniti sarebbero partite proprio dagli annunci di Meta. E che i concorrenti della compagnia avevano più successo nel contrastare le frodi sulle loro piattaforme.
Le preoccupazioni di Meta
Uno dei dettagli più clamorosi, molto chiaro dall’inchiesta Reuters, è che Meta sa benissimo di fare moltissimi soldi con annunci fraudolenti che, ricordiamolo, causano danni gravissimi alle vittime, prima di tutto economici ma anche psicologici (come nel caso di Patrizia che abbiamo raccontato di recente).
Si tratta di denaro che il gruppo di Zuckerberg ha in qualche modo già messo a bilancio, anche per il futuro: lo testimonia il dato secondo cui l’obiettivo sarebbe quello di ridurre il fatturato derivante da inserzioni truffa, con un 10,1% del 2024, al 7,3% entro la fine di quest’anno, per arrivare a un «più modesto» 5,8% nel 2027. Cifre comunque vertiginose, considerati i ricavi totali d Meta (gli utenti per di più sono esposti anche a 22 miliardi di tentativi di «truffa organica» quotidiani, ovvero che non provengono da annunci pubblicitari, ma ad account sottratti o hackerati).
Meta, attraverso memo interni, vuole moderare le azioni degli inserzionisti sospetti ma… con moderazione. Un documento dello scorso febbraio, dimostrerebbe come la compagnia abbia evitato che il team responsabile della verifica degli inserzionisti intraprendesse azioni che sarebbero «costate» a Meta più dello 0,15% di fatturato totale. Secondo le stime, si parla di 135 milioni di dollari sui 90 miliardi ottenuti nei primi sei mesi del 2025.
«Dobbiamo essere cauti», ha scritto il manager che supervisiona lo sforzo di supervisione e filtro, osservando che il calo delle entrate consentito includeva sia annunci truffa che annunci «benigni» erroneamente bloccati. «Abbiamo specifiche linee guida per le entrate».
Andy Stone di Meta ha affermato che lo 0,15% citata proviene da un documento di proiezione delle entrate e non è un limite rigido.
Le segnalazioni degli utenti? Il 96% respinto o ignorato
Un altro dato che emerge è Meta classificherebbe le pubblicità truffaldine come un problema di «bassa gravità», una normale , e dunque una «esperienza utente negativa». E le segnalazioni degli utenti, che tanti provano a fare? L’assoluta maggiorenza sarebbe ignorate, secondo un documento del 2023. I dipendenti assegnati alla sicurezza rilevavano all’epoca ogni settimana circa 100.000 segnalazioni, ma il 96% erano respinte o ignorate. «Non credo di aver mai visto qualcosa essere rimosso in seguito alla segnalazione di un singolo utente», ha affermato Erin West, ex procuratore della contea di Santa Clara che ora dirige un’organizzazione no-profit impegnata nella lotta alle truffe.
La SEC e le altre indagini giornalistiche
Una preoccupazione di Meta, stando alle dichiarazioni fornite da Andy Stone a Reuters, riguardano i propri ricavi, che potrebbero subire «un impatto significativo» per via di «un aumento degli sforzi» richiesti dalle autorità di regolamentazione degli Stati Uniti, come la SEC (Securities and Exchange Commission) la quale ha avviato un’indagine su Meta proprio per via delle frodi e la protezione dei propri utenti dalle stesse.
Anche il Regno Unito sta indagando sullo stesso argomento ed è emerso che i prodotti di Meta erano coinvolti nel 54% di tutte le perdite legate a truffe relative a pagamenti solo nel 2023. Si tratta di un dato pari a più del doppio rispetto ai competitor di Zuckerberg.
L’inchiesta di Reuters non è l’unica del suo genere. Anche il Wall Street Journal ha potuto di recente esaminare un documento interno dell’azienda che risale al 2022. L’inchiesta ha fatto emergere come il 70% degli inserzionisti promuove truffe, e ha definito Meta come «un pilastro dell’economia delle frodi su Internet». Nel nostro approfondimento, invece, abbiamo elencato tutte le “trappole” in cui ci si può imbattere su Meta.
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7 novembre 2025
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