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Redazione Online
Il commento del papà di Giulia: «Il modo migliore per onorare il suo nome ora è costruire ogni giorno qualcosa di buono»
«Ieri, con la decisione definitiva della magistratura, si è chiuso il
percorso giudiziario legato alla morte di mia figlia Giulia. Non esiste una
giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità
sono state pienamente accertate». È quanto afferma in una nota
Gino Cecchetin, padre di Giulia dopo la rinuncia all’appello nei confronti
di Filippo Turetta da parte del pg di Venezia. «Come padre, ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l’unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome», aggiunge.
«Verrebbe naturale – scrive ancora Cecchettin – pensare di continuare a pretendere giustizia, di cercare ulteriori riconoscimenti della crudeltà o dello stalking. Ma continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece, è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso».
Turetta è reo confesso dell’omicidio avvenuto l’11 novembre del 2023 a Fossò (Venezia) dell’ex fidanzata. I due, al momento del delitto, avevano 22 anni. Di fatto, la decisione chiude la vicenda processuale anche alla luce
della rinuncia ai motivi di appello di Filippo Turetta: l’udienza di secondo grado era prevista il prossimo 14 novembre. «Una scelta che, a seguito della rinuncia all’appello da parte dell’imputato Filippo Turetta, riteniamo coerente, giusta e pienamente condivisibile», spiegano in una nota i legali. «Infatti, la rinuncia dell’imputato rende definitiva la sentenza di primo grado e cristallizza, senza più margini di dubbio, la sussistenza dell’aggravante della premeditazione: tra le circostanze più gravi e subdole previste dal nostro ordinamento. Un’aggravante che assume un significato ancora più drammatico in una vicenda omicidiaria caratterizzata, di fatto, da motivi abietti, arcaici e spregevoli, espressione di una visione distorta del legame affettivo e di un’idea di possesso che nulla ha a che fare con l’amore e il rispetto».
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7 novembre 2025 ( modifica il 7 novembre 2025 | 11:28)
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